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A Milano il primo Starbucks d’Italia, tra soddisfazioni e polemiche

Tra l’entusiasmo e il fermento dei visitatori, c’è anche chi non si ferma alla sfavillante architettura: il Codacons segnala lo Starbucks milanese all’Antitrust.

Cara Italia, habemus Starbucks! Finalmente anche la penisola ha il suo punto vendita della catena di caffè più famosa del mondo, tappa obbligatoria per ogni giovane viaggiatore che visita un paese straniero. Ieri ha aperto ufficialmente le porte al pubblico il primo Starbucks italiano, ma questo non è il suo unico primato. È anche la prima “Reserve Roastery” d’Europa, cioè un locale di fascia alta in cui “vivere l’esperienza multisensoriale del caffè”, per usare le parole di Howard Schultz, ex ad di Starbucks. L’imponente edificio di Starbucks si erge in piazza Cordusio, a Milano, e per il secondo giorno di fila i cittadini assistono e partecipano a lunghe file per potervi accedere.

Non è tutto oro quello che luccica, però. Secondo il Codacons, infatti, i prezzi del nuovo locale Starbucks sono “lontanissimi dalla media praticata a Milano per i medesimi prodotti, dove per un espresso si spende in media 1 euro e 1,30 euro per il cappuccino”, mentre nel locale del marchio americano un espresso costa 1,80 euro, un cappuccino 4,50 euro e un caffè americano 3,50 euro. “Si tratta di tariffe senza dubbio fuori mercato”, sostiene il Codacons, “che possono rappresentare un danno per gli utenti italiani che vogliono provare l’esperienza di consumare un caffè da Starbucks, e devono sottostare a listini decisamente elevati”. Per questo il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori ha chiesto alle autorità Antitrust di verificare “la correttezza della pratica commerciale posta in essere da Starbucks nel primo store milanese”.

La denuncia del Codacons si riferisce ai “prezzi fuori mercato” praticati dal locale.

Il giorno prima dell’apertura ufficiale del primo Starbucks d’Italia, sono stati pubblicati anche i listini dei prezzi dei prodotti del marchio statunitense. Così l’associazione italiana dei consumatori ha subito notato la differenza tra i costi di Starbucks e i prezzi medi milanesi per i medesimi prodotti. Nel locale appena aperto i prezzi per un caffè sono poco meno del doppio della media, mentre per un cappuccino la differenza sale a più di tre volte tanto. Nell’interesse dei consumatori italiani, quindi, il Codacons ha chiesto all’Antitrust di verificare la correttezza delle tariffe imposte.

Bisogna tener presente, però, che lo Starbucks milanese non è un semplice “bar”. Si tratta della prima “Reserve Roastery” d’Europa, che attirerà potenzialmente non sono visitatori da tutta Italia, ma anche dagli altri Stati Membri dell’Unione. Il caffè dentro una “Reserve Roastery” viene offerto in numerose varianti, viene tostato al momento e il personale è pronto e preparato a soddisfare le curiosità del cliente sulla bevanda e la sua preparazione. L’esperienza Starbucks milanese è un vero e proprio viaggio sensoriale nel mondo del caffè. Inoltre, da sempre, il locale del marchio americano non è solo un luogo in cui gustare un caffè o una colazione: andare in uno Starbucks significa godere del Wi-Fi gratuito, rilassarsi su un comodo divano, lavorare al computer, sfogliare un giornale, bevendo anche un caffè. L’obiettivo è “condividere esperienze diverse rispetto al caffè”, spiega Giampaolo Grosso, general manager del locale di Milano.

Un luogo a metà tra fantasia e realtà: il locale si ispira alla “Fabbrica di Cioccolato”

“Un sogno che dopo 35 anni diventa realtà. Starbucks Reserve™ Roastery Milano, la nuova coffee experience nel cuore della città”, si legge sulla pagina Facebook di Starbucks Reserve Roastery Milano. “Quando 4 anni fa abbiamo aperto il primo Reserve Roastery a Seattle mi sono ispirato proprio a Willy Wonka: lui mi ha dato l’idea di un ambiente che portasse le persone in un luogo diverso, in cui vivere l’esperienza multisensoriale del caffè”, racconta Howard Schultz, ex amministratore delegato di Starbucks che ha portato la catena alla grandezza. I clienti in fila per accedere al nuovo locale della sirena verde sono curiosi prima di entrare, e soddisfatti dopo la consumazione.

“Il concept della Roastery è diverso da quello normale americano, hanno voluto rispettare la cultura italiana del caffè, e quindi sono curiosa di vedere come hanno realizzato il tutto”, confessava ieri una ragazza in fila. “Dobbiamo solo essere felici se qualcuno investe tanti soldi da noi”, ha aggiunto un’altra. “È moderno, piace ai giovani e il caffè secondo me è anche buono”, racconta una cliente appena uscita dal primo Starbucks d’Italia. Nel mondo della politica, però, c’è anche chi si pronuncia contrario alla multinazionale americana del caffè. “Mi chiedo come si faccia a preferire le loro bevande al nostro caffè espresso invidiato in tutto il mondo”, scrive Giorgia Meloni. “Due ore di coda per un caffè da Starbucks? Ma nemmeno se mi pagano!”, rincara Matteo Salvini.

Ciascuno può avere la sua idea sui prezzi, i tempi e l’idea di Starbucks. Tuttavia, è innegabile che il nuovo locale milanese attirerà turisti di tutto il mondo. È certamente un evento di grande importanza, eco di una globalizzazione che avvicina e permette la condivisione e la mescolanza di tecniche e tradizioni. È altrettanto vero, però, che il caffè è sempre stato un motivo di vanto e orgoglio per gli italiani, e per alcuni può risultare sgradevole che una multinazionale americana venga ad “insegnarci” come si fa. Entrambe le posizioni nei confronti del primo Starbucks italiano sono comprensibili, ma la catena americana sembra già decisa a conquistare la penisola. L’azienda, infatti, ha già previsto l’apertura di altri due store a Milano, e due a Roma. Se le aspettative saranno confermate, presto potremmo avere un centinaio di locali Starbucks in Italia.

Di A.C.

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