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Licenziato Federico Maruca, ex autista Tpl aggredito da un passeggero ubriaco

Ci ha sperato fino all’ultimo. Ma il 10 gennaio scorso, con una comunicazione ufficiale, l’Autoservizi Troiani, una delle società che fa parte del consorzio Tpl, il trasporto pubblico locale, gli ha annunciato il licenziamento per giusta causa, in quanto considerato inabile al lavoro da due visite specialistiche. Una da parte del medico aziendale e l’altra, su richiesta dello stesso dipendente, da un ente diverso. Federico Maruca, insomma, non può tornare a guidare un autobus del Tpl come «operatore di esercizio» e quindi, essendo stato assunto per questo nel maggio 2013, deve essere licenziato. «Peccato – spiega il conducente 33enne – che ho perso un occhio perché aggredito in servizio da un passeggero ubriaco».

«Non mi sono fatto male da solo a casa – prosegue – ma ho pensato, quel giorno dell’ottobre 2017 a Rocca Cencia, di mettere in sicurezza gli altri viaggiatori da una persona violenta e fuori controllo, che mi ha fatto sbattere la testa, provocandomi gravi danni all’occhio sinistro». Ora la speranza di Maruca, sposato e padre di due bambine, di 18 mesi e sette anni, è quella che il Comune intervenga, «come aveva promesso qualche tempo fa. Domani (oggi, ndr) incontrerò il vice assessore alla Mobilità che mi ha contattato dicendomi che vuole parlarmi, speriamo che si risolva qualcosa perché credo di aver subito una grossa ingiustizia».

Nelle due pagine della lettera di licenziamento non si fa alcun cenno ai motivi dell’infortunio capitato al 33enne – che vive con la famiglia alla Borgata Finocchio – «come se non fosse quello ad avermi creato problemi alla vista, tali che l’Inail mi ha riconosciuto il 25 per cento di invalidità. Ho ottenuto un’indennità fissa, visto che il danno è permanente, non so ancora a quanto ammonta, ma io voglio lavorare – dice ancora Maruca -: sono disposto a fare qualsiasi cosa, ho anche aiutato un amico con l’autospurgo, ma so montare le cucine. Insomma, anche se dall’occhio sinistro vedo pochissimo e ho ancora la patente di guida, sebbene con il divieto di condurre mezzi con passeggeri a bordo, posso lavorare ancora. E anzi, ho bisogno di farlo».

La moglie di Federico lavora come barista nel centro commerciale di Cinecittà due. «Guadagna 900 euro al mese, io avrò per due anni, almeno spero, il sussidio di disoccupazione, ma con due bambine e una casa da mandare avanti non è comunque facile – dice l’ormai ex autista -. Dall’azienda non ne hanno proprio voluto sapere di concedermi un’altra possibilità, di trovarmi un altro posto sempre da loro. Il 7 gennaio scorso all’Ispettorato territoriale del lavoro – rivela – si sono incontrati gli avvocati, il mio e quello della Troiani, ma loro hanno offerto solo otto mensilità come buonuscita, appena diecimila euro per nove anni di lavoro, visto che io ero arrivato dalla Sira, dove ero stato assunto nel 2011 e poi inglobato nella Troiani, escluso il trattamento di fine rapporto che chissà quando pagheranno. In teoria avrebbero sessanta giorni di tempo, ma temo di dover ricorrere al giudice anche in questo caso, come pure per farmi riconoscere dall’Inail una percentuale più alta di invalidità. Da parte dell’azienda non hanno saputo spiegare perché non mi avevano trovato un’altra collocazione, magari in ufficio, e hanno anche aggiunto che in caso di sconfitta in Tribunale, dove finiremo perché a questo punto impugnerò il licenziamento, sono disposti a pagare anche la penale per non reintegrarmi pur di non avermi più da loro».

Una vicenda tutt’altro che chiusa, quindi, almeno per l’ex autista Tpl, rimasto in ospedale per mesi, poi messo in aspettativa per sei mesi a metà stipendio e successivamente in ferie obbligate dall’azienda «arrivata anche ad annunciarmi che se mi fossi presentato in sede mi avrebbe fatto allontanare dalla forza pubblica».

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