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Video-denuncia di Greenpeace: anche il Mondiale di rugby inquinato dal greenwashing dell’industria fossile: “I valori dello sport non siano usati per nascondere le responsabilità nella crisi climatica”

L’industria dei combustibili fossili estrae una quantità di petrolio sufficiente a riempire uno stadio ogni 3 ore e 37 minuti. È quanto racconta un suggestivo video animato pubblicato da Greenpeace in vista dell’inaugurazione dei mondiali di rugby, al via oggi a Parigi e alla vigilia dell’esordio della squadra italiana.

Greenpeace Francia ha realizzato il video insieme alla società di produzione Studio Birthplace per denunciare il greenwashing che si nasconde dietro le sponsorizzazioni dei grandi eventi sportivi da parte delle aziende dei combustibili fossili, come avviene appunto per la Coppa del Mondo di Rugby 2023, sponsorizzata dal gigante francese TotalEnergies.

Nel video d’animazione “TotalPollution: A Dirty Game” lo Stade De France, che oggi ospita la prima partita del torneo tra la Francia e gli All Blacks neozelandesi, si riempie con la stessa quantità di petrolio greggio che l’industria dei combustibili fossili produce nel mondo in poco più di tre ore e mezza. È l’equivalente di oltre sei stadi e mezzo di petrolio ogni giorno.

«Integrità, passione, solidarietà, disciplina e rispetto: questi sono i valori del rugby. Ma le aziende produttrici di combustibili fossili come TotalEnergies si appropriano di questi valori sponsorizzando eventi sportivi popolari come la Coppa del Mondo di Rugby per distrarre dalle loro responsabilità nella distruzione climatica”, dichiara Edina Ifticene, campaigner di Greenpeace Francia. «Queste aziende continuano a estrarre combustibili fossili pur sapendo di mettere a rischio le nostre vite e il nostro futuro perché pensano solo ai profitti da record che stanno realizzando».

Il fenomeno dello “sportwashing” – ovvero il tentativo di sfruttare i valori positivi che lo sport porta con sé per nascondere gli impatti sociali o ambientali del proprio modello di business – non è ovviamente limitato alla sponsorizzazione dei mondiali di rugby da parte di TotalEnergies, ma si estende ad altre aziende fossili e a molte discipline sportive.

In Italia, ad esempio, ENI non solo è tra i top sponsor della nazionale di calcio, ma è anche premium sponsor delle olimpiadi e le paraolimpiadi invernali di Cortina-Milano che si terranno nel 2026. Ancora: tramite Plenitude è main partner di Pallacanestro Olimpia Milano, squadra Campione d’Italia, per l’attività internazionale del club. Infine, tornando al calcio, attraverso la sponsorizzazione di molte iniziative di carattere sportivo e culturale, ENI collabora con la Lega nazionale dilettanti della Basilicata, ovvero quella stessa regione in cui gestisce il più grande giacimento petrolifero onshore d’Europa, tra vicissitudini giudiziarie, impatti ambientali e opposizione da parte delle comunità locali.

«Grazie agli extra-profitti derivanti dal gas e dal petrolio accumulati negli scorsi mesi, ENI sponsorizza manifestazioni sportive, squadre ed eventi culturali per ripulirsi l’immagine e sviare l’attenzione dalle sue gravi responsabilità nella crisi climatica», dichiara Federico Spadini dell’Unità Clima di Greenpeace Italia. «È ora di liberare il mondo dello sport, della musica, della cultura, dell’istruzione e dell’informazione dalla propaganda tossica dell’industria fossile, così come già da tempo abbiamo fatto con le pubblicità e le sponsorizzazioni dell’industria del tabacco».

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