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Milano, incidente sul lavoro: 3 morti e un ferito grave, morti bianche in aumento

Nell’incidente hanno perso la vita Marco Santamaria, Giuseppe Setzu e Arrigo Barbieri

MILANO – E’ di tre morti e un ricoverato in gravissime condizioni il bilancio del tragico incidente, avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri nello stabilimento della Lamina Spa, azienda che produce laminati d’acciaio e titanio, situato in via Rho 9 (zona Rimembranze di Greco) nella prima periferia di Milano.

Secondo le prime ricostruzioni dei fatti, intorno alle 16.30 sei operai sono stati travolti da una fuga di gas, probabilmente azoto, rimanendone intossicati, mentre stavano effettuando la manutenzione di un forno interrato a due metri di profondità. Quattro lavoratori sono apparsi subito in gravi condizioni, mentre altri due presentavano solo lievi sintomi di intossicazione. I soccorsi, sembra arrivati in ritardo, hanno recuperato i corpi degli intossicati e organizzato l’assistenza sanitaria: un operaio è stato condotto in codice rosso all’ospedale di Monza, dove però è deceduto. Due, sempre in codice rosso, sono stati trasportati invece al San Raffaele in arresto cardiaco. Uno è morto in serata. Un quarto operaio è arrivato in codice rosso al Sacco ed è deceduto subito dopo il ricovero nel nosocomio. I due colleghi che meno avevano subito le conseguenze dell’incidente, Alfonso Giocondo di 48 anni e Costantino Giampiero di 45, sono stati ricoverati in codice giallo all’ospedale di Santa Rita: sono fuori pericolo. Le operazioni di intervento hanno coinvolto alcuni mezzi del 118 (6 ambulanze e 4 automediche), i carabinieri, la polizia locale, che ha isolato la zona, e i vigili del fuoco, tra i primi a prestare soccorso. Il capo squadra dei vigili del fuoco, anche egli intossicato, ha avuto un malore. Ora è al Niguarda per accertamenti. In serata sono stati resi noti i nomi delle vittime: hanno perso la vita gli operai Marco Santamaria di 43 anni, Giuseppe Setzu, di 49, Arrigo Barbieri di 58. Il fratello di quest’ultimo, Giancarlo Barbieri, 62 anni, sta lottando tra la vita e la morte, attaccato a un macchinario per la respirazione artificiale.

La Procura di Milano indaga sull’episodio con l’ipotesi di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose

La fabbrica è stata sequestrata e, come atto dovuto, per il sequestro stesso e per gli accertamenti, il responsabile legale dell’azienda e i responsabili della sicurezza verranno iscritti nel registro degli indagati. Già ieri i pm, Tiziana Siciliano, procuratore aggiunto di Milano a capo del pool “Ambiente, Salute e Lavoro”, e Gaetano Ruta, hanno effettuato un sopralluogo nello stabilimento e sentito alcuni responsabili dell’azienda. Le indagini si occuperanno di chiarire, in particolare, il perché i dispositivi di allarme, che hanno dei sensori per segnalare le fuoriuscita di monossido di carbonio e azoto, non abbiano funzionato.

Numerose le manifestazioni di cordoglio da parte delle istituzioni e dalla Lamina Spa

