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Bambine straniere bocciate, maestra scrive a ministro: “Scuola sia comunità integrante”

La maestra, che insegna nello stesso istituto del capoluogo pontino, si è rivolta anche all’ufficio scolastico regionale dopo avere espresso voto contrario rispetto alla decisione dei colleghi

LATINA – “Caro Ministro..”, potrebbe essere questo l’attacco della lettera che una maestra di una scuola primaria di Latina ha inviato al ministro dell’Istruzione Bussetti per protestare contro la decisione del consiglio di classe di bocciare due bambine. La maestra, che insegna nello stesso istituto del capoluogo pontino, si è rivolta anche all’ufficio scolastico regionale dopo avere espresso voto contrario rispetto alla decisione dei colleghi.

Maria Concetta Majmone ha spiegato così le ragioni del suo gesto: “La legge stabilisce l’ammissione alla classe successiva anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione. Lo spirito del legislatore è stato in pratica quello di considerare l’inclusione come centrale con l’indicazione di attivare, prima degli scrutini finali, tutte le misure di accompagnamento possibili per non lasciare indietro nessuno. Soprattutto in presenza di bambini svantaggiati, come è il caso di specie. I docenti della classe, in sede di scrutinio, con decisione assunta all’unanimità, possono non ammettere l’alunno o l’alunna alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione”.

Il consiglio di classe ha preso invece una linea diversa per due bambine non italiane: una e’ stata bocciata in prima, mentre un’altra è stata fermata due volte in seconda classe.

L’insegnante racconta del suo voto contrario e delle ragioni che l’hanno spinta a rivolgersi al ministro “per le gravi ripercussioni negative che avrebbe potuto avere nella vita di una bambina già svantaggiata per motivi socio-culturali una simile retrocessione nel processo formativo. La scuola dovrebbe essere una comunità integrante – prosegue l’insegnante – basata su processi formativi anche interculturali. In conseguenza di ciò, essa deve evitare esclusioni ed emarginazioni di ogni tipo e deve assicurare a tutti gli alunni pari opportunità formative, operando, se necessario, una discriminazione positiva, dando cioè di più a chi ha di meno: gli eventuali elementi di svantaggio, anche quelli di carattere etnico-culturale, non devono costituire, quindi, ulteriori ostacoli al processo formativo dei singoli, processo che deve conservare carattere di continuità evolutiva, pur avvenendo con lieve gradualità, adeguata alle caratteristiche peculiari di certe personalità”.

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