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Ospedale Cavalese, la visita dell’assessore Tonina

I numeri del 2022 parlano di oltre 20.000 accessi al pronto soccorso, che fanno dell’ospedale di Cavalese il quarto presidio per l’emergenza e i traumi dopo Trento, Rovereto, e Cles. Sono stati oltre 4mila i ricoveri, oltre 2mila gli atti operatori, in particolare per ortopedia e traumi, e oltre 21mila gli accessi in ambulatorio. Con oltre 300 operatori in organico, 99 posti letto e un bacino di utenti di quasi 50mila residenti, l’ospedale di Cavalese è un nodo fondamentale della rete ospedaliera trentina. Senza contare le presenze turistiche, soprattutto invernali, che portano nelle valli di Fiemme e Fassa il 30-35% del totale delle presenze turistiche di tutto Trentino.

L’ospedale di Cavalese può vantare in questo senso una capacità di modulare l’assetto organizzativo e assistenziale a seconda del flusso stagionale; durante la stagione sciistica ad esempio, il pronto soccorso può contare su un ambulatorio ortopedico dedicato. Interessanti anche i dati della dialisi turistica, estiva e invernale, con circa 300 sedute dialitiche garantite nel 2023. Un protocollo d’eccellenza rimane sempre «fast-track», che attraverso un’adeguata gestione fin dal prericovero, tecniche chirurgiche mininvasive e tecniche riabilitative ad hoc, consente di ridurre al minimo – tre giorni circa – il periodo di non autosufficienza dei pazienti sottoposti a interventi di protesi all’anca e al ginocchio. Cavalese è inoltre il punto di riferimento provinciale per quanto riguarda la proctologia e per un nuovo approccio dei pazienti con incontinenza fecale o urinaria, attraverso la neuromodulazione sacrale. Si tratta di disturbi altamente debilitanti e che spesso costringevano i pazienti – oltre 60mila in Trentino – a fare riferimento a strutture diverse sul territorio.

A Cavalese ci sono eccellenze e numeri assolutamente promettenti, che però non devono «nascondere» alcune criticità emerse nel corso del confronto con gli operatori. Temi chiave rimangono la carenza di personale e il trattenimento delle risorse umane, così come la capacità di essere attrattivi (anche per una difficoltà oggettiva di reperimento degli alloggi sul territorio).

«Il mio grazie – ha dichiarato l’assessore Tonina – va innanzitutto agli operatori che ogni giorno con passione e dedizione svolgono una fondamentale azione di presidio per rispondere al meglio ai bisogni di salute dei cittadini delle valli di Fiemme e Fassa. Come ho già avuto modo di dire questi momenti di confronto sono per me preziosi perché solo attraverso l’ascolto di chi lavora sul campo è possibile capire realmente quali sono le criticità, i punti di forza e le priorità da cui partire per costruire un percorso condiviso. Non possiamo nasconderci però – ha proseguito Tonina – che ci siano delle difficoltà oggettive, soprattutto sul fronte della carenza di personale. Come Giunta stiamo lavorando con Apss ad alcune soluzioni, magari non a brevissimo termine, che ci permetteranno di essere attrattivi. Su questo fronte dobbiamo saper sfruttare anche le specificità che la nostra autonomia ci offre, senza dimenticare le prospettive che la Scuola di medicina potrà aprire. Dobbiamo in un certo senso portare l’eccellenza nelle periferie, in modo da poter offrire negli ospedali del territorio prestazioni in specifiche aree di alta complessità: questo vuol dire essere attrattivi».

Anche il direttore generale Antonio Ferro si è soffermato sul tema del personale, «che deve essere messo al centro del sistema, al pari del cittadino». «La situazione per alcuni settori è difficile – ha proseguito –, ma stiamo lavorando per garantire anche a livello territoriale servizi di qualità e professionisti altamente qualificati. Continuo a credere con convinzione che per la conformazione morfologica del Trentino il modello dell’ospedale diffuso sia quello più valido, con eccellenze sugli ospedali territoriali dove anche i medici dell’ospedale di Trento e gli specializzandi della Scuola di medicina possono andare a fare esperienza, come già avviene qui a Cavalese. Su questo aspetto stiamo lavorando con l’assessorato per inserire il tema della mobilità nel prossimo contratto. Parallelamente dobbiamo fare degli investimenti mirati sull’attrattività e l’accoglienza del personale in una visione di medio-lungo termine, anche con il supporto delle realtà locali. È importante proseguire poi nel percorso di integrazione ospedale-territorio, che qui è già ben avviato e che ci aiuterà a migliorare sul fronte della presa in carico e dell’appropriatezza degli invii in pronto soccorso».

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