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Allevamenti, indagine Greenpeace: documento “scientifico” redatto da lobbisti dell’industria zootecnica per impedire riduzione del consumo di carne in Europa

I lobbisti europei dell’agribusiness sfruttano un documento chiamato “Dichiarazione di Dublino” per fare pressione sull’Unione Europea contro le misure di riduzione del consumo di carne nelle politiche sulla salute e sulla sostenibilità: a svelarlo è un’indagine di Unearthed, il team di giornalismo investigativo di Greenpeace, secondo cui la dichiarazione, benché sottoscritta da scienziati, è stata redatta da gruppi e consulenti dell’industria zootecnica. In Italia, in particolare, la Dichiarazione di Dublino è stata ampiamente propagandata da Carni Sostenibili, che riunisce tre associazioni di categoria: Assocarni, Ass.i.ca. e Unaitalia. 

La Dichiarazione di Dublino, pubblicata nell’ottobre 2022 dall’agenzia governativa irlandese per l’agricoltura Teagasc, sostiene che la zootecnia sia «troppo preziosa per la società per diventare vittima di semplificazioni, riduzionismo o fanatismo» e sottolinea i benefici nutrizionali e ambientali derivanti dal consumo di carne. Oltre a ottenere un’ampia copertura mediatica, il documento è stato utilizzato anche per fare pressioni dirette sul Commissario europeo per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, il quale sarebbe alla ricerca di «supporto scientifico per contrastare il Green Deal e i piani dell’UE per ridurre il numero di animali allevati». Tanto che il suo stesso team ha descritto la Dichiarazione di Dublino come «il primo contributo scientifico utilizzabile ricevuto in quattro anni di lavoro della Commissione».

Al Congresso mondiale della carne tenutosi nei Paesi Bassi a inizio ottobre, l’autore principale della Dichiarazione di Dublino, il dottor Peer Ederer (consulente agroalimentare ed “economista finanziario” che definisce il veganismo «un disturbo alimentare che richiede un trattamento psicologico»), ha rivelato a una platea di leader dell’industria zootecnica di usare «aggressivamente» gli «strumenti scientifici» come la Dichiarazione di Dublino per fare pressioni sui politici in materia di carne e politiche zootecniche.

«Secondo la più accreditata ricerca scientifica, l’allevamento impiega l’83% della superficie agricola mondiale per produrre solo il 18% delle calorie che consumiamo, generando di contro il 60% delle emissioni di gas serra dell’agricoltura. In Europa il settore zootecnico è responsabile di quasi il 90% delle emissioni di ammoniaca che l’agricoltura immette nell’atmosfera e dell’80% della dispersione di azoto. Questi sono i fatti concreti che l’industria della carne cerca di nascondere», dichiara Marco Contiero, responsabile Agricoltura di Greenpeace UE. «Continuare a opporsi alla necessaria riduzione della produzione e del consumo di carne significa sostenere la deforestazione, causare un’enorme perdita di biodiversità e aggravare la crisi climatica. Come se non bastasse, il sistema che la lobby della carne difende strenuamente sta letteralmente eliminando le piccole e medie aziende agricole europee all’incredibile ritmo di mille al giorno».

Le mail, i verbali delle riunioni e gli altri documenti ottenuti attraverso le richieste di accesso agli atti da parte di Greenpeace rivelano che la Dichiarazione di Dublino è nata come una presa di posizione dell’industria della carne, scritta da consulenti del settore agroalimentare e usata da agenzie di pubbliche relazioni e lobbisti per bloccare le politiche europee a tutela della salute e dell’ambiente.

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