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Barbara Felleca (PD): “Fine vita: l’obbligo di legiferare”

La scorsa settimana è stata approvata alla Camera con una maggioranza larga, la legge sulla “morte volontaria medicalmente assistita” (cd. suicidio assistito).

Non è eutanasia, e sia detto per sgomberare il campo da ogni equivoco o strumentalizzazione politica.

E’ una proposta di legge – spiega la consigliera del Partito democratico Barbara Felleca – che disciplina la facoltà di richiedere assistenza medica, in modo da consentire di porre fine volontariamente ed autonomamente alla propria vita, in presenza di specifici presupposti e condizioni, così come delineati dalla Corte costituzionale n. 242 del 2019 (sentenza sul caso DJ Fabo). Questi i presupposti indicati dalla Consulta: che il richiedente abbia una malattia o una condizione non curabile, che provochi una sofferenza non sopportabile, che abbia già beneficiato delle cure palliative e che sia in grado di intendere e volere.

Apprezzo sinceramente lo sforzo della Camera di assolvere ad un compito necessario quanto difficilissimo, legiferare su un tema delicato e complesso quale è quello del fine vita; una tematica nella quale lo strumento referendario ha mostrato i propri limiti in quanto rivolto ad interferire con temi delicatissimi riguardanti la vita, la morte e le scelte di fine vita.

E sono temi, tutti, che richiedono di essere trattati con cura, in un attento bilanciamento tra interessi contrapposti, tra chi vuole difendere la libertà di scelta personale e indipendente sul proprio corpo, l’autodeterminazione dei trattamenti sanitari, e coloro invece che ritengono che la morte non è un diritto, e che essa va accolta, non somministrata.

Un bilanciamento che può e deve spettare solo al Legislatore.

Il referendum le norme le abroga, non le crea, e il quesito sull’art. 579 c.p.c. (abrogazione dell’omicidio del consenziente) e sull’eutanasia legale avrebbe condotto a sancire la piena disponibilità della vita da parte di chiunque sia in grado di prestare un valido consenso alla propria morte, senza alcun riferimento limitativo e ciò esasperando la concezione individualistica in maniera non conforme ai valori personalistici che innervano la Carta fondamentale – ecco perché il referendum abrogativo non poteva trovare legittimazione in sede di ammissibilità ed una normativa come quella dell’articolo 579 c.p. può essere ben modificata e sostituita dal legislatore, ma non puramente e semplicemente abrogata, senza che ne risulti compromesso il livello minimo di tutela della vita umana richiesto dalla Costituzione.

Ma non è compito del Giudice delle Leggi sopperire – prosegue Barbara Felleca – il vuoto normativo, di qui l’urgenza della legge.

Personalmente, attendo con fiducia il dibattito in Senato sulla proposta di legge sulla “volontaria medicalmente assistita”, certamente emendabile e perfettibile, ma che tiene insieme i valori fondamentali della costituzione di difesa della libertà individuale e del diritto alla salute.

Sarebbe inaccettabile far permanere il vuoto legislativo anche difronte a quel milione e duecentomila cittadini (in molti casi, persone che vivono in prima persona la realtà della malattia e della disabilità) che hanno utilizzato lo strumento di democrazia diretta, ed è urgente affrontare il tema del fine vita, in un serio dibattito parlamentare, da condurre con spirito autenticamente laico, lontano da pregiudizi ideologici o posizioni preconcette.

Non è mancato il coraggio nel 2017 di normare il testamento biologico, e non mancherà nel 2022 – conclude la consigliera PD Barbara Felleca – il coraggio di costruire una legge tanto voluta dalla società civile, quale quella sul fine vita”. (s.spa.)

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