Il cambio tendenza dell’Italia
L’Istat ha redatto uno sviluppo cartografico, riferito agli ultimi 30 anni con l’obiettivo di evidenziare i diversi andamenti del territorio. Un approfondimento lo merita la cosiddetta “vulnerabilità sociale e materiale”. L’Istituto di statistica la considera come “l’esposizione di alcune fasce di popolazione a situazioni di rischio, inteso come incertezza della propria condizione sociale ed economica”. L’aspetto “sociale” è quello più complesso e dimenticato per molti anni. L’indagine redatta si avvale di diversi settori, l’alfabetizzazione; la presenza di nuclei familiari formati da 6 o più componenti; le famiglie monogenitoriali; l’esistenza di nuclei di più di 4 persone in case inferiori a 40 metri quadrati; i giovani (tra 15 e 29 anni) non a scuola né con occupazione lavorativa; tutte le famiglie con figli che sono fuori dal mondo del lavoro. Facendo un confronto dal 1991 al 2001 e al 2011 si sono denotate zone dell’Italia in miglioramento e altre, in difficoltà. Il disagio è minimo nel Nord del Paese per crescere, tendenzialmente, andando verso il Centro e il Sud; non mancano, tuttavia, delle sorprese, sia in negativo sia in positivo. L’analisi deve tener conto, comunque, di un altro aspetto (non considerato in questa ricerca tematica dell’Istat): l’incidenza della popolazione straniera residente, in particolare per i fattori demografici, abitativi e della consistenza del nucleo familiare. Il quadro che si può ottenere, infatti, dalle tre diverse epoche rilevate, risulta anche dai poco più di 600 mila stranieri residenti nel 1991, saliti a quasi un milione e mezzo nel 2001 e attestatisi a oltre 4 milioni e mezzo nel 2011. I peggioramenti più rilevanti si notano, a sorpresa, nelle province di Siena, Grosseto e Macerata. La Sardegna e la Basilicata (a cui si aggiunge la provincia di Bari) continuano il loro trend positivo. La condizione privilegiata del Nord è in discussione, anche il Centro mostra qualche scivolone pericoloso in Toscana mentre il Sud mostra segni di ripresa.