ITALIA

dall'

Solo notizie convalidate
[wpdts-weekday-name] [wpdts-date]

EDIZIONI REGIONALI

Solo notizie convalidate

EDIZIONI REGIONALI

Le sterline della Gestapo

La vicenda prende spunto dall’indagine che il giornalista Wolfgang Lohde, reporter del celebre settimanale tedesco Stern, compie nel dicembre 1958 nei pressi del lago Toplitz, vicino a Bad Aussee, una cittadina di circa 15mila abitanti nel cuore delle Alpi austriache, su un centro di ricerche segreto che i tedeschi avevano installato durante la guerra per condurre esperimenti sull’acqua pesante, uno degli elementi base dell’arma atomica, in realtà più che mai deciso a fare luce sul mistero che circonda i tesori nascosti dai nazisti. La rivista Stern aveva infatti raccolto diversi indizi, mai del tutto comprovati, che sul fondo del lago sarebbe stata nascosta buona parte dei tesori depredati nell’Europa occupata.
Che la vicenda sia vera o meno è altrettanto dubbio, e gli storici sono divisi in proposito, ma resta il fatto che sono almeno 23 le morti violente legate più o meno direttamente con la intricata questione.
Andando a ritroso nel tempo, l’ultima vittima è il diciannovenne Alfred Egner, il cui corpo è rinvenuto ad una profondità di circa 70 metri, con il respiratore tranciato di netto da una lama tagliente, in mezzo a casse ermeticamente chiuse, residuati bellici e tronchi d’albero.
Wolfgang Lohde riesce a rintracciare un tale Herr Zenzi, che pare avesse preso parte all’allestimento del laboratorio segreto e che usava trascorrere le vacanze proprio a Bad Aussee. Dopo aver parlato con il signor Zenzi, riparte da Toplitz per Amburgo, per cercare un tale professor Determan, impiegato alla locale scuola di ingegneria. Durante il colloquio, Determan rivela che, durante l’ultimo periodo di guerra, le SS avevano caricato una trentina di casse su un barcone quindi le avevano gettate in acqua proprio in mezzo al lago, dove la profondità arriva a 80 metri e oltre.
Che ci fosse qualcosa in fondo al lago, ormai Lohde lo aveva appurato, ma cosa? A questo punto sarebbe stato necessario allestire una spedizione organizzata per scendere sul fondo con potenti riflettori, subacquei professionisti, attrezzature per il recupero, telecamere e via dicendo. Il 23 luglio 1959 la rivista Stern decide di finanziare la spedizione.
I primi giorni sono infruttuosi, le telecamere subacquee riprendono solo fondali melmosi, poi, dopo una settimana, sono localizzate sette grandi casse, che vengono segnalate con una barca ancorata sulla perpendicolare. Wolfgang Lohde insiste per il recupero immediato, ma l’équipe di specialisti non può procedere senza l’autorizzazione delle autorità austriache. La richiesta è inoltrata secondo i canali ufficiali, ma per diversi giorni non si ha nessuna risposta, intanto, la notizia si era diffusa e sulle sponde del lago cominciano ad arrivare fotografi, giornalisti da diversi paesi e una gran folla di curiosi.
Nel frattempo, pare che alcuni non identificati personaggi abbiano cercato di dissuadere Lohde dal continuare le ricerche, con promesse di una residenza di lusso e appezzamenti di terreno in Guatemala. La gente del posto commenta l’accaduto con allusioni del tipo “…meglio godersi la vita in una villa con piscina che fare la fine di quelli che si trovano in fondo al lago…” ma tutto ciò non fa che stimolare il giornalista, che così ha ripetute conferme e decide di proseguire, prendendo le dovute precauzioni: mai lavorare solo, fare molta pubblicità all’avvenimento e rimanere al centro dell’attenzione. Solo così avrebbe potuto smascherare l’eventuale assassino, o gli assassini, dei malcapitati che avevano intrapreso indagini e inoltre, se gli fosse capitato un qualche improvviso “incidente”, la grande pubblicità fatta sull’avvenimento avrebbe sicuramente attirato l’attenzione della polizia.
Passano un paio di giorni e, una mattina, ci si accorge che il cavo della barca ancorata sulla perpendicolare è stato tagliato ma, a causa della totale assenza di vento, non si era spostata né, come probabilmente speravano gli autori del sabotaggio, si era rovesciata. Intanto, dopo altri giorni di attesa, finalmente arrivano i permessi necessari.
