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Pozzuoli: “la tangente di grano” e non solo.

Oltre 200 pagine di Ordinanza, firmate dal gip del tribunale di Napoli Vincenzo Alabiso, hanno portato all'arresto di 39 presunti affiliati al clan camorristico dei Longobardi-Beneduce, 29 dei quali finiti in cella e 10 agli arresti domiciliari per estorsione e tangenti, tra le quali quella avente ad oggetto 90 chili di pane ed 8 pizze alla settimana. 
I primi a pagare gli estorsori i parcheggiatori abusivi di via Napoli e di Lucrino che dovevano consegnare l'intero incasso giornaliero al clan Longobardi-Beneduce (cifre che in estate arrivano a 5mila euro al giorno) in cambio di uno «stipendio» di 100 euro a settimana.
Tra le conversazioni captate dai Carabinieri del Comando provinciale di Napoli vi è poi quella relativa alla “tangente di grano” pagata da un panettiere.
“Ti faccio sparare da Nunzio, ti faccio sparare da