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Roma-Latina e Cisterna-Valmontone, appalto tutto da rifare

Si riparte da zero o quasi nell’appalto per l’autostrada Roma-Latina e la bretella Cisterna-Valmontone.

Dopo che il Consiglio di Stato, il 13 settembre 2018, aveva bocciato l’aggiudicazione della gara da 2,7 miliardi di euro per la progettazione esecutiva, la costruzione e la gestione dell’infrastruttura, accogliendo l’appello di Salini Impregilo, e aveva stabilito che l’appalto doveva essere rifatto, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, aveva annunciato di voler far realizzare l’opera direttamente ad Autostrade del Lazio, la società della stessa Regione e dell’Anas, mettendo fine alle continue frenate determinate dai ricorsi.

Autostrade del Lazio ha però poi scelto la strada di rivedere il vecchio appalto, chiedendo ai giudici di Palazzo Spada spiegazioni per poter ottemperare alla sentenza.

Il Consiglio di Stato ha così ora specificato, con un’altra sentenza, che la gara va rinnovata “a partire dal segmento risultato illegittimo”, quello sull’utilizzo del contributo a fondo perduto concesso dal concedente, e che la stazione appaltante deve modificare la lettera d’invito con riferimento alla formula relativa al parametro contestato, introducendone una nuova che rispetti le indicazioni che risultano dalla motivazione della sentenza in relazione a quanto emerso dalla verificazione che è stata effettuata, dunque dall’indagine disposta dagli stessi magistrati amministrativi.

Con un’operazione che non va ristretta ai soli due gruppi imprenditoriali al centro del contenzioso.

“La stazione appaltante dovrà – evidenziano infatti i giudici – ripartire dalla fase di gara relativa alla predisposizione della lettera d’invito, conseguendone la ripresentazione delle offerte, sia tecniche che economiche, predisposte sulla base delle nuove prescrizioni della lex specialis di gara, che potrebbero pervenire da tutti i destinatari della lettera d’invito”.

Si riparte. E i tempi, per un progetto già fermo da oltre dieci anni e già costato oltre 50 milioni di euro per la sola progettazione, con sprechi stimati dalla Corte dei Conti in circa 20 milioni, tornano ad allungarsi.

Il Consorzio Sis, il raggruppamento italo-spagnolo che unisce la Sacyr Construccìon, la Sipal e la Inc, che si era aggiudicato la gara annullata da Palazzo Spada, aveva tentato anche di far annullare la sentenza con cui aveva perso il ricco appalto, ma invano, essendosi visto dichiarare il ricorso inammissibile.

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