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Valentina Casa: cosa ha fatto per essere accusata di omicidio

 

E dire che durante le prime ore si era creduto che il pestaggio dei bambini fosse accadutoin assenza della madre. Era l’ipotesi più logica, del resto. Ma non c’è nulla di logico in questa storia: la furia di lui, Tony Essobti Badre, il convivente. La silenziosa follia di lei che osserva mentre un madre degna di questo nome si sarebbe trasformata in una belva solo a veder sfiorato il proprio bambino. Lei no. E dire che il destino gli ha dato quel cognome “Casa” che è proprio quello che lei ha negato ai suoi figli. Casa non solo come luogo fisico, ma anche rifugio, calma, riposo e amore. E invece no, la casa dove  Valentina cresceva i suoi figli era un inferno, con Tony incontrastato nel ruolo di demone. La stessa tragica ironia che toccò la piccola Fortuna Loffredo di Caivano, anche lei innocete vittima di un destino terribile. Lei aveva quel quel nome “fortuna”. Ma la buona sorte della bambina era solo lì, in quel nome.

La svolta sulla morte del piccolo Giuseppe è arrivata dopo più di due mesi di indagini coordinate dal procuratore di Napoli Nord, Francesco Greco: ipotesi accusatorie sostenute da esami scientifici, ma anche dalle testimonianze di vicini e insegnanti hanno consentito di ricostruire l’atmosfera violenta in cui i due bambini crescevano con la madre e il compagno di lei, Tony, di origini marocchine, arrestato subito dopo il delitto e in un primo momento indicato come l’unco artefice della mattanza. Ma la tesi durò un soffio. Già durante le esequie del piccolo la madre venne presantemente apostrofata dalle persone del posto incredule rispetto alla tesi delle prime ore, secondo cui lei non  sarebbe stata in grado di evitare il disastro.

Ma questi due mesi hanno cambiato molte cose e, ora gli inquirenti avrebbero accertato come la domenica in cui avvenne l’omicidio Valentina non solo non chiese aiuto, ma cercò di curare le gravissime ferite del piccolo Giuseppe solo tamponandole con teli bagnati e, nel tentativo di nascondere le prove, gettò nella spazzatura le ciocche di capelli che Tony aveva strappato all’altra figlia. Anche al momento dell’intervento dei poliziotti, Valentina ha negato che il compagno avesse avuto comportamenti violenti nei confronti del figlio e della sorellina, sebbene l’evidenza racontasse una storia diversa.

Per la donna il pubblico ministero Paola Izzo ha ipotizzato il reato di concorso in omicidio aggravato dalla crudeltà e dall’abuso delle relazioni familiari. La giovane donna è stata arrestata a Massa Lubrense, dov’era ritornata dopo quella tragica domenica del 27 gennaio scorso.

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