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Omicidio di Renata Rapposelli, in carcere l’ex marito e il figlio

Secondo l’ipotesi formulata dalla procura di Ancona, la pittrice sarebbe stata uccisa perché aveva chiesto circa 2 mila euro di alimenti arretrati

Verrà trasmesso domani alla Procura di Teramo, competente secondo lo stesso pm di Ancona Andrea Laurino, il fascicolo relativo all’omicidio della pittrice Renata Rapposelli. Lo ha deciso il gip di Ancona Carlo Cimini che ha ravvisato gravi indizi di colpevolezza ed esigenze cautelari ‘urgenti’ per i due indagati.

Da questa mattina infatti  sono in carcere a Teramo l’ex marito e il figlio della pittrice di 64 anni, trovata morta l’11 novembre scorso nelle campagne di Tolentino, vicino a Macerata. Giuseppe Santoleri, pensionato di 74 anni, e il figlio Simone, disoccupato di 43 anni, sono stati arrestati alle 6.30 per concorso in omicidio e occultamento di cadavere. I carabinieri li hanno prelevati dalla loro abitazione di Giulianova (Teramo) e trasferiti nel carcere di Castrogno. L’arresto dei due uomini è frutto di una intensa serie di accertamenti sul luogo del ritrovamento del cadavere della donna, sulle auto e sui computer e sui cellulari degli indagati.

Secondo l’ipotesi formulata dalla procura di Ancona, la pittrice sarebbe stata uccisa perché aveva chiesto circa 2 mila euro di alimenti arretrati. A incastrare i due indagati, prima del ritrovamento del corpo della donna, alcune telecamere che hanno ripreso la loro auto il 12 ottobre scorso a Tolentino, nelle Marche, nelle vicinanze del luogo dove il corpo della pittrice sarebbe stato ritrovato il mese dopo.

La donna era scomparsa da Ancona, dove si era trasferita, il 9 ottobre scorso, in circostanze misteriose, dopo essere stata a Giulianova a trovare il figlio

Le ricostruzioni degli investigatori hanno smentito le dichiarazioni degli arrestati.

L’ex marito aveva raccontato agli inquirenti di aver riaccompagnato in auto la vittima e di averla lasciata a circa due chilometri da Loreto. Gli indizi raccolti però sembrano delineare tutta un’altra storia: la donna sarebbe stata uccisa nel Teramano e poi, due giorni più tardi, il suo cadavere, avvolto in un cellophane, sarebbe stato trasferito a Tolentino, dove i due arrestati avrebbero tentato di gettarlo nel fiume Chienti, senza riuscire però a disfarsi del corpo.

La donna, sul cui corpo non sono stati ritrovati segni di violenza, potrebbe essere morta per soffocamento. Non è stato facile per il medico legale ricostruire il corretto svolgimento degli eventi poichè quanto è stato trovato dalle forze dell’ordine il cadavere era in avanzato stato di decomposizione e aveva il volto sfigurato.

L’ex marito, dopo essere stato indagato dai carabinieri, aveva tentato il suicidio ingerendo dei farmaci.

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