“Il mio pensiero va agli operai che hanno perso la vita mentre erano al lavoro e alle loro famiglie. Un abbraccio a chi sta lottando per farcela. Queste sono tragedie che non dovrebbero mai accadere. Dobbiamo continuare a operare affinché le condizioni di lavoro siano le più sicure possibili”, ha scritto su Facebook il sindaco di Milano Beppe Sala. Per il premier Paolo Gentiloni si tratta di “un terribile incidente sul lavoro”. Il presidente del Consiglio ha quindi rivolto un “pensiero commosso” alle vittime, ai feriti e alle loro famiglie. “E’ una tragedia terribile che non dovrebbe mai verificarsi – ha affermato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti -. Sono vicino alle famiglie delle vittime e spero che i feriti possano presto riprendersi. La legislazione italiana sulla sicurezza nei luoghi di lavoro è considerata una buona legislazione e il sistema dei controlli interviene su 200 mila imprese ogni anno. Serve, però, anche un impegno permanente di tutti i soggetti interessati e una peculiare attenzione da parte degli imprenditori perché non dovrebbe mai accadere che un lavoratore perda la vita mentre svolge la sua attività”. Dal centrodestra fanno eco le dichiarazioni di Attilio Fontana, candidato a governatore della Lombardia: “Esprimo il mio dolore, e il mio cordoglio, per gli operai deceduti oggi a Milano – ha detto – e la mia vicinanza alle loro famiglie e ai feriti in questa tragedia. In questi anni si è fatto molto per garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro ma queste tragedie ci dicono che purtroppo bisogna fare ancora di più per tutelare chi lavora”. In una nota congiunta la Cgil e la Fiom Nazionale chiedono di fare al più presto piena luce sulla vicenda: “Ci auguriamo che gli organi competenti possano, nel più breve tempo possibile, ricostruire la dinamica di quanto accaduto e individuare eventuali responsabilità, ma è indubbio che la tragicità dell’evento non possa non porre grandi interrogativi sul rispetto delle misure di sicurezza previste per il tipo di lavorazione. Un altro gravissimo infortunio sul lavoro ripropone la drammaticità del fenomeno nel nostro Paese, che in questo ultimo anno ha registrato una pericolosa inversione di tendenza”.

L’Anmil, l’associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro, lancia l’allarme per l’ennesima morte sul posto di lavoro: “Ancora una volta dobbiamo dolorosamente partecipare al cordoglio di famiglie di lavoratori vittime di incidenti sul lavoro che lasciano sgomenti per la loro tragica ripetitività”. “Si allunga la scia di morti sul lavoro causate da intossicazioni in ambienti confinati a dimostrazione del fatto che la storia non ci ha insegnato nulla e che è ancora lunga la strada da percorrere per garantire la tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro”, dichiara il presidente Bettoni.

L’incidente di ieri riapre il dibattito pubblico in merito alla sicurezza e alle morti bianche

Da dicembre 2007, con il rogo della Thyssen a Torino, fino a oggi sono 45 le morti (7 i feriti) provocate dalle esalazioni tossiche in operazioni di pulizia o manutenzione di vasche e cisterne. Dall’ultima relazione annuale Inail, inoltre, emerge che nel 2016 sono lievemente aumentati gli infortuni sul lavoro ma sono in diminuzione gli incidenti mortali: le denunce che riguardano incidenti mortali sono scese a 1.104 (-14,2%) mentre le morti accertate dall’Istituto sono state 618 (-12,7%), il 54% delle quali ‘fuori azienda’.

Questi ultimi dati sembrano confermano una tendenza a ribasso del fenomeno infortunistico sia per quanto riguarda gli infortuni che per le morti sul lavoro nel nostro Paese. Tale flessione risulta però accentuata negli anni della grande crisi economica, che ha prodotto rilevanti tagli al lavoro e alla produzione stessa, riducendo così l’esposizione al rischio per i lavoratori. Con la ripresa delle attività produttive però, tale calo sembra essersi fermato. Prendendo infatti in considerazione i dati del 2017 (rilevati dall’Open Data dell’INAIL) sugli infortuni sul lavoro, è possibile notare come si sia verificato un  aumento del 0,3% rispetto allo stesso periodo del’2016 (circa 2.000 infortuni in più).  Discorso simile vale per le morti sul lavoro, che hanno registrato, dopo alcune fluttuazioni, un aumento dell’1,8% per l’anno 2017.

Dopo oltre 25 anni si ha una crescita contemporanea sia di infortuni sia di morti sul lavoro

Gli aumenti degli infortuni interessano, tra gli altri, i settori della metallurgia, dei trasporti e della Metalmeccanica, in particolar modo in Lombardia, Emilia Romagna e Lazio.  Occorre inoltre produrre un ragionamento ulteriore in materia di malattie sul lavoro. Dopo aver raggiunto quota 60mila, le denunce di malattie professionali nel 2017 hanno registrato un calo del 3,7% rispetto allo stesso periodo 2016.

A cura di Giovanni Cioffi

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