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Occhio a cadere nelle buche di Roma: niente risarcimento

Se si cade nelle buche della Capitale non si viene risarciti, lo ha stabilito la sentenza in primo grado.

Sembra paradossale ma è quello che è successo a Roma. Dunque non solo si rischiano incidenti di varia natura a causa delle buche ma, oltre al danno, anche la beffa. Ma perché non si può essere risarciti?

I fatti

Nel lontano maggio 2006, dunque ormai 11 anni fa, un’anziana signora siciliana cade in una buca in via Taro incrocio via Volsinio, quartiere Trieste. La povera signora non riesce ad uscire dalla buca. Per questo motivo, telefona ad un’amica per essere aiutata. Fortunatamente non si è rotta niente. Tuttavia, dovrà fare una lunga e dolorosa riabilitazione perché ha comunque più di 70 anni. La professoressa però non è contenta, vuole intentare una causa ai danni del Comune per quello che le è successo. Così inizia tutta la sua trafila giudiziaria. Nel 2011 le arriva la prima botta dalla corte di appello: “Non esiste l’onore della prova sul nesso di causalità.” Nessuno infatti l’ha vista cadere. L’amica, quando è arrivata in suo soccorso, l’ha trovata già dentro alla buca. Sarebbe potuta finire così, ma la signora non ci è stata. Per questo motivo, si è arrivati alla sentenza d’Appello.

La sentenza di Appello

Nel 2015 si è tenuta l’udienza per la sentenza d’appello. A questo punto, il risultato è diventato ancora più tragicomico. Non solo la signora non verrà risarcita dal Comune, ma sarà lei a dover pagare i danni a quest’ultimo e alla Co.bit, la società che in quel periodo si occupava di ristrutturare il manto stradale. Nelle motivazioni della sentenza si legge che: “L’incidente è avvenuto alle 11 di mattina in un giorno di maggio in condizioni di piena visibilità. La buca era di grandi dimensioni e dunque avvistabile da un pedone intento ad attraversare la strada con il minimo di diligenza a lui richiesto in base al principio di autoresponsabilità”. Sembra quindi di essere giunti ad un paradosso. Il problema non è il manto stradale di Roma che ha più buche della luna, ma la disattenzione di chi cammina. Si parla addirittura di: “comportamento incauto della danneggiata”. Per questa ragione: “non vi è responsabilità di Roma Capitale” dal momento che “un utente ha l’obbligo di prudenza e diligenza in una strada pubblica”. In altre parole, la colpa di quanto accaduto è della signora che camminava tranquillamente pensando ai fatti propri, non di chi avrebbe dovuto prendersi cura della strada. Ergo il Comune di Roma.

La Cassazione

La signora però non si è fermata alla sentenza ricevuta in Appello. Non poteva accettare di dover risarcire quel Comune che, per una sua inadempienza, le ha causato mesi di riabilitazione. Per questo si arriva alla Corte di Cassazione. A questo punto, l’avvocatura Capitolina mette le mani avanti. “Nell’ipotesi in cui la Cassazione accogliesse il ricorso (della professoressa, ndr), Roma Capitale chiede di condannare l’impresa appaltatrice “al danno richiesto. Ovvero 5000 euro di danno fisico e 100mila di danno non patrimoniale”. Dunque non è mai colpa del Comune, è colpa dell’impresa appaltatrice. Altrimenti è colpa dalla signora: era disattenta. Adesso sarà la Suprema Corte di Cassazione a decidere sul destino delle buche di Roma. Fa ridere, ma è la situazione a cui si è arrivati.

Il paradosso: la colpevolezza della vittima

Si è giunti quindi a un paradosso dove la colpa dell’incidente vien addossata alla vittima pur di non riconoscere un fatto che è sotto gli occhi di tutti. Roma è in una situazione imbarazzante. Non solo perché è una capitale europea con delle inadempienze che fanno accapponare la pelle, ma anche perché non riesce a tutelare i suoi cittadini. Non solo, addossa a loro la colpa delle sue inadempienze. Il problema quindi non è la buca che andrebbe riparata per impedire alla gente di caderci dentro. La colpa è della signora che non stava prestando attenzione a ciò che succedeva. Per questo motivo, è lei a dover pagare. È lei che ha fatto perdere tempo al Comune per la sua inadempienza. Se si segue questo ragionamento, allora non sono necessari i vigili urbani, le macchine possono autoregolarsi agli incroci senza problema. Sembra che ormai che invece di un servizio verso i cittadini, il Comune ci sia per fargli un favore. Sono i cittadini a dargli fastidio. Non lo lasciano lavorare in pace.

 

Peccato che il Comune lavori per i cittadini e dovrebbe prestare attenzione alle problematiche che vengono riscontrate. Anche perché, sono i cittadini a votare il sindaco. Certo, non sarà la povera signora caduta nella buca ad invertire i prossimi risultati elettorali, ma entra comunque nel calderone delle notizie che fanno riflettere e dubitare del fatto che Roma sia gestita da persone in grado di ricoprire il loro ruolo. Bisogna considerare che Roma non scoppiasse di salute neanche prima dell’insediamento della giunta 5 Stelle. Tuttavia, non si sono dimostrati neanche un valido ricostituente come pensavano di essere. La situazione è quella che è e i romani non sono contenti. Nel frattempo, ci sono ancora diverse domande senza risposta. Dov’è l’onestà di un Comune che invece di tutelare i suoi cittadini gli scarica addosso le sue colpe? Bella domanda. Quando sarà colma la misura dei romani che devono affrontare ogni giorno la minaccia di Ecopass, rincari nelle strisce blu, mezzi che non funzionano e rischiare di dover pagare i danni perché cadono nelle buche che il Comune non ripara? Ai posteri l’ardua sentenza.

 

A cura di B.P.

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