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Università in Danimarca: ti pagano per studiare

Copenaghen -I momenti di cambiamento sono inevitabile nella vita, sono carichi di tante indecisioni, di ansie per il futuro. Il primo, affrontato da tutti, è il post diploma, mille domande: andare all’università? Ma quale facoltà scegliere? Lavorare? Partire?. E’ in crescita il numero di giovani che decide di proseguire gli studi all’estero e una volta completato il corso di studio difficilmente rientreranno in Italia. Estrapolare i numeri esatti di questa emorragia di matricole «internazionali» è complicato.

Luca ci ha raccontato la sua esperienza di ragazzo neodiplomato che ha deciso di andare via dall’Italia. Sapere quanto fosse difficile la situazione lavorativa nel nostro Paese lo ha spinto a sognare una vita all’estero e così grazie a un articolo online “che spiegava come le università in Danimarca fossero gratuite ed in lingua inglese, poi approfondendo l’argomento ho scoperto che questo paese è considerato tra i più felici del mondo, con un tasso di disoccupazione giovanile sotto al 4%, stipendi superiori alla media europea, servizi pubblici molto validi, corsi di lingua gratuiti e sussidi per studenti”.

Si è iscritto alla facoltà di ingegneria meccanica al Via University College di Horsens, piccola cittadina, tranquilla ed economica. “Per essere accettato avevo però bisogno del diploma di maturità e di un certificato di inglese che mi attestasse un livello sufficiente per seguire lezioni e dare esami. Una volta avuti entrambi li ho mandati all’ateneo che, con mia grande sorpresa, mi ha accettato a luglio. Sono partito i primi di agosto e le lezioni sono iniziate alla fine del mese, andava tutto per il meglio: ho fatto molte nuove conoscenze, ho allargato i miei orizzonti e i corsi erano molto interessanti“.

Come tutti gli studenti però, ad un certo punto, ha dovuto fare i conti con l’affitto.

Sono partito con una piccola cifra che mi ha permesso di pagare i primi mesi di affitto, ma non volendo pesare sulle spalle dei miei genitori ho deciso di cercare un impiego part-time così da avere autonomia dal punto di vista economico. Ho iniziato come lavapiatti in un ristorante italiano, poi apprendista pizzaiolo, per poi essere assunto, qualche mese dopo, da Trendhim, un’azienda che lavora col marketing. Studiare e lavorare allo stesso tempo non è per nulla facile, ma ce la mettevo tutta e mi ritenevo molto fortunato. Un mese dopo mi è stata accettata la domanda per l’SU, un sussidio dedicato agli studenti (cittadini dell’Unione Europea) che lavorano almeno 11 ore a settimana, così ora mi ritrovo ad essere pagato per studiare. Riesco ad avere totale autonomia economica, pago l’affitto e le spese quotidiane riuscendo ad arrivare alla fine del mese mettendo anche qualcosa da parte“.

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