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Welfare: Riccardi, superare cultura esclusività sanitarizzazione

Udine, 22 giu – “Le istituzioni devono saper mettere a
disposizione risorse e strumenti superando la cultura
dell’esclusività della sanitarizzazione che è solo uno degli
elementi del percorso di salute delle persone. Lo sforzo da
compiere è proprio quello di sostenere questo patrimonio di
esperienze nate dalle famiglie, dall’associazionismo, dal privato
sociale e di moltiplicarle, tenendo conto che le risposte ai
bisogni di salute non possono essere standardizzabili perché ogni
persona ha una storia a sé”.
Lo ha detto il vicegovernatore con delega alla Salute del Friuli
Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, intervenendo alla
presentazione del rapporto che ha analizzato gli effetti, nella
comunità friulana, di cinque anni di sostegni a progetti sociali
e di assistenza del bando welfare “Cambiamenti, innovazione e
sostenibilità per la Vita Buona. La qualità nel cambiamento
promosso dalla Fondazione Friuli” a cura dell’Istituto Jacques
Maritain. Erano presenti al cinema Visionario a Udine anche i
presidenti della Fondazione Friuli Giuseppe Morandini e
dell’Istituto Maritain Luca Grion.
“La ricerca presentata oggi ha tracciato un quadro di
un’esperienza positiva che la Fondazione Friuli ripete negli anni
– ha commentato Riccardi -. I risultati emersi anche dalle
testimonianze di chi ha portato avanti i progetti raccontando ciò
che hanno potuto realizzare a beneficio delle persone con
disabilità, evidenzia la necessità di continuare ad investire su
questa strada”.
Nel suo intervento, il vicegovernatore ha auspicato la
trasformazione delle aziende sanitarie in socio-sanitarie: “è uno
degli elementi che rientra in quel tema culturale relativo al
processo di desanitarizzazione del sistema in cui è centrale
l’integrazione socio-sanitaria” che il vicegovernatore ha
definito “una scommessa culturale da vincere superando
comitatismi e petizionismi, perché quello che conta è il bene
della salute delle persone con una sanità capace di dare risposte
alle persone ma all’interno del loro percorso di vita e i bandi
welfare rispondo a quest’obiettivo”.
Il vicegovernatore ha espresso gratitudine per le scelte che da
anni la Fondazione Friuli compie e ha manifestato apprezzamento
per il sistema del Terzo settore.
“Fondazione Friuli si conferma ancora una volta una realtà vicina
al territorio, attenta alle persone e sensibile alle esigenze
concrete delle associazioni del Terzo settore e di promozione
sociale della nostra regione – ha indicato -. Il privato sociale,
così come il mondo del volontariato in Friuli Venezia Giulia, si
integrano in modo virtuoso con i percorsi offerti dal Sistema
sanitario e contribuiscono a dare risposte ai bisogni di salute
dei cittadini”.
Il bando welfare, come è emerso nel corso dell’incontro odierno,
è un moltiplicatore di risorse umane, economiche e sociali. La
fonte di sostegno al territorio, che ha consentito di erogare in
cinque anni 2.852.000 euro a realtà pubbliche e private impegnate
nel sociale, ha svolto infatti un ruolo di attrazione per
ulteriori risorse a sostegno dei singoli progetti e lo ha fatto,
con benefici fondamentali, anche negli ultimi due anni di
pandemia. Inoltre, il bando ha consentito di ampliare sia il
numero di professionisti e volontari coinvolti sia quello di
destinatari, creando benefici importanti anche alle loro
famiglie.
“Solo quello che è misurabile può essere migliorato – ha
commentato Morandini – ed è per questo che abbiamo voluto
commissionare una ricerca su una delle attività strategiche
condotte dalla nostra Fondazione. Quel che emerge è chiaro e ora
documentato: possiamo dire che i progetti finanziati dal Bando
Welfare, così come quelli negli altri settori di intervento,
riescono a innescare un effetto moltiplicatore delle risorse
umane, economiche e sociali a disposizione delle organizzazioni
finanziate”.
La ricerca “Cambiamenti, innovazione e sostenibilità per la Vita
Buona” ha consentito di valutare la qualità dei cambiamenti
generati attraverso il Bando Welfare. Il lavoro svolto ha fatto
emergere, oltre ai numeri, anche le voci dei protagonisti:
pareri, opinioni ed esperienze di coloro che quotidianamente
hanno a che fare con i bisogni delle persone.
Sono stati presi in esame 10 interventi sui 47 finanziati con il
bando del 2020. Nei 10 progetti valutati si può constatare l’alto
numero di volontari coinvolti e la compartecipazione alla
realizzazione delle attività sia di enti pubblici sia di realtà
private, che vanno dalle grandi aziende ai piccoli commercianti.
Per ogni intervento valutato, la media è di 110 persone che a
diverso titolo hanno potuto beneficiare di tali interventi.
La ricerca sottolinea inoltre come le attività progettuali
abbiano generato un diffuso aumento delle competenze, in termini
organizzativi, per i promotori dei progetti e rispetto alla
professionalità di volontari e operatori impegnati sul campo.
ARC/LP/ma

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