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Untore dell’Hiv, familiari dell’ex compagna morta lo denunciano

La perizia volta a stabilire la compatibilità o meno del virus di Pinti con quello della compagna morta si terrà martedì prossimo

ANCONA – Claudio Pinti, balzato alle cronache con il soprannome terribile di “Untore di Ancona”, finito in carcere ad Ancona per lesioni dolose gravissime dopo aver avuto per anni rapporti sessuali non protetti senza informare di suoi partner di essere sieropositivo Hiv, è stato denunciato dalla madre e dalla sorella della sua compagna morta a giugno dello scorso anno.

I familiari della vittima cercano chiarezza sulle circostanze che hanno portato a quel decesso, avvenuto per una patologia legata all’Hiv.

La denuncia e’ stata inoltrata tramite gli avvocati Elena Martini e Cristina Bolognini ed è nel fascicolo d’indagine dell’autotrasportatore di Montecarotto, arrestato il 12 giugno scorso dalla Squadra Mobile di Ancona. Pinti avrebbe fatto sesso non protetto con oltre 200 partner (uomini e donne). Intanto il gip Carlo Cimini affiderà, martedì prossimo, una perizia medico legale mirata a stabilire la compatibilita’ o meno del virus di Pinti con quello della compagna morta e con quello della fidanzata che sarebbe rimasta contagiata da lui e che poi lo ha denunciato. Due gli esperti scelti: la virologa Francesca Ceccherini Silberstein e l’infettivologa Cristina Mussini del Policlinico di Modena. L’accertamento verrà effettuato con la formula dell’incidente probatorio come chiesto dalla difesa di Pinti, l’avvocato Alessandra Tatò. I due fascicoli aperti a carico del presunto untore, quello per lesioni dolose gravissime (che ha portato all’arresto) e quello per omicidio volontario (del 23 giugno) relativo alla morte della compagna, sono stati nel frattempo unificati.

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