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Amianto. Amarezza e rabbia per i morti e ammalati di Casaralta, OGR e per i familiari che non vedranno riconosciuta in un’aula di giustizia la loro tragedia. Le istituzioni facciano il necessario per rivendicare giustizia, verità e impedire che continuino le esposizioni all’amianto

Il 2020 ci ha riservato una doppia notizia negativa sul fronte delle stragi causate dall’amianto. Il 18 novembre la Corte di Appello di Bologna ha assolto i dirigenti di Casaralta, già condannati in primo grado per lesioni e omicidio colposo ai danni di numerosi lavoratori malati e deceduti per avere omesso le misure di sicurezza nelle lavorazioni con l’amianto. Il 21 aprile, invece, il Gip del Tribunale di Bologna ha archiviato il procedimento del pm Ceroni dopo una lunga indagine iniziata nel 2014 contro diversi dirigenti delle FF. SS., accusati di aver causato malattia e morte di numerosi lavoratori dell’OGR, del Deposito Locomotive, della Squadra rialzo e del DLF, per l’inosservanza delle norme sulla prevenzione e protezione dei lavoratori dall’amianto, respingendo così le argomentazioni di CGIL ER, CGIL Bologna, FILT CGIL Bologna-AfeVA ER.

Il decreto di archiviazione – pur confermando l’avvenuta esposizione all’amianto, la violazione dell’azienda di tutte le norme di sicurezza e prevenzione, la correlazione fra malattie insorte ed esposizione all’amianto subita dai lavoratori, la sussistenza del nesso causale e la prova della conoscenza della pericolosità dell’amianto -, dichiara la non perseguibilità dei responsabili perché già deceduti, o in ragione della loro età, o dei brevi periodi nei quali avevano ricoperto posizioni di responsabilità, o in ragione del succedersi delle posizioni di garanzia per le quali non si può attribuire agli uni o agli altri la responsabilità dei singoli casi.

Restiamo in attesa delle motivazioni della sentenza sulle Officine Casaralta per una più compiuta valutazione. Non possiamo però rinunciare ad una critica forte sugli esiti delle procedure penali che nella nostra città hanno riguardato l’intera filiera della manutenzione dei materiali rotabili, consapevoli che la verità storica degli accadimenti e delle responsabilità risulta ampiamente provata. Manca però la necessaria sanzione dei responsabili, che avrebbe permesso di parlare di giustizia e rassicurare le vittime e la società sul certo e positivo decorso dei procedimenti giudiziari troppo spesso ormai tesi ad un impianto assolutorio. Resta invece l’amarezza di tutta la comunità, la sensazione che le ragioni dei lavoratori e delle lavoratrici passino in secondo piano, che le centinaia di morti e ammalati di Officine Casaralta, OGR e i loro familiari, non vedranno riconosciuta in un’aula di giustizia la loro tragedia, imputabile a chi (non osservando le leggi e la Costituzione) li ha costretti a un lavoro insalubre e alle conseguenze drammatiche per la salute.

Ci stringiamo attorno alle vittime, chiediamo che continui la ricerca della verità e che la rabbia che oggi sentiamo venga condivisa dalle Istituzioni alle quali chiediamo di fare il necessario per rivendicare giustizia, verità e impedire che continuino le esposizioni all’amianto. E che attorno a queste vicende continui a svilupparsi un movimento per consolidare memoria collettiva e consapevolezza sociale. A partire dalla rivendicazione alle Ferrovie dello Stato di un uso civile (dopo la necessaria bonifica) del vecchio stabilimento OGR, per farlo così diventare il luogo della memoria per le vittime dell’amianto e per chi ha operato nella manutenzione del materiale rotabile in città, nobilitandone il lavoro, le lotte, il sacrificio.

Come CGIL ER, CGIL Bologna e AFeVA ringraziamo i legali che hanno condotto la battaglia giuridica. Continueremo a supportare i lavoratori e le persone esposte all’amianto, sia nella loro tutela giuridica per la ricerca della giustizia, sia nella rivendicazione dei loro diritti, per un ambiente libero dall’amianto.

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