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Cucchi bis: spuntano le testimonianze di un medico e di un infermiere

Durante il processo davanti alla corte d’Assise di Roma spuntano delle nuove testimonianze sugli ultimi giorni di vita del geometra romano.

Dopo il film “Sulla mia pelle” di Alessandro Cremonini con Alessandro Borghi, la vicenda di Stefano Cucchi è ben lontana dalla fine. Oggi a Roma, al Tribunale di piazzale Clodio, si è tenuta la prima udienza del processo Cucchi bis. Ci sono tutti: la sorella Ilaria e i genitori Rita e Giovanni. C’è anche lui, Fabio Anselmo, l’avvocato della famiglia Cucchi che si è occupato anche del caso di Federico Aldovrandi.

I testimoni: l’ex detenuto

Quello a cui bisogna prestare attenzione adesso è il banco dei testimoni. Ci sono infatti due testimonianze inedite, a cui bisogna fare particolarmente attenzione. I nuovi testimoni sono un medico e un infermiere che hanno avuto a che fare con Cucchi nei suoi ultimi giorni di vita.

Prima ancora, però, è stato sentito un ex detenuto, portato in carcere a piazzale Clodio, sempre per droga, la stessa notte di Cucchi. Dalla sua cella, aveva sentito: “Chiedeva la terapia e il metadone, chiamava le guardie, ma non venivano. E allora qualcuno dalle celle disse di non chiamarle ‘guardie’, ma ‘agenti’. E quando comunicò a chiamarli così, loro arrivarono”. Dunque Cucchi, la notte in cui è stato arrestato, ha chiesto aiuto agli agenti per avere una medicina che assumeva abitualmente.

I testimoni: il medico

Giovanni Battista Ferri, responsabile dell’ambulatorio medico della Città giudiziaria di Roma, ha visitato Cucchi quando era già in carcere. Sul banco dei testimoni ha spiegato che: “Mi disse di avere dolori alla zona sacrale e agli arti inferiori. Camminava da solo, al massimo appoggiandosi con la mano al muro. Era leggermente curvo, scaricava parte del peso sul muro; chiese un farmaco che prendeva abitualmente. Mi disse di avere dolori alla zona sacrale e agli arti inferiori. Camminava da solo, al massimo appoggiandosi con la mano al muro. Era leggermente curvo, scaricava parte del peso sul muro; chiese un farmaco che prendeva abitualmente”.

 

Per quanto riguarda invece le condizioni di Cucchi: “Lo vidi solo in viso. Nel referto scrissi che aveva lesioni ecchimotiche su entrambi gli occhi e che aveva riferito dolori alla regione sacrale e agli arti inferiori. Secondo me erano lesioni da evento traumatico, e dal dolore sembravano lesioni recenti, ma lui rifiutò di farsi visitare.” Dunque le ecchimosi venivano da un evento traumatico. Dunque, qualcuno, doveva averlo aggredito. Non solo, Ferri gli aveva anche chiesto come si fosse fatto male. A quel punto, Stefano rispose: “che era caduto dalle scale il giorno precedente, anche se quella risposta non mi convinse. Comunque, le sue condizioni di salute consentivano di andare in carcere; era idoneo per il carcere”.

 

I testimoni: l’infermiere

Un altro testimone chiave del processo cucchi Bis è l’infermiere Francesco Ponzo. Si trovava nell’ambulanza che nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009 arrivò dopo essere stata chiamata dai carabinieri di Tor Sapienza. Sul banco dei testimoni, Ponzo ricorda uno Stefano Cucchi con delle ecchimosi sullo zigomo destro. “Trovai Cucchi dentro una cella poco illuminata. Era disteso sul letto, rivolto verso il muro e coperto fino alla testa. Lo salutai, e mi rispose ‘Non ho bisogno di niente’. Lo vidi un po’ in viso, per pochi. Aveva pupille normali e una ecchimosi nella zona zigomale destra. Da sotto le coperte emergeva solo il braccio destro. Riuscii a prendergli il battito e la pressione, erano normali. Mi sembrò una persona magra con una muscolatura tonica. Gli dissi ‘Vieni con me, andiamo in ospedale. Se hai qualche tipo di problema, poi magari ne parliamo in separata sede. Per la mia insistenza, lui si irritò. Alla fine risalimmo, prendemmo i dati e andammo via”. Ponzo provò a offrire a Cucchi una via d’uscita, ma il geometra, probabilmente per orgoglio, rifiutò.

 

Solidarietà per la famiglia Cucchi

Fuori dal tribunale id piazzale Clodio, la famiglia Cucchi non è sola. Diversi collettivi si sono riuniti lì fuori per dare il loro sostegno alla famiglia di Stefano. Ci sono il collettivo Sapienza clandestina, Rete No Bavaglio, onlus Alterego Fabbrica dei diritti, Acad associazione contro gli abusi in divisa. La famiglia Cucchi non è sola in questo calvario. L’opinione pubblica, soprattutto dopo l’uscita del film si è appassionata alla vicenda di Stefano e adesso seguono ogni avanzamento e ogni progresso della vicenda. La famiglia Cucchi non è più sola nella sua lunga battaglia che va avanti ormai da 9 anni, dal 22 ottobre 2009.

 

Questo è ciò che emerso davanti alla Corte d’assise. Si sa che Stefano Cucchi aveva dei traumi e che, a questo punto, ci deve essere qualcuno che glieli ha provocati. Qualcuno, che tutti sappiamo, indossa una divisa. Adesso però la guerra non è ancora finita. Forse però, si è fatto un passo avanti in questa battaglia.

 

A cura di B.P.

 

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