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Il CBD potrebbe arrestare la dipendenza da marijuana

La situazione di forte incertezza creata dalla costante crisi sanitaria globale legata al nuovo coronavirus non aiuta di certo, mantenendo instabile nella emotività individuale: paura del contagio, paura del futuro, della perdita del posto di lavoro. Sono tutti aspetti che, in maniera differente, colpiscono le persone di qualunque classe sociale, latitudine ed età. Tutto questo porta ad una crescita del ricorso alla droga.

 

Sempre di più sono quelli che si rifugiano nella apparente capacità delle sostanze stupefacenti di alleviare le negatività del quotidiano, inebriando e facendo dimenticare per qualche tempo i cattivi pensieri. Un dato molto preoccupante viene dal mondo giovanile, che vede l’Italia al vertice della classifica europea per consumo di Cannabis a “scopo ricreativo” in forte ascesa fra i minori.

 

Malgrado l’opinione pubblica sia portata a sottovalutare la possibilità di dipendenza dell’uso di marijuana, molti studi dimostrano che questo avviene e ha effetti negativi anche sul cervello a lungo termine. Ciò è dovuto soprattutto al THC, il principio attivo naturalmente presente che provoca “sballo” e per questo inserito fra le sostanze stupefacenti illegali.

 

Ora però gli studiosi sembrano aver trovato un rimedio a questa dipendenza in un altro principio attivo della Cannabis sativa: il cannabidiolo, o più comunemente CBD. Si tratta di un composto chimico, anch’essa presente naturalmente nella pianta di canapa, che non ha effetti psicoattivi ed è alla base dei sempre più popolari prodotti per combattere infiammazione e dolore (ad esempio per chi soffre di fibromialgia, artrite, sclerosi multipla), rilassare la muscolatura mediante massaggi con lozioni a base di CBD, per le creme anti-age o contro gli elevati livelli di stress (per saperne di più vai al sito).

 

Uno studio coordinato dalla Clinical Psychopharmacology Unit presso l’University College di Londra, di recente pubblicato sulla rivista The Lancet Psychiatry, riporta i risultati incoraggianti di un trial clinico randomizzato di fase 2. Le evidenze portano a concludere che la somministrazione di determinati dosaggi elevati dosaggi di cannabidiolo (CBD) sembrerebbe capace di migliorare la gestione dei sintomi da astinenza  dalla marijuana, conseguentemente facilitando l’interruzione di questa cattiva abitudine.

 

Proprio quest’ultima funzione ha visto un rapido incremento del consumo di olio di CBD dai primi momenti di quarantena, come prodotto naturale per mantenere sotto controllo il malumore e i momenti di aggressività ed evitando episodi tragici come il 28enne che ha recentemente aggredito la sua ex fidanzata.

 

È importante intervenire, anche in maniera alquanto leggera, sugli stati d’ansia e gli episodi depressivi che talvolta possono sfociare in condizioni croniche patologiche. Peraltro nella maggior parte dei casi il verificarsi di questo ci fa sentire stanchi, spossati, sempre apatici ed estenuati anche a fronte di sforzi irrisori. Cosa che viene accentuata durante l’imminente stagione invernale, che con le sue condizioni meteo e di luce rende più faticose le giornate: per questo è consigliabile l’uso di integratori a base di magnesio per restituire forza e vitalità, in grado di salvaguardare il benessere del sistema nervoso e dare una spinta in più, anche in termini di energie mentali.

 

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