Una nuova e più particolareggiata immersione con telecamere rivela un nuovo fatto: il lago ha una sorta di doppio fondale, cioè, a circa 40 metri di profondità vi è una piattaforma formata da un intricato groviglio di tronchi d’albero e detriti depositati dai torrenti che confluiscono nel lago Toplitz. Le sette casse sono appoggiate su questa piattaforma che quindi ha un equilibrio instabile e avrebbe potuto precipitare al minimo scossone o tentativo di alterare la quiete della profondità. Se ciò si fosse verificato, le casse sarebbero finite sul fondo a circa 40 metri più sotto e nulla avrebbe garantito il recupero. Si procede con estrema cautela: i subacquei riescono a legare una prima cassa senza apparenti danni, quindi si comincia a farla risalire lentamente in superficie. Mentre si cerca di issare la cassa ricoperta di incrostazioni sul barcone d’appoggio, questa si sfascia improvvisamente sotto gli occhi di Lohde e dei suoi collaboratori, lasciando fuoriuscire numerosi pacchetti di banconote in gran parte corrose dal tempo e dall’acqua. In seguito a controlli approfonditi, ci si accorge che sono biglietti da cinque sterline inglesi. Lo stesso Lohde si immerge insieme all’équipe di subacquei e solo allora si constata che ogni cassa è saldamente fissata al fondo con la tecnica di ancoraggio delle mine sottomarine. Era necessaria una attrezzatura completa da palombaro per recidere i cavi di ancoraggio e permettere il recupero delle casse.
Dopo numerosi tentativi, l’operazione riesce e la prima cassa viene issata sulla piattaforma del pontone d’appoggio nella tarda mattinata del 28 luglio. Misura circa 1.80 metri di lunghezza, una larghezza di mezzo metro e un’altezza di quasi un metro e, una volta aperta, al posto dei lingotti d’oro e valori che ci si aspettava di trovare, al suo interno si trovano altri numerosi pacchetti di banconote inglesi, per un valore di svariate migliaia di sterline. Ad un nuovo esame le sterline sono chiaramente identificate come false e solo allora Lohde fa riferimento ad un’operazione segreta che Hitler aveva ordinato per tentare di sconvolgere l’economia di guerra britannica. La seconda cassa recuperata viene aperta e dentro si trovano diverse piastre di rame, gli stampi serviti per coniare le banconote. Alcuni di esse sono sorprendentemente ben conservate e permettono di notare la perfezione e la dovizia di particolari con cui era stata realizzata l’incisione. Talmente perfetta che solo gli esperti della Banca d’Inghilterra avrebbero potuto distinguerla da quella autentica e, di sicuro, dopo non pochi controlli. In altre tre casse recuperate sono rinvenuti numerosi microfilm e negativi di fotografie appartenuti all’archivio dell’SD-Estero, comandato da generale Walter Schellemberg.
Da qui ha inizio la ricostruzione della vicenda, prima di tutto con una serie di interrogativi: possibile che il giovane Alfred Egner e le altre vittime scomparse nelle acque del lago, siano stati uccisi solo per un mucchio di false sterline ? Qual’era il vero segreto che gli invisibili “guardiani” del lago Toplitz cercavano di mantenere, anche a costo di uccidere senza il minimo scrupolo ?
Per tentare di risalire all’origine del mistero, bisogna ripercorrere la storia delle false sterline: è il settembre 1940, la guerra è in pieno svolgimento e le armate tedesche hanno invaso ormai buona parte d’Europa, ma la campagna contro la Gran Bretagna è stata fermata dall’invincibilità della Royal Air Force e non era stato possibile avviare l’operazione Leone Marino. Si doveva trovare un altro modo per piegare l’Inghilterra, per costringerla alla pace e dedicarsi indisturbati all’espansione verso est. In quel periodo, il comandante dell’Ufficio VI dell’RSHA (ReichShicherheistsHauptAmt, Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich, che riuniva sotto la direzione di Reinhard Heydrich tutti i servizi di informazione, polizia e spionaggio) è diretto, a Vienna, da Wilhelm Hottl, che è convocato dall’ispettore generale dell’SD (Sicherheistsdienst, servizio di sicurezza delle SS) nella capitale austriaca, SS-Brigaderfuhrer Rasch, il quale fa giurare a Hottl il massimo segreto, quindi gli assegna una missione per conto del comandante in capo Heydrich: quattro settimane di tempo per compilare un dettagliato rapporto sulla vicenda dei falsi franchi francesi stampati in Ungheria nel 1925.
