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Cpr Gradisca, la Regione esprime vicinanza alle Forze dell’Ordine

Dopo la tragica morte di un migrante la settimana scorsa, “gli uomini e le donne dalla Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Guardia di finanza e dell’Esercito sono stati oggetto di attacchi vergognosi”.

Confermare la vicinanza della Regione alle Forze dell’ordine che operano nel Centro di permanenza per i rimpatri e valutare la situazione della struttura dopo i tragici fatti della scorsa settimana, nell’ottica di individuare le modalità attraverso le quali l’amministrazione regionale potrebbe fornire il proprio supporto. Sono questi gli obiettivi della visita al Cpr di Gradisca d’Isonzo compiuta questa mattina dall’assessore regionale alla Sicurezza e immigrazione, Pierpaolo Roberti, assieme al prefetto di Gorizia, Massimo Marchesiello, durante la quale ha incontrato il personale operante nel centro e i rappresentanti della cooperativa che ne gestisce i servizi interni.

L’assessore ha spiegato che “per la Regione è molto importante che le Forze dell’ordine e il personale della cooperativa possano operare in sicurezza, mantenendo l’ordine ed evitando nuove rivolte o tentativi di fuga. Abbiamo quindi avviato un confronto, anche su temi specifici, che si è rivelato costruttivo e ora ci metteremo al lavoro per definire in concreto come garantire il supporto dell’Amministrazione regionale”.

Roberti ha, infine, rimarcato che “il Cpr non è un albergo, ma un centro preposto all’identificazione ed espulsione di immigrati clandestini. Oggi la struttura ospita persone responsabili di reati commessi in Italia e spesso, anche nel loro Paese d’origine, dal quale sono scappate proprio per evitare la reclusione. Si tratta di individui che non hanno alcun diritto di rimanere sul nostro territorio e quindi devono essere espulsi per non gravare ulteriormente sulla collettività”.

Un ragazzo di 20 anni, migrante di origine georgiana in attesa di espulsione perché senza documenti in regola e per questo rinchiuso nel Cpr di Gradisca, è morto dieci giorni fa all’ospedale di Gorizia. All’inizio di pensava che il giovane fosse rimasto coinvolto in un pestaggio tra migranti nel Cpr avvenuto il 14 gennaio. Nella rissa avrebbe riportato ferite e lesioni tali da dover essere ricoverato in ospedale. Successivamente era stato dimesso, arrestato e portato in carcere. Ritornato al Cpr, le sue condizioni si sono aggravate ed è stato nuovamente ricoverato in ospedale, dove è morto. Oggi pare che il cittadino georgiano non sia deceduto a causa di percosse ricevute, come confermato dal medico legale del Garante dei detenuti. Per avere un quadro completo occorrerà attendere l’esito degli esami tossicologici e istologici.

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