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Strage di Bologna, chiesta riesumazione salma Maria Fresu

La riesumazione della salma servirà  per scovare eventuali tracce di esplosivo

BOLOGNA – Il tormento per le vittime della strage di Bologna non sembra arrestarsi. A 39 anni dall’attentato, infatti, la Corte d’Assise di Bologna, che sta processando l’ex Nar Gilberto Cavallini per concorso nella strage, ha disposto di riesumare la salma di Maria Fresu, la donna 24enne che perse la vita insieme alla figlia Angela, la vittima più piccola, nell’esplosione della stazione il 2 agosto 1980.

La notizia è arrivata nel corso dell’udienza in cui è proseguita la testimonianza di Cavallini cominciata la scorsa settimana. La riesumazione della salma servirà al perito Danilo Coppe per scovare eventuali tracce di esplosivo. Secondo l’esperto, infatti, è possibile che i pochi resti di Maria Fresu, che al momento dell’esplosione si trovava vicino alla bomba, siano rimasti integri perché riposti in un contenitore sotto formalina, che conserva le sostanze organiche. E gli esplosivi hanno forma organica.

La scheda Cavallini

L’ex Nar, nell’ultima udienza, aveva annunciato che avrebbe denunciato per calunnia l’associazione dei familiari, ma stavolta ha fatto marcia indietro sostenendo di «non aver mai inteso e mai intenderà mancare di rispetto ai parenti delle vittime e al loro dolore». La sua denuncia, ha spiegato, «riguarderà eventualmente solo gli estensori della scheda Cavallini e non credo che questo dimostri una mancanza di rispetto nei confronti dei parenti delle vittime, visto che le numerose falsità, calunnie e inesattezze che contraddistinguono quella scheda hanno investito me e ho tutto il diritto di replicare secondo la legge».

La ‘scheda Cavallini’ e’ una parte degli esposti presentati alla Procura di Bologna dai legali dell’associazione dei familiari delle vittime. Cavallini, ora detenuto a Terni in regime di semilibertà, ha avuto anche un battibecco con l’avvocato Andrea Speranzoni, e all’improvviso ha deciso di «non rispondere più alle domande delle parti civili», lamentando «provocazioni» da parte del legale e accusandolo di «voler imbrogliare le carte» e dicendogli di «smetterla di fare il furbo». A far sbottare l’imputato sono state le domande di Speranzoni sul sistema con cui lui, Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini si tenevano in contatto telefonico nel periodo precedente alla strage.

Cavallini, rispondendo invece a una domanda del suo difensore, l’avvocato Alessandro Pellegrini, ha dichiarato che «se fossimo stati colpevoli ci saremmo costruiti, lo dico con una frase forse non appropriata ma che rende bene l’idea, un alibi ‘a prova di bomba’, e avremmo potuto farlo anche un anno dopo i fatti».

Il processo riprenderà il 6 marzo, quando Cavallini tornerà in aula per rispondere alle domande dei pm sulle dichiarazioni dell’ex Nar, poi divenuto collaboratore di giustizia, Stefano Soderini, prodotte dalla Procura dopo aver preso atto dell’irreperibilità in Italia dello stesso Soderini.

La testimonianza di una sopravvissuta

La richiesta di riesumazione della salma di Maria Fresu fa tornare di attualità l’intervista che Silvana Ancillotti, amica della donna e sopravissuta all’esplosione, rilasciò a Repubblica, il 2 agosto 2015, 35 anni dopo la strage di Bologna.

«Mi ricordo tutto – racconta – . Tutto. Eravamo sedute tutte assieme. Maria no, era in piedi lì accanto. Mi ricordo il boato. Un grande boato. Ho chiamato Verdiana. Non mi ha risposto. Sono svenuta. Poi mi sono risvegliata sotto le macerie. E ho visto Verdiana e la bambina, Angela. Erano di spalle. Non si muovevano. Verdiana forse aveva provato a proteggerla con il suo corpo. Maria non c’era più. Ho strillato, ho chiamato i soccorsi. ‘Aiutate le mie amiche…». Silvana era in stazione con due amiche, tra cui Maria e la figlia Angela di 3 anni. E nonostante si fosse salvata nessun giudice le ha mai chiesto se avesse visto qualcosa prima delle 10.25 e non ha mai testimoniato a nessun processo. «Ero amica soprattutto di Verdiana, molto amica, ci conoscevamo da tanti anni, andavamo a ballare insieme e ogni tanto veniva anche Maria. Mi ricordo bene sua figlia, Angela. Una bambina dolcissima, buona, molto vivace», racconta. Operaie nel settore tessile nella zona di Empoli, come tante altre ragazze della zona, avevano programmato un paio di settimane di villeggiatura: Garda, Venezia, Trentino. «La sera prima della partenza avevamo dormito tutte a casa dei Fresu. Il fratello di Maria ci accompagnò all’alba alla stazione di Empoli a prendere il treno. Me lo ricordo tutto, il viaggio. Eravamo contente, eravamo giovani».

La presa di posizione dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage

«Mi sembra un fatto macabro, non so che utilità possa mai avere», dichiara con sorpresa Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto 1980, commentando la decisione della Corte d’Assise di Bologna. «Poi siccome su quella salma c’è l’ipotesi ispirata dal libro del giudice Priore – ha aggiunto Bolognesi – ovvero che lì non c’è nessuno sepolto, che il cadavere non si è mai trovato, non vorrei che ne venissero fuori delle congetture che inquinino l’acqua del processo. Non so, speriamo che serva per quello che riguarda sia le analisi esplosivistiche che altre analisi che vogliono fare».

Al termine dell’udienza di oggi, uno dei legali di Cavallini, l’avvocato Gabriele Bordoni, ha chiesto e ottenuto dalla Corte che alla riesumazione della salma, a cui parteciperanno i periti nominati dalle parti, intervenga anche un medico legale nominato dalla difesa all’inizio della perizia.

A cura di Giovanni Cioffi

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