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Brexit, l’UE ne approfitta: le Isole Cayman finiscono nella lista nera dei paradisi fiscali

Le Isole Cayman erano attenzionate dal 2018 e una decisione sul loro status era attesa. Una coincidenza che sia arrivata appena dopo la Brexit?

Le Isole Cayman sono state inserite nella lista nera europea dei paradisi fiscali. Se la decisione sarà confermata dai Ministri delle Finanze europei la settimana prossima, si tratterà di una svolta significativa. Ogni anno l’Unione Europea perde più di 600 miliardi di euro in evasione fiscale. Tra le misure pensate per far fronte al problema è stata istituita nel 2017 una blacklist contente i paradisi fiscali. I territori in questo elenco hanno più difficoltà ad accedere ai fondi UE, e le compagnie europee che vogliono fare affari in quei luoghi devono rispettare regole più strette e sottostare a controlli più serrati.

Ad oggi la lista include Fiji, Oman, Samoa, Trinidad e Tobago, Vanuatu e tre territori USA: le Isole Samoa americane, Guam e le US Virgin Island. Se fino ad ora il Regno Unito era riuscito ad evitare che alcuni dei suoi territori finissero nell’elenco, a due settimane dalla Brexit la situazione è cambiata e gli inglesi hanno perso il loro potere contrattuale.

Nel 2018 le Isole Cayman, così come le Isole Vergini Britanniche, entrambi territori d’oltremare del Regno Unito, sono state inserite nella “lista grigia” dei paradisi fiscali: un modo per invitare le autorità locali ad adottare una legislazione conforme agli standard europei in materia di tassazione. Il sistema legale dei due arcipelaghi è distinto da quello del Regno Unito, perciò i controlli su di loro sono andati avanti (non è infatti previsto che gli Stati Membri siano attenzionati in questo senso). Ciononostante, rimanevano in qualche modo protetti dal fatto che la madrepatria fosse uno stato membro dell’Unione, e in quanto tale potesse esercitare delle pressioni per proteggere lo status delle sue diramazioni territoriali.

Ora che il divorzio tra UK e UE si è finalmente consumato, anche la bilancia di oneri e privilegi cambia i suoi equilibri. La settimana prossima i 27 ministri delle Finanze europei si incontreranno, e se decideranno di ufficializzare la decisione, le Isole Cayman saranno ufficialmente inserite nella lista nera dei paradisi fiscali; ritenute cioè non sufficientemente cooperanti con Bruxelles in materia di trasparenza fiscale.

Secondo il Tax Justice Network, questa decisione è in contrasto con il comportamento adottato fino ad ora. Il Network lascia intendere che fino ad ora l’UE ci sia andata piano con lo stilare la lista, lasciando fuori, ad esempio, i big del segreto bancario. Nel 2018 Financial Secrecy Index del TJN (l’aggiornamento al 2020 sarà pubblicato a breve), le Isole Cayman figurano terze, dopo Svizzera e Stati Uniti. Sembrava, prima di questa decisione, che oltre agli stati membri, l’UE volesse tenere fuori dalle polemiche anche “nazioni potenti o qualsiasi paradiso fiscale che conti davvero”.

Se la decisione di bollare le Cayman, non certo un pesciolino nel mondo della finanza globale, fosse confermata la settimana prossima, sarebbe un cambio di rotta positivo. “Ci aspettiamo che la lista nera aggiornata includa gli otto attuali, più Palau, Botswana, Panama e Cayman”, scrivono dal Tax Justice Network, andando così a includere più del 7% dei servizi per il segreto bancario (un passo avanti rispetto all’1% del 2018). La Turchia invece dovrebbe rimanere nella lista grigia.

Di A.C.

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