Wilhelm Hottl inizia il lavoro consultando numerosi documenti e stampe d’epoca alla Biblioteca Nazionale di Vienna e a poco a poco ricostruisce la vicenda: nel 1925 i capi del movimento irredentista ungherese avevano tentato di mettere in circolazione dei falsi franchi francesi ma gli esperti della Banca Nazionale di Francia avevano scoperto il trucco e denunciato lo scandalo. I componenti della banda erano stati arrestati, processati e condannati, e tutto era stato messo a tacere. Hottl, però, si accorge ben presto che doveva esserci qualcosa di più e quindi parte per Budapest dove, dopo alcune indagini, scopre il coinvolgimento del governo ungherese del presidente Bethlen. Redatto il rapporto, lo invia alla centrale dell’SD, quindi non sente più parlare della vicenda per qualche tempo.
Verso la metà del dicembre successivo, Hottl è convocato a Berlino dal comandante dell’Ufficio VI alla centrale dell’RSHA, il generale Heinz Jost. All’incontro è presente anche un giovane ufficiale dell’SD, stretto collaboratore del comandante in capo Heydrich e protagonista di altre imprese passate alla storia del controspionaggio, Alfred Naujocks.
Dopo pochi preamboli, Jost mette le carte in tavola: una missione segretissima per cui anche il Reich aveva intenzione di diffondere moneta falsa per rovinare l’economia britannica. L’idea era venuta allo stesso Naujocks, quando era stato informato che alcuni aerei inglesi, poche settimane dopo l’inizio della guerra, avevano lanciato in territorio tedesco delle false tessere annonarie con lo scopo di gettare nello scompiglio l’organizzazione degli approvvigionamenti. Naujocks aveva ideato l’operazione delle false sterline nel novembre ’39 e presentato il progetto a Heydrich, il quale lo aveva approvato entusiasticamente e aveva inoltrato personalmente al fuhrer la domanda per il permesso di procedere. Hitler, a sua volta, si era fatto coinvolgere, rispondendo a Heydrich in modo decisamente positivo ma raccomandandosi di stampare solo sterline inglesi e non dollari americani, dal momento che non esisteva ancora lo stato di guerra con gli Stati Uniti.
L’operazione è quindi ufficialmente avviata e Naujocks convoca Hottl per metterlo al corrente del piano. Si recano nella DelbruckStrasse, appena a ovest di Berlino, dove era stato organizzato un laboratorio segretissimo, nel quale si trovavano diverse macchine per la stampa e alcuni impiegati in camice bianco. Il responsabile del laboratorio era il capitano delle SS Bernhard Kruger, che mostra ai due visitatori alcuni documenti perfettamente contraffatti: due passaporti svizzeri che avrebbero potuto ingannare il più abile degli esperti. Naujocks spiega che era già stato fatto un test per sincerarsi di poter intraprendere l’operazione: un agente dell’SD era stato inviato in Svizzera alcuni giorni prima, munito dei documenti che ora stavano esaminando. Le autorità elvetiche avevano preso in consegna il passaporto perchè, segretamente, l’ufficio centrale dello stesso SD aveva avvertito la centrale della polizia federale di Berna che l’uomo in questione era probabilmente munito di passaporto falso. L’agente, pedina sacrificabile a sua insaputa, era stato arrestato e i documenti di riconoscimento sequestrati per essere esaminati. Dopo alcuni giorni l’uomo era stato rilasciato e i documenti gli erano stati restituiti poiché gli esperti svizzeri ne avevano appurato l’autenticità.
Hottl rimane sconcertato, e Naujocks rivela allora altri particolari dell’operazione: le sterline che si intendeva stampare, non dovevano essere false, bensì doveva trattarsi di una sorta di emissione di biglietti autentici “non propriamente autorizzata dal governo di Sua Maestà”. Per questo le matrici di stampa dovevano essere identiche alle originali, di modo che anche i più esperti numismatici della Banca d’Inghilterra non potessero scorgere alcuna differenza.
