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SCAMBIO DI PROVETTE: UOMO MORTO PER TERAPIA SBAGLIATA

Accusati di omicidio colposo 4 medici

Pieve di Cadore – Sono accusati di omicidio colposo i quattro medici che, per un errore dovuto a un’omonimia con un altro paziente, sono responsabili della morte di Alberto Giacobbi, un uomo di 76 anni. L’anziano morì a causa di una terapia sbagliata.

I medici dell’ospedale di Pieve di Cadore, andranno a processo a causa di uno scambio di provette al quale seguì una terapia diversa da quella richiesta. Un dosaggio inferiore di un anticoagulante che avrebbe provocato due emboli, un infarto e un’emorragia cerebrale al paziente ricoverato per una grave lombo sciatalgia.

Alberto Giacobbi, storico di Pieve di Cadore, ex presidente dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, soffriva di questo dolore del nervo sciatico che colpisce la zona vertebrale lombare e si estende fino a glutei, gambe e piedi. Inizialmente, Giacobbi era stato portato al Codivilla di Cortina, una struttura specializzata. Fu dimesso quasi subito e rimandato a casa, malgrado le condizioni critiche. Qualche giorno dopo, il 15 aprile, il ricovero all’ospedale di Pieve. Qui il tragico epilogo. Ce n’erano due di Giacobbi tra quei letti d’ospedale.

Raffaele Zannella, allora dirigente medico dell’ex USL 1, avrebbe confermato al giudice l’errore dello scambio di provette. Avendo ricevuto questa notizia il dirigente decise di procedere con la segnalazione. Il caso avvenne il 9 maggio 2014 nel reparto di medicina, dopo un mese del ricovero del signor Giacobbi. Le condizioni dell’uomo si aggravarono immediatamente fino alla morte. La figlia della vittima sostiene che la morte del padre è avvenuta per le cure e le terapie errate, un dosaggio sbagliato dell’anticoagulante.

NUOVE PERIZIE

La salma è stata riesumata per eseguire nuove perizie. Sul banco degli imputati siedono i medici Roberta Da Re, Daniele De Vido, Paolo Nai Fovino e Federica Vascellari, tutti rinviati a giudizio. La Vascellari aveva in cura il paziente, mentre i primi tre l’avevano visitato. I difensori dei camici bianchi sostengono, però, che la causa del decesso non sia imputabile alla distrazione, ma semmai vada ricollegata a problemi cardiaci del malato.

L’ultima parola spetterà ai consulenti che il giudice Coniglio nominerà. Questi saranno chiamati a rispondere alla controversia. Si tratta di un medico legale e di un cardiologo. Nel frattempo, venerdì 24 saranno sentiti quattro testimoni: due dell’accusa e altrettanti della difesa.

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