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Domenico di Liscia morto carbonizzato a causa di un camion vecchio e non collaudato. Chiesto il rinvio a giudizio del suo datore di lavoro.

Indagato il suo datore di lavoro, noto già alla giustizia, di soli 23 anni.

Poco dopo le 22, Domenico Di Liscia, autotrasportatore quarantenne di Anzio, procedeva sull’Aurelia in direzione Grosseto-Roma, quando, nella zona di Albinia di Orbetello, ha perso il controllo del suo camion che è così andato a sbattere contro il guardrail.

Il mezzo pesante, carico di bottiglie d’acqua, si è ribaltato finendo dall’altra parte della strada ed ha preso fuoco.

Per Domenico non c’è stato scampo; è morto carbonizzato.

Sono intervenuti sul luogo i Vigili del Fuoco e i Carabinieri di Albinia, alla cui vista si è presentata una scena a dir poco straziante.

I familiari della vittima non riuscivano a capire come fosse possibile che un uomo attento e scrupoloso al volante come il loro caro, avesse potuto avere un “colpo di sonno” o un malore come sembrava dai primi accertamenti.

Al termine delle indagini preliminari del procedimento penale aperto dopo il fatto, infatti, la Procura di Grosseto ha portato alla luce un’altra verità sul tragico fatto accaduto il 27 Aprile 2017: l’incidente è legato alla non idoneità ai fini della sicurezza del camion, che non era stato sottoposto ai continui e periodici controlli previsti, e alla presenza di un secondo serbatoio aggiuntivo “abusivo”.

I familiari hanno così potuto confermare le loro perplessità.

La mamma e i fratelli del quarantenne, sono assistiti dal consulente personale Angelo Novelli e si sono affidati a Studio 3A (società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei cittadini).

La dottoressa Arianna Ciavattini (Pubblico Ministero), ha condotto le indagini in maniera scrupolosa, acquisendo tra l’altro, il rapporto dei carabinieri, il disco cronotachigrafico del veicolo, l’informativa dell’ufficio Prevenzione Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro (Pisll) e le risposte ai quesiti posti alla Motorizzazione Civile a al Pra di Grosseto. Ha disposto infine l’esame autoptico sulla salma per determinare la causa del decesso, tramite il medico legale Matteo Benvenuti, e la perizia cinematica per chiarire la dinamica e le cause del sinistro incaricando l’ing. Silvio Magni.

Sono quindi emerse le gravi violazioni che hanno portato il Sostituto Procuratore a chiedere (con atto del 4 luglio scorso) il rinvio a giudizio del datore di lavoro della vittima, R. P., 23 anni, di Aprilia, già noto alle forze dell’ordine.

Egli è accusato del reato di omicidio stradale poiché “per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia, nonché nella violazione delle disposizioni normative in rubrica (si veda l’art. 78 del Codice della Strada, “Modifiche delle caratteristiche costruttive dei veicoli in circolazione”, ndr), ha messo a disposizione per l’espletamento dell’attività lavorativa del dipendente Domenico Di Liscia un autoarticolato, immatricolato nel 1997, non idoneo ai fini della sicurezza del lavoratore”.

La dott.ssa Ciavattini imputa al titolare della ditta “di aver omesso di sottoporre il veicolo a motore e il rimorchio a visita e prova (ovvero al collaudo) presso i competenti uffici della Direzione Generale della Motorizzazione Civile”, e “di non aver provveduto ad aggiornare la carta di circolazione del veicolo a fronte dell’installazione di un serbatoio supplementare di 600 litri collocato sulla destra del trattore”.

Una modifica che è risultata determinante nella tragedia perché se la cabina non avesse preso fuoco, Domenico si sarebbe salvato.

A conferma di quanto detto, Il Pm conclude: “all’atto dello scontro dell’autoarticolato con la barriera stradale in new jersey, e del successivo ribaltamento del mezzo su se stesso, per effetto del corto circuito determinato dal danneggiamento dei cavi dell’impianto elettrico a servizio del trattore, si generava un violento innalzamento della temperatura che costituì punto d’innesco di un forte e subitaneo incendio, provocato dalla dispersione del gasolio fuoriuscito per effetto della rottura proprio del predetto serbatoio di destra. Incendio che avvolse in pochi istanti l’abitacolo, determinando la morte per shock termico di Di Liscia che era alla guida del veicolo”.

L’udienza preliminare è stata fissata dal giudice dott. Marco Mezzaluna (in relazione alla richiesta del Sostituto Procuratore) per il 15 Novembre, alle ore 9.30, nel Tribunale di Grosseto.

Ci si aspetta “Giustizia” non solo per la morte di Domenico Di Liscia, ma anche per tutti quei lavoratori che non sono messi in condizione di svolgere la loro attività nella massima sicurezza, soprattutto gli autotrasportatori che sono spesso costretti ad effettuare migliaia di chilometri con mezzi e ritmi che rappresentano un pericolo costante, per loro e per gli altri.

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