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Disabilità: Regione, su riforma serve grande alleanza Aziende-Comuni

Gorizia, 9 giu – Dal 2001 il Friuli Venezia Giulia è una Regione
inadempiente per quanto concerne il rispetto dei Livelli
essenziali di assistenza. Pur garantendo comunque importanti
risposte alle persone con disabilità va adeguato l’impianto
normativo. La riforma del settore che abbraccia le tematiche
della disabilità viene sollecitata in particolare da un organo
istituzionalmente riconosciuto come la Consulta regionale delle
associazioni delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
In questo processo di cambiamento atteso da molto tempo i sindaci
avranno sempre un ruolo importante nella definizione della
programmazione con le Aziende sanitarie di quella parte della
spesa attribuita ai Lea.

Lo ha affermato oggi all’Ospedale di Gorizia il vicegovernatore
del Friuli Venezia Giulia con delega alla Salute che, insieme ai
tecnici della Regione, ha presentato ai sindaci degli Ambiti
territoriali Collio-Alto Isonzo e Carso Isonzo Adriatico la nuova
proposta di disegno di legge in materia di disabilità.

Su questa tipologia di prestazioni sociosanitarie – ha spiegato
il vicegovernatore – la legge nazionale del 2001 ha stabilito
infatti che le Aziende sanitarie devono mantenere sia la
competenza che il governo della spesa. Dopo vent’anni questa
disposizione trova applicazione nella proposta di riforma della
legge regionale 41 del 1996, una norma che ancora oggi
attribuisce ai Comuni la gestione di queste funzioni.

In un passaggio rilevante della bozza illustrata in modo
dettagliato oggi a Gorizia si specifica infatti che questa
competenza debba passare al Sistema sanitario regionale e che il
relativo finanziamento debba rientrare nel perimetro del fondo
sanitario.

Per il rappresentante dell’Esecutivo, la Regione, i Comuni e le
Aziende devono essere centrali in questo percorso di riforma. Le
esperienze positive maturate nel passato non vanno certamente
archiviate – ha sottolineato il vicegovernatore -. Dobbiamo
invece operare insieme per individuare quelle modalità in grado
di garantire, in coerenza con quanto fatto finora, prestazioni
sempre migliori da un punto di vista qualitativo. La norma – ha
aggiunto – non prevede infatti l’abrogazione dei consorzi.

Nel corso della riunione è stato ricordato che attualmente in
Friuli Venezia Giulia sono presenti tre modelli diversi per
l’erogazione di questi servizi: l’Azienda Friuli Occidentale ha
già ottenuto in passato da parte di tutti i Comuni di quel
territorio la delega per la gestione di queste attività;
l’Azienda Friuli Centrale garantisce i servizi per i municipi del
Medio e Alto Friuli, mentre quelli della Bassa Friulana hanno
costituito un consorzio; infine nelle zone di competenza
dell’Azienda Giuliano Isontina, troviamo un consorzio per i
Comuni dell’Isontino, mentre nell’area giuliana è in vigore un
accordo di programma tra Trieste e le altre amministrazioni
comunali.

La riforma della legge regionale 41 del 1996 rappresenta un
obiettivo ambizioso per questa Amministrazione. Per raggiungere
questo importante risultato, fortemente voluto dai protagonisti
del Terzo settore del Friuli Venezia Giulia, serve una grande
alleanza sulla spinta – ha concluso il vicegovernatore – della
massima sussidiarietà.
ARC/RT/ma

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