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Dipendente di un patronato accusato di truffa ai danni degli immigrati

L’uomo chiedeva agli immigrati 200 euro per il rilascio del permesso di soggiorno, ma la somma non era dovuta.

Non contento, presentava agli immigrati anche una finta ricevuta. In questo modo, dava spessore al suo inganno. L’uomo è un 46enne, dipendente  del patronato Inas-Cisl di Bologna.

Non solo. Secondo quanto scoperto dalle indagini, l’uomo si era fatto corrompere da uno straniero per certificare che la moglie aveva superato un test di italiano. Il tutto per 150 euro.

In altri casi aveva addirittura contraffatto il test insieme agli esaminandi, in modo che da bocciati risultassero promossi.

La Procura di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio del dipendente del patronato e dell’uomo che lo ha corrotto. Non solo, anche la moglie del corruttore e le persone che avevano truccato l’esito dei test di italiano, accusati di aver violato le norme del Testo unico sull’immigrazione.

Fra novembre 2015 e il gennaio 2017 sono stati individuati 10  stranieri che a causa di modifiche normative (ovviamente inesistenti) per ottenere il permesso di soggiorno avrebbero dovuto pagare.

Ovviamente tutto in contanti, una somma che spesso si aggirava sui 200 euro, per un totale di 2.070 euro.

L’uomo diceva che avrebbe versato i soldi “a chi di dovere”. Tutti gli episodi di truffa contestati sono aggravati dal fatto di “essere stati commessi con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti un pubblico servizio”.

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