Fa quanto meno riflettere la dichiarazione del ministro Delrio inmerito alla formazione di un non meglio definito “veicolo europeo comprendente assets pubblici a garanzia per ridurre il debito pubblico di almeno il 25% e fino al 30%”. Il problema è che non viene chiarito il modo in cui dovranno essere restituiti i soldi presi a prestito.
Gli economisti e gli addetti ai lavori lanciano l'allarme: la dichiarazione di Delrio non sarebbe che una inevitabile trappola, in quanto l'Italia ha già il proprio “veicolo europeo”, che si chiama Cassa Depositi e Prestiti, costituito appunto per la gestione dei fondi, ma che non vede i propri debiti consilidati nel bilancio statale. Molti dicono che tutto questo significherebbe andare manifestamente contro gli interessi europei che sono finalizzati a mettere termine agli assets nazionali. In sostanza, l'idea sarebbe quella di mettere a disposizione di uno strumento non italiano gli immobili di pregio del nostro Paese, oltre alla riserva aurea della Banca d'Italia (i cui proprietari per legge sono i cittadini) e le quote di aziende a partecipazione statale.
L’Italia deve certamente percorrere tale strada ma con un veicolo proprio, italiano, ossia la CDP, ente che per altro è ben capitalizzato dal risparmio postale (ergo, le aziende all’interno del perimetro verrebbero scambiate con i crediti postali degli italiani, essi stessi oltre tutto remunerati ad un tasso inferiore a quello dei BTP). Ed in ogni caso le aziende di stato sistemiche (ENI, Enel, Finmeccanica su tutte) che, guarda caso, rendono all’azionista ben più del tasso dei BTP a 10 anni, dovrebbero comunque restare in mano statale.