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Screening del colon retto: in quali strutture si fa e perché è importante

Il tumore del colon-retto è attualmente la seconda neoplasia più diffusa in Italia. Facendo riferimento ai dati ufficiali dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica pubblicati nel rapporto I numeri del cancro in Italia 2019, si nota che nella popolazione maschile il cancro del colon-retto si colloca per frequenza al terzo posto dietro al tumore della prostata ed al tumore del polmone, mentre nella popolazione femminile si trova al secondo posto dietro al cancro alla mammella.

La così ampia diffusione ha spinto a stabilire una procedura di screening che potesse essere utile come prevenzione secondaria, ovvero per individuare i tumori nelle fasi iniziali ed intervenire prontamente prima di eventuali complicanze. Attualmente lo screening si può fare anche in farmacia: chi vive nel capoluogo dell’Emilia Romagna, ad esempio, può informarsi su dove fare screening del colon retto in farmacia a Bologna per individuare la farmacia che si occupa di offrire alla popolazione questo utilissimo servizio sanitario.

Come funziona lo screening del colon retto?

Lo screening del colon retto sfruttato attualmente in Italia prevede la ricerca del sangue occulto nelle feci (SOF). La popolazione target comprende i pazienti – sia uomini che donne – di età compresa tra i 50 ed i 69 anni e la ricerca del SOF viene effettuata ogni due anni. Questo primo livello dello screening è molto semplice: al paziente viene chiesto di raccogliere un piccolo campione di feci, da consegnare poi al laboratorio affinché possano essere ricercate eventuali tracce ematiche che ad occhio nudo non potrebbero essere apprezzate.

La positività al sangue occulto fecale non è però patognomica di cancro del colon-retto: in caso di test positivo è dunque necessario passare al secondo livello, utile per approfondire la situazione e per distinguere tra patologie benigne e maligne. L’esame di secondo livello è la colonscopia, un’indagine endoscopica che consente di visualizzare l’intera mucosa del colon e di effettuare delle biopsie nelle aree sospette. In questo modo si potranno eseguire studi istologici sul campione prelevato per valutare la natura della formazione e stabilire se si tratti o meno di cancro del colon retto.

La colonscopia è un’indagine invasiva e per questo viene proposta solo ai pazienti con positività al primo livello dello screening. La ricerca del sangue occulto nelle feci è invece un’indagine semplice da effettuare e che non costringe il paziente a sottoporsi a delle procedure invasive, le quali limiterebbero inevitabilmente l’aderenza allo screening se fossero esami di primo livello.

Perché lo screening per il cancro del colon retto è importante?

Lo screening per il cancro del colon retto è una metodica di prevenzione secondaria, il cui scopo è riconoscere il prima possibile i tumori insorti a livello del colon-retto. Questo tumore negli stadi avanzati ha un elevato tasso di mortalità, con lo screening si riescono a trattare molti pazienti in tempo e di fatto si riescono a salvare molte vite. Lo screening è un’opportunità offerta dal Servizio Sanitario Nazionale e sarebbe un peccato non sfruttarla per salvaguardare la propria salute

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