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Al Civico Museo Sartorio inaugurata la mostra “Eterno femminino

Questa mattina (21 dicembre) al Civico Museo Sartorio, in largo Papa Giovanni XXIII, alla presenza dell’assessore alla Cultura Giorgio Rossi, del responsabile dei Musei Storici e Artistici del Comune di Trieste, Stefano Bianchi, della conservatrice del Museo Sartorio Michela Messina e delle curatrici della mostra, Alessandra Tiddia, Federica Luser, si è svolta l’inaugurazione della mostra “Eterno femminino. Arte a Trieste tra fascino e discrezione 1900 – 1940”.

La mostra, promossa dall’Assessorato alle Politiche della Cultura e del Turismo-Servizio Promozione Turistica, Musei, Eventi culturali e sportivi-P.O. Musei Storici e Artistici del Comune di Trieste, e realizzata da Trart-Società cooperativa di servizi culturali, a cura di Alessandra Tiddia, Federica Luser e Michela Messina, riunisce nel Museo Sartorio una trentina di ritratti di donne triestine dei primi decenni del ‘900.

“Oggi inauguriamo questa bellissima mostra al Museo Sartorio Eterno femminino. Arte a Trieste tra fascino e discrezione 1900 – 1940 e, ormai con l’assessore Giorgio Rossi, abbiamo perso il conto del numero degli allestimenti inaugurati in questi giorni – ha esordito il responsabile dei Musei Storici e Artistici del Comune di Trieste, Stefano Bianchi -. Questa mostra è frutto di un lavoro di squadra iniziato già l’anno scorso con Trart-Società cooperativa di servizi culturali, a cura di Alessandra Tiddia, Federica Luser, con cui abbiamo realizzato l’anno scorso la mostra su Marussig. Quest’anno seguendo lo stesso filone e con la formula che mette assieme le collezioni civiche con importanti collezioni private, la collezione Fondazione CRT preziosissimo sponsor, e una serie di prestatori che preferiscono rimanere anonimi, abbiamo realizzato questa mostra”.

“Il titolo dato alla mostra ‘Eterno femminino. Arte a Trieste tra fascino e discrezione 1900 – 1940′ – ha detto l’assessore alla Cultura Giorgio Rossi – è appropriato, perché oltre a descrivere due caratteristiche della bellezza femminile, in particolare delle ‘mule’ triestine, descrive anche due caratteristiche della nostra città, affascinante e discreta e mai volgare”.

“Il 2023 è stato per noi un anno di grandi risultati, e il 2024 sarà sicuramente migliore. L’incredibile aumento di visitatori è dovuto al grande e importante lavoro svolto in questi ultimi anni. Cercheremo – ha continuato Giorgio Rossi – di conservare il significativo riconoscimento che Il Sole 24 ore ci ha dato, collocandoci al primo posto in Italia come cultura e tempo libero. Dobbiamo fare della cultura la nostra arma vincente”

I dipinti provengono dalle collezioni del Museo Sartorio, dal Museo Revoltella e da collezioni private di Trieste, tra cui la collezione d’arte della Fondazione CRTrieste, e vogliono offrire uno sguardo particolare su Trieste, attraverso alcune opere dei suoi migliori artisti del secolo.

Una galleria di ritratti femminili propone una Trieste osservata nelle sue pieghe più intime, nei volti e nei corpi di donne di quella borghesia cosmopolita e pluriconfessionale che ha contribuito alla crescita economica e culturale della città nel diciannovesimo secolo e nel primo ‘900.

Il soggetto della mostra è il mondo femminile, l’eterno femminino. Il focus è su quelle donne triestine i cui sguardi, pose, movenze riflettono la caratteristica principale per cui sono conosciute: quel fascino discreto ma volitivo legato al loro essere indipendenti e sicure di sé. Una sorta di proiezione della coscienza segreta delle donne, ritratte nella loro diversità: muse, amiche, mogli, amanti, donne bellissime e sfrontate, provocanti e soddisfatte, timide e riservate, specchio della Trieste di allora. Un fascino discreto, enigmatico e ambiguo a volte, colto nella mondanità e nel segreto delle stanze.

Franco Asco, Antonio Camaur, Glauco Cambon, Bruno Croatto, Cesare Cuccoli, Oscar Hermann Lamb, Mario Lannes, Pietro Lucano, Giannino Marchig, Piero Marussig, Giovanni Mayer, Argio Orell, Gino Parin, Nino Poliaghi, Arturo Rietti, Ruggero Rovan, Edgardo Sambo, Carlo Sbisà, Cesare Sofianopulo, Vito Timmel, Carlo Wostry sono gli autori delle opere scelte per questa esposizione.

L’arco temporale in cui sono state realizzate le opere si concentra sui primi quattro decenni del XX secolo, anni particolari e di grandi cambiamenti, sospesi tra euforia e dramma a causa delle trasformazioni epocali di una città che, dopo la Prima Guerra Mondiale, vede il proprio mondo sgretolarsi e poi ricostruirsi in forme e modi diversi. Diverse ed eterogenee sono le sensibilità artistiche e i linguaggi espressivi che, pur strettamente determinati da un’esigenza di realtà – una costante dell’arte a Trieste per tutto il ‘900 – oscillano tra i riferimenti simbolisti e postimpressionisti e le atmosfere legate al mondo del Déco come a quelle del Realismo Magico.

Ma ciò che raccorda queste raffigurazioni del femminile, il comune denominatore delle opere selezionate, sta in quell’equazione sottile, talvolta celata, altre volte più manifesta fra queste figure e Trieste, quel fascino discreto e perturbante, quella “scontrosa grazia” che affiora nelle pose, nelle espressioni dei volti, ma anche in uno sguardo, nel rapporto fra l’effigiata e il contesto, spesso espresso da un dettaglio o raccontato nello spazio della tela e che riflette l’immagine di un’essenza sottile, quella di una città controversa: Trieste, appunto.

Scultura e pittura si intrecciano nelle splendide sale del Museo Sartorio, luogo ideale per l’esposizione di questi capolavori della scuola triestina che negli interni di una dimora storica vengono idealmente restituiti all’atmosfera per i quali erano stati concepiti.

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