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M5S: voto su Rousseau per confermare Di Maio capo politico

Domani su Rousseau si vota per confermare Luigi Di Maio come capo politico del Movimento 5 Stelle.

Sul Blog delle Stelle, dopo l’imbarazzante risultato ottenuto alle elezioni europee dai pentastellati, compare un post, scritto da Luigi Di Maio, capo politico del Movimento. All’interno di questo post, si annuncia una votazione per mettere in discussione la leadership di Di Maio. Ma come si è arrivati a questo punto? Andiamo con ordine.

Galeotto fu il post

Luigi Di Maio ha condiviso su Facebook il post del Blog delle Stelle in cui parla del voto che metterà in discussione il suo ruolo di capo politico del Movimento. “Chiedo di mettere al voto degli iscritti su Rousseau il mio ruolo di capo politico, perché è giusto che siate voi ad esprimervi. Gli unici a cui devo rendere conto del mio operato.

Nelle ultime quarantotto ore hanno detto di tutto contro di me. Dichiarazioni di ogni tipo da ogni parte. Ho letto anche i vostri tantissimi messaggi. Alcuni di incoraggiamento, altri che mi hanno fatto riflettere. E di questo vi ringrazio.

La vita, per ognuno di noi, è fatta di diritti e doveri. Non scappa nessuno. Non mi sono mai sottratto ad alcuna responsabilità, in questi anni ci ho sempre messo sempre la faccia.

Prima di ogni altra decisione, oggi ho anche io il diritto di sapere cosa ne pensate voi del mio operato. Voglio sentire la voce dei cittadini che mi hanno eletto capo politico qualche anno fa. Quindi a voi la parola.” Gli iscritti a Rousseau saranno chiamati a rispondere al seguente quesito: “Confermi Luigi Di Maio come capo politico del Movimento 5 Stelle?”. Le votazioni saranno aperte dalle 10 alle 20 di domani, 30 maggio.

Europee: l’inizio della fine

Dopo le elezioni europee di domenica 26 maggio, il Movimento ha conquistato un misero 17,1%. Battuto da Pd e Lega, suo alleato al governo, non è riuscito neanche a creare un gruppo in parlamento con gli alleati che aveva faticosamente cercato. Negli scorsi mesi, Luigi Di Maio aveva incontrato i leader del partito nazionalista polacco Kukiz15, quello del finlandese Liike Nyt, l’estone di Elurikkuse Erakond e il leader del partito greco Akkel. L’unico ad essere rimasto in campo è il partito croato di Zivi Zid, con un solo eurodeputato. Se la situazione a livello europeo è svilente, anche quella nazionale lascia al quanto a desiderare. Il contratto che tiene in piedi il governo gialloverde sta vacillando, Già, perché il Movimento 5 Stelle sta perdendo consensi che vanno o a favore della Lega, oppure tornano alla sinistra da cui erano scappati. Negli scorsi mesi, Matteo Salvini si è dimostrato una figura chiave a livello governativo. Tanto che Conte sembrava essere al governo per caso. Dopo la diffusione dei risultati delle europee, Di Maio ha partecipato ad una conferenza stampa al Mise, sottolineando che “La nostra gente non è andata votare ma la gente ora attende risposte: ci sono promesse da mantenere”. Non solo, ci sono ancora degli obiettivi da portare avanti. Come la questione delle tasse, il salario minimo e i diritti sociali. Inizialmente, non era neanche in discussione il ruolo di capo politico del Movimento. Poi però ci sono state delle dichiarazioni che hanno movimentato lo scenario.

L’ultimatum di Matteo Salvini

Dopo i risultati delle europee, Salvini ha fatto una diretta Facebook in cui annuncia: “Entro l’estate voglio un sì concreto su autonomie, sblocca cantieri, riduzione delle tasse, Tav e riforma della giustizia, oltre che sulla sicurezza già nel cdm di mercoledì. Altrimenti per me è inutile restare insieme al governo, si può anche tornare al voto”. Questa è la strategia che Salvini ha deciso di mettere in campo con Giancarlo Giorgetti e lo stato maggiore del partito prima di lasciare Milano per tornare al Viminale. Dopo questa dichiarazione, è chiaro che il governo sia diviso più che mai. Ormai è emersa la figura di Salvini come leader, evidenziando come, da sempre si trattasse di un’alleanza impari. Il Movimento 5 Stelle era solo uno strumento per consolidare la forza verde e permettergli di andare avanti.

Il passo indietro

In un’intervista a RTL 102.5, Salvini ha dichiarato che in realtà, non aveva alcuna intenzione di lanciare ultimatum. “Fino a venerdì ero una via di mezzo fra un cretino, un razzista, un fascista, un ignorate, un quasi nazista, un amico degli evasori fiscali, dei corrotti e dei corruttori. Sono una persona normale con delle proposte normali.” Parlando del titolo di Repubblica del 28 maggio, con riferimento all’ultimatum a Di Maio, Salvini ha replicato dicendo: “Ultimatum di 30 giorni a Di Maio? Ma no, figuriamoci, non ho dato nessun ultimatum”. Forse non un ultimatum, ma comunque ha fatto capire all’altro vice-premier che la situazione non può continuare ad andare avanti così. È necessario prendere delle decisioni su dei punti del contratto di governo che rimangono ancora molto dibattuti.

I punti di attrito e i commenti sul blog

Il fatto che l’alleanza Lega-Movimento non fosse tutta rose e fiori era già stato osservato diversi mesi fa. In particolare, tra le note dolenti ci sono sempre state la questione migranti, la Tav, e la legittima difesa. Già con il divorzio social tra i due vice premier si pensava che la liaison politica tra Di Maio e Salvini fosse finita. Il voto sulla piattaforma Rousseau sottolinea come anche la situazione all’interno del Movimento stia precipitando. Da che Di Maio veniva difeso dagli elettori come un sol uomo, adesso la situazione è diversa. Le sconfitte in Abruzzo e in Sardegna hanno cominciato a intaccare la sicurezza del Movimento, poi la Waterloo alle europee. Certo, storicamente i pentastellati fanno molta fatica ad affermarsi durante elezioni secondarie come le amministrative e le europee. I commenti al post di Maio, in cui annuncia la votazione su Rousseau non sono solo di plauso per la sua capacità di mettersi in discussione e imparare dai suoi errori. C’è chi lo invita alle dimissioni e lo considera peggiore di Matteo Renzi, perché almeno Renzi dopo la sconfitta se ne è andato. Non solo, viene detto che, a livello politico, Salvini è nettamente superiore rispetto a Di Maio. Altri ancora si sentono presi in giro, perché votare, quando chiaramente non c’è un’alternativa preferibile? Non è che forse i piani alti del Movimento non sanno cosa fare? E così, la leadership conferita a Di Maio dal popolo del Movimento 5 Stelle inizia a vacillare.

Sviluppi futuri

Oggi il premier Conte incontrerà separatamente i due vicepremier per capire come gestire la situazione attuale. Rimangono alcune domande fondamentali. Se Di Maio dovesse perdere il ruolo di capo politico dei 5 Stelle, che prenderebbe il suo ruolo e che effetto avrebbe questo cambiamento sul governo? Purtroppo è impossibile prevedere una risposta. Per capire cosa succederà al Movimento 5 Stelle è necessario aspettare i risultati delle votazioni.

A cura di B.P.

 

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