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Bundu e Palagi: “Il buon senso non sempre può bastare, servono anche indicazioni precise”

“Viene detto che siamo in guerra, ma dobbiamo stare sereni nelle nostre case, senza una discussione pubblica sulle numerose difficoltà che questa situazione sta creando a tante famiglie e persone.

Esistono i preziosi numeri telefonici per l’assistenza a cui rivolgersi e il volontariato, assieme ai servizi per la tutela delle persone fragili, sta garantendo a tante persone un aiuto fondamentale.

La situazione però – proseguono i consiglieri di Sinistra Progetto Comune Antonella Bundu e Dmitrij Palagi – impone un ruolo delle istituzioni e della politica inedito, simile a quello che hanno avuto nel secondo dopoguerra.

Gli enti locali non possono scegliere un impegno alterno sull’interpretazione delle norme nazionali. Abbiamo contestato la scelta di invocare droni, software di riconoscimento facciale ed esercito per le strade. Ora leggiamo incertezza nelle parole della Giunta quando risponde ai genitori rispetto all’uscita con i propri figli e le proprie figlie, o per chi è soggetto a handicap e esce con una persona accompagnatrice che non sia necessariamente il genitore, in un raggio di 200 metri dal domicilio.

Chiaramente siamo chiamati tutti e tutte a importanti sacrifici, ma l’esigenza manifestata anche con lettere aperte, è reale. Merita dialogo, ascolto, ricerca di soluzioni e interpretazioni dei DPCM certe, almeno per il nostro territorio.

Il buon senso delegato alla singola persona la rende vulnerabile di errori e soggetto passivo in caso di controlli. È capitato anche in queste ore, secondo alcune testimonianze ricevute. Rimanere nei dintorni dalla propria abitazione per far fare qualche passo alla propria figlia o al proprio figlio è consentito? Questo comunque avviene in una troppo diffusa cultura del sospetto, alimentata dalla scelta di non ragionare in modo politico e pubblico della quotidianità. E soprattutto in caso di situazioni al limite e contestabili, a chi si deve rivolgere il genitore o comunque la persona interessata?

Non vogliamo semplificare o polarizzare le situazioni, nemmeno pensiamo sia semplice affrontarle e non ci interessano le polemiche.

Vorremmo una politica capace di socializzare i problemi e cercare le soluzioni in modo aperto.

Anche perché – concludono Bundu e Palagi – la prima fase dell’emergenza si sta trasformando e ci attendono mesi difficili. Dobbiamo essere capaci di ripensare anche alle nostre pratiche, non solo chiedere di modificare i comportamenti alla cittadinanza”

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