Dal laboratorio dell’SD, Naujocks, Kruger e Hottl arrivano a Eberswalde, altra località nei dintorni di Berlino, dove si trovano le cartiere Spechthausen, sorvegliate da un reparto di SS pesantemente armato. Qui, all’interno di uno dei capannoni, si trovano una dozzina di operai intenti a lavorare intorno a dei grandi recipienti colmi di una spessa pasta limacciosa.
Il capitano Kruger espone la serie di difficoltà superate e quelle ancora da affrontare, prima fra tutte la esatta riproduzione dell’immagine ovale contenuta nel margine superiore sinistro delle sterline, quindi i problemi per ottenere la esatta riproduzione dei caratteri, del disegno, della trama della carta e soprattutto della filigrana. La esatta densità e le caratteristiche della carta erano state raggiunte dopo una serie di circa trenta esperimenti, attraverso i quali si erano eliminate le eccessive opacità, brillantezza, sfumature, grazie alla esperienza delle scuole tecniche del Reich. Dopo questa serie di tentativi si era giunti ad avere una carta in tutto e per tutto identica a quella utilizzata dalla Banca d’Inghilterra, ma il test finale della lampada al quarzo aveva rivelato nuove imperfezioni. I tecnici dell’SD avevano quindi dovuto fare altri tentativi, durati diverse settimane, finchè era stato ancora una volta il geniale Naujocks a trovare la soluzione: la carta era ricavata da stoffe e tele che la Germania importava dalla Turchia e, naturalmente, si trattava di materiale nuovo, mentre la Banca d’Inghilterra si serviva sicuramente di materiale usato. Con le tele importate dalla Turchia quindi, si erano fatti stracci da destinare ad alcune fabbriche tedesche, per essere utilizzati nelle pulizie. Successivamente recuperati, lavati e ridotti in pasta, avevano dato origine a carta esattamente identica a quella britannica, e anche la lampada al quarzo non aveva rivelato alcuna differenza.
Naujocks decide quindi di rischiare maggiormente e sottopone una delle banconote stampate dall’SD agli esperti di una banca straniera, precisamente un istituto elvetico. Viene prescelto un intermediario molto stimato in campo economico, con un cospicuo patrimonio depositato presso l’istituto medesimo, il quale si presenta alla banca con uno dei pacchetti di banconote affidatogli da Naujocks per farlo esaminare, accompagnato da una lettera intestata della Banca di Stato tedesca che richiedeva un accurato esame delle banconote in quanto si sospettava la falsità delle stesse. I responsabili dell’istituto bancario elvetico, esprimono sincera gratitudine perché la prestigiosa banca del Reich aveva fatto ricorso alla loro esperienza e accettano l’incarico. Dopo tre giorni di controlli, eseguiti con gli accorgimenti più tecnologicamente all’avanguardia, il responso non ha dubbi, le banconote erano autentiche. A questo punto, Naujocks azzarda ancora di più e, con una machiavellica operazione, ordina di controllare presso la Banca d’Inghilterra una determinata serie di numeri di emissione, firme e date di stampa. Da Londra, la risposta non può che soddisfarlo: conferma assoluta circa i dati richiesti e conferma che le banconote erano in circolazione.
Alcuni giorni più tardi, Naujocks, però, incorre in un “incidente di percorso”: per aver criticato il suo comandante in capo, Heydrich, viene degradato a soldato semplice e inviato a far parte della divisione SS-Leibstandarte del generale Joseph “Sepp” Dietrich e poco tempo dopo, lo stesso Wilhelm Hottl lo raggiunge. Perché ?
