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Reato di tortura: i problemi di una legge neonata

Emanuele Tambuscio, uno degli avvocati difensori dei manifestanti picchiati all’interno della scuola Diaz durante il G8 di Genova, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, per commentare la legge sul reato di tortura, approvata recentemente: “Bisognerà vedere l’applicazione concreta fatta dai tribunali. Di sicuro il testo di legge non coincide con quella che è la definizione di tortura data dalla Convenzione delle Nazioni Unite, ovvero un reato che può essere commesso solo da pubblici ufficiali. Nel nostro caso si estende a tutti per una pressione delle forze di polizia che non volevano una legge che sembrasse diretta contro di loro”.

“Atti di violenza commessi da privati ce ne sono tantissimi. I tribunali avranno il problema di restringere l’applicazione. Qualsiasi cittadino che commette atti di violenza reiterati verrà incriminato per tortura con pene molto alte”, fa notare Tambuscio.

“Il secondo problema è che nella legge viene richiesta una reiterazione di condotte. Anche questo la Convenzione non lo prevede, un unico atto violento in realtà diviene tortura. La nostra legge vuole una reiterazione. Alla Diaz, ad esempio, non c’è stata reiterazione. Ci sono stati 5 minuti di botte date in un unico lasso di tempo, senza interruzioni. Con questa legge, si sarebbe potuto sostenere che non c’era reiterazione di condotte”, ma questi non sarebbero gli unici problemi di una legge che sembra già essere stata bocciata su più fronti. “ La vittima deve essere in una condizione di privazione della libertà personale o in situazione di minorata difesa. È un altro elemento che nella Convenzione non è previsto. Ricordo che la Corte Europea aveva condannato la Turchia perché forze dell’ordine picchiarono dei cittadini durante una manifestazione. Quei manifestanti non erano privati della libertà ma ci fu comunque tortura. Alla Diaz, ad esempio, le persone non erano private della libertà perché vennero arrestate dopo essere state picchiate”, sottolinea l’avvocato.

Ma contro questa legge si sono scagliate anche le forze dell’ordine: “I condannati della Diaz sono tutti in servizio, soprattutto quelli condannati e poi prescritti. La responsabilità è stata confermata anche in Cassazione ma, per quello che mi risulta, non hanno avuto neanche un giorno di sospensione. È chiaro che chi è abituato a questo trattamento non gradisce neanche questa legge”, ha commentato infine Tambuscio.

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