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Passante Bologna a un punto di svolta: il Mit presenta nuovo progetto

Il nuovo progetto ministeriale punta sul rispetto per il territorio e sul risparmio reale dei costi per i cittadini

BOLOGNA – La tortuosa vicenda del passante autostradale di Bologna si arricchisce oggi di un nuovo capitolo. Il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, guidato da Danilo Toninelli, ha presentato un nuovo progetto, alternativo al precedente che tenga conto “tutte le istanze provenienti dal territorio e dunque decongestionare davvero il traffico sulla tangenziale annessa nel nodo di Bologna, ma con una soluzione meno impattante per l’ambiente e anche molto meno costosa delle precedenti, a beneficio delle tasche dei cittadini che viaggiano”.

Breve cronistoria

Dal 2003, quando la Provincia di Bologna approvò la realizzazione dell’opera, per il suddetto tratto autostradale, che avrebbe dovuto collegare l’autostrada A1 all’autostrada A13 ed all’autostrada A14 consentendo di oltrepassare il nodo di Bologna, sono cominciati i guai. Già nel 2010, pur dando il via libera definitivo al passante Nord di Bologna, la Commissione europea pose una serie di condizioni – tra cui una modifica all tracciato, più corto delle previsioni originarie – che posticiparono l’inizio dei lavori. Immediata anche la costituzione di un comitato spontaneo di cittadini che si oppone all’esecuzione dell’infrastruttura e che sostiene la possibilità dell’ampliamento in sede dell’attuale tangenziale-autostrada.

Nel 2015 un gruppo di professionisti autonomi ha presentato una proposta alternativa che prevedeva la  costruzione di un viadotto al disopra della attuale tangenziale con quattro corsie per senso di marcia sia per la tangenziale sia per l’autostrada.

Nel 2016 la giunta regionale dell’Emilia-Romagna ha abbandonato l’idea di costruire il passante, per evitare di “mangiare 41 chilometri di territorio vergine”, sposando invece il progetto di allargamento dell’attuale tangenziale.

Il nuovo progetto

La situazione era rimasta invariata fino ad oggi, quando appunto il MIT ha inviato la sua personale proposta di intervento.

Il progetto precedente del Passante prevedeva la costruzione di una nuova infrastruttura volta ad aumentare le corsie, per tutto il tratto interessato, sia dell’autostrada, che non ne ha esigenza, sia della tangenziale, al fine di alleggerire il traffico e favorire la circolazione. Il costo previsto era di 722 milioni di euro e i tempi di realizzazione stimati in 5 anni e 3 mesi.

“I tecnici del ministero”, – si legge in una nota diramata dal dicastero di piazzale di Porta Pia – propongono invece una soluzione mirata al problema, con tre possibili scenari, che garantiscono tutti piena sostenibilità ambientale, un ridottissimo consumo del suolo e costi abbattuti anche del 67% rispetto al progetto in valutazione precedentemente. Un risultato, questo, che si traduce in più rispetto per il territorio e un risparmio reale per i cittadini, che, come detto, ne trarranno un vantaggio in termini di minori costi da sostenere in tariffa”. “L’idea progettuale prevede –  si legge ancora – la realizzazione di soluzioni volte a ridurre i rallentamenti del traffico nel nodo di Bologna, e, dunque, le emissioni; e un miglioramento del Trasporto Pubblico Locale, sia tramite il suo potenziamento sia tramite il decongestionamento della viabilita’ di adduzione. La soluzione proposta dal Mit punta a snellire e rendere fluido l’accesso e l’uscita dalla tangenziale senza intaccare il flusso di chi invece deve proseguire il viaggio. Per questo viene prevista la realizzazione di una viabilita’ di servizio affiancata alla complanare, per una lunghezza molto ridotta rispetto al progetto originario e che, in base alle differenti ipotesi progettuali, si limita fino a un terzo circa dell’estensione complessiva del tracciato.

“Il progetto elaborato dal Mit è capace di raccogliere e convogliare le manovre di ingresso e uscita dalle intersezioni contigue, lasciando che il traffico passante usufruisca della sede attuale della tangenziale senza intralcio, e prevedendo, ripetiamo, un consumo del suolo molto più vantaggioso rispetto alla soluzione precedente”, conclude la nota.

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