Appare quantomeno strano che un personaggio dotato dell’intelligenza e dell’esperienza di Heydrich si fosse lasciato trasportare da un semplice moto di collera, ben sapendo quale fosse la posta in gioco, ovvero, paracadutare le sterline stampate dall’SD sull’Inghilterra per minare dall’interno il sistema economico britannico. In realtà, Heydrich aveva concepito un piano ancora più audace: procurarsi a buon mercato dei fondi per il suo SD tramite il commercio delle banconote in paesi neutrali. L’esclusione dei due principali personaggi della vicenda non poteva non avere a che fare con l’allontanamento dei medesimi, per eliminare due scomodi testimoni, i quali non sarebbero certo stati d’accordo con tale iniziativa. Inoltre, con questa nuova idea in testa, il capo dell’RSHA giudica ormai insufficienti e inadatti allo scopo i laboratori di Spechtahusen e, soprattutto, a rischio di fughe di notizie. All’inizio del 1942 tutto l’apparato diventa la “missione Berhnard”, affidata alla direzione dell’SS-Hauptsturmfuhrer Bernard Kruger e trasferita presso il Block-19 del campo di concentramento di Orianenburg, e alla lavorazione sono destinati i più abili falsari catturati dalla Gestapo nell’Europa occupata e diversi tecnici arrestati per motivi politici o razziali. Questi particolari operai sono relegati in pianta stabile nel Block-19 e in condizioni decisamente meno impietose rispetto al resto dei prigionieri del campo, per essere messi nelle condizioni più idonee al lavoro che ci si aspettava da loro.
Nel giugno 1942 il progetto Bernhard, subisce una battuta d’arresto: il capo dell’RSHA, nonché Protettore Generale di Boemia e Moravia, muore in un attentato della resistenza céca e organizzato dai servizi segreti inglesi a Praga. Non sono molti quelli che si mostrano rattristati della morte di colui che era detto “angelo del male”, perfino fra gli stessi gerarchi nazisti, e soprattutto Naujocks e Hottl, reintegrati nel loro grado e nelle loro funzioni all’interno dell’SD-Estero, l’Ufficio-VI dell’RSHA, ora passato alla direzione del generale Ernst Kaltennbrunner.
L’operazione Bernhard non viene interrotta e, nell’ottobre del ’43, Hottl ne diventa nuovamente parte in causa. Il capitano Kruger, che aveva continuato a dirigere il laboratorio di Orianenburg, riferisce di avere raggiunto un ritmo di produzione pari a 400mila biglietti al mese. Paradossalmente, per lo sforzo e i brillanti risultati al quale si erano sottoposti i tecnici del laboratorio, Hottl accoglie la proposta di Kruger per assegnare ad essi una decorazione al merito militare per lo sforzo bellico del Reich. Sorprendentemente, il comandante in capo, Kaltennbrunner, firma la richiesta e nell’inverno ’43-’44 i detenuti ricevono 12 medaglie e 6 croci di guerra di seconda classe, dopodiché sembra che l’impresa Berhnard sparisca nel nulla. Che è successo ?
Nella primavera del ’45, quando il Reich è ormai prossimo alla distruzione, i carri armati americani e sovietici invadono l’Austria. La confusione è padrona della situazione e nel caos, sono diversi i convogli di auto e camions che percorrono le strade trasportando i tesori sia privati sia dello stato accumulati durante l’occupazione, diretti verso la frontiera svizzera, lussemburghese e del Lichtenstein. Due camions, in particolare, restano intrappolati in un ingorgo fra Salisburgo e Linz. Un tenente delle SS, responsabile del trasporto, decide quindi di disfarsi del carico di uno degli automezzi e ordina di gettare alcune casse nel fiume Traun. Dopo circa due settimane, le casse, trasportate e sballottate dalla corrente, si sfasciano poco lontano e gli abitanti del luogo vedono migliaia di banconote correre sul fiume. Le autorità americane sono subito avvertite e il secondo camion viene ritrovato abbandonato in una strada di Redi-Zipf, un paese non molto lontano. A bordo sono rinvenute 23 casse contenenti biglietti da cinque, dieci e venti, per un valore di circa 20 milioni sterline. La OSS, il servizio segreto americano del generale William Donovan (che darà origine alla CIA e diretto in Svizzera da Allen Dulles, che ne diverrà direttore) apre un’inchiesta che, dopo diverse indagini, viene a capo della vicenda: i due camion sono solo una parte di un convoglio le cui tracce si perdono nei pressi del lago Toplitz, dove gli abitanti del posto hanno visto diversi militi delle SS indaffarati a trasferire numerose casse e scatole metalliche a bordo di un barcone, le quali sono poi state gettate nelle acque del lago. L’inchiesta dei servizi segreti americani conclude anche che dal 1940 al ’45, i nazisti avevano stampato circa 150 milioni di sterline, diffuse in Svizzera, Portogallo, Turchia, Svezia, Francia, Paesi Bassi e Medio Oriente.

Facebook