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Stuprata dal padre come punizione perché lesbica: quindicenne denuncia violenze

“Meglio una figlia morta che lesbica”, gridava il padre della vittima mentre la seviziava

PALERMO – A quindici anni si dovrebbe pensare solo alla scuola, allo sport, agli amici, al primo fidanzatino. Non si dovrebbero bruciare le tappe, non si dovrebbe essere costretti a crescere. Purtroppo non succede sempre così, come insegna la vicenda di un’adolescente spinta a denunciare la propria famiglia per anni di soprusi e violenze. Il padre della giovane, secondo quanto da lei riferito alle autorità, avrebbe abusato ripetutamente della figlia per punirla del fatto di essere omosessuale. “Meglio una figlia morta che lesbica”, sembrerebbe che abbia ripetuto più volte, durante le violenze. Ad un certo punto però la quindicenne di Palermo non ce l’ha fatta più e ha deciso di costituirsi parte civile contro i genitori.

La procura di Termini Imerese, attraverso la pm Annadomenica Gallucci, contesta reati di maltrattamenti, violenza sessuale e atti persecutori.

I genitori hanno sempre negato le accuse.

I fatti sono stati denunciati nel 2016. La giovane da tempo è stata allontanata dalla famiglia, seguita dal Coordinamento Palermo Pride: “Occorre prendere immediatamente coscienza del tempo in cui viviamo. Chi ascolta, vede o percepisce comportamenti discriminatori denunci e chi assiste a casi di violenza si ribelli e tenda la mano a difesa di chi e’ in difficolta’ e in pericolo. Le porte del Palermo Pride sono e restano aperte, oggi piu’ che mai”, si legge in una nota del Coordinamento. “La storia di coraggio di questa ragazza è una storia dell’orrore con un epilogo positivo, ma deve imporre una riflessione ai vertici del governo e ai cittadini di tutta Italia: la strada per il riconoscimento della felicita’ di ognuno – prosegue la nota – è ancora lunga ed è necessario schierarsi. Che ritiene che gli eventi, gli incontri e i cortei del Pride non servano, prenda immediatamente coscienza del tempo in cui viviamo”.

Il commento dell avvocato

«E’ una decisione importante – commenta l’avvocato Giuseppe Bruno – quella di ammissione di parte civile per la mia assistita che vuole andare avanti. E può essere anche un viatico e un incoraggiamento anche per altri casi simili». In aula non c’erano gli imputati, difesi dall’avvocato Giuseppe Marcello Caruso, né la ragazza, oggi ventitreenne. Il gup ha concesso un rinvio richiesto dalla difesa degli imputati che potrebbero propendere per la richiesta di rito abbreviato. L’udienza e’ stata rinviata al 9 maggio.

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