ITALIA

dall'

Solo notizie convalidate
[wpdts-weekday-name] [wpdts-date]

EDIZIONI REGIONALI

Solo notizie convalidate

EDIZIONI REGIONALI

Quirinale – Il giorno di Mattarella, la scommessa di Renzi

Roma – Alle 12.30 del 31 gennaio 2015 è ancora il corso la quarta votazione, a Camere riunite, per l'elezione del successore di Giorgio Napolitano al Quirinale. Secondo le previsioni, potrebbe essere la volta buona, specialmente perché il premier Matteo Renzi incassa l'appoggio del Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano, oltre a quello di Area Popolare.
Alfano fa marcia indietro, non si sa per quale arcano motivo, ma non certo perché, stando ad alcune fantasiose ricostruzioni, Renzi avrebbe politicamente “ricattato” NCD dopo che il ministro dell'Interno ha criticato il metodo dell'elezione del presidente della Repubblica. Come conseguenza, NCD mostra incrinature al proprio interno, a partire da Maurizio Sacconi che rassegna le dimissioni da capogruppo al Senato, per proseguire con Barbara Saltamartini che abbandona il ruolo di portavoce ufficiale.
NCD e UdC, in pratica Area Popolare, si aggiunge quindi al sostegno di PD, Scelta Civica, Per l'Italia e SEL e, a questo punto, non dovrebbero esistere ostacoli per fare entrare Sergio Mattarella al Quirinale, nonostante l'opposizione di Forza Italia, che critica aspramente il “tradimento” del Patto del Nazareno.
I deputati e i senatori di Forza Italia hanno già annunciato scheda bianca, in linea con quanto espresso dal capogruppo al Senato, Paolo Romani.
Sullo sfondo, Lega Nord che porta avanti la candidatura di Vittorio Feltri, come ha confermato Luca Zaia dopo la conclusione della riunione dei Grandi Elettori del partito.
Il Movimento 5 Stelle, da parte sua, insieme ad Alternativa Libera, continua a sostenere Stefano Rodotà, che nelle precedenti sessioni per l'elezione, era quello con il più alto numero di preferenze (120), rispetto allo stesso Mattarella che era fermo a 4 voti.
Il fatto è che nella quarta votazione, sarà sufficiente la maggioranza assoluta delle preferenze, con 505 grandi elettori favorevoli su un totale di 1009.
Renzi sembra aver vinto la scommessa. Di fatto bisogna riconoscerne l'abilità politica e diplomatica, per essere riuscito ad imporre una propria scelta al primo tentativo, quando i grandi della politica, che da decenni ormai fanno parte integrante del mobilio del Transatlantico, sono stati costretti a confermare un secondo mandato per Giorgio Napolitano, per non essere stati in grado di trovare un accordo, lo scorso anno. Con Sergio Mattarella vince Matteo Renzi, e con la vittoria di Matteo Renzi perdono gli italiani, ancora una volta messi di fronte al fatto compiuto.
Viene da chiedersi come mai, dal momento che il presidente della Repubblica è, per definizione della Costituzione, definito “primo inter pares” e quindi rappresentante della popolazione, non debbano essere i cittadini a decidere quale candidato sia idoneo ad occupare le stanze del Quirinale. Quella che dovrebbe essere l'espressione della volontà popolare, di fatto è l'espressione di accordi politici per avere l'uomo adatto ad amministrare non il Paese, bensì il Parlamento, ovvero che sia “super partes” rispetto alle beghe intestine di un partito nei confronti di un altro.
La giostra non cambia, non cambiano neanche i suonatori, e di conseguenza non cambia la musica.
Ci si chiede solo perché, visto che il nome del candidato numero uno era già deciso a priori, ancora prima di iniziare la vergognosa fiera delle votazioni senza esito, non si sia evitato al Paese una ignobile esibizione e un dispendio di risorse e di tempo. Una commedia data in pasto ai media della comunicazione e, di riflesso, agli italiani, che abbassa ancora, se mai sia possibile, il livello di credibilità della classe politica, nella quale poi continuano ad essere presenti, e con poteri decisionali, elementi che non dovrebero avere voce in capitolo, a seguito di condanne definitive e sentenze che stabiliscono interdizioni dai pubblici uffici.
Una dimostrazione che spiega, senza ulteriore bisopno di chiarimenti, perché si sia creato un abisso fra la strada e il palazzo, al confronto del quale la Fossa delle Marianne sembra una pozzanghera. Un abisso ormai senza speranza di essere colmato (sempre che ci sia l'intenzione di provarci…)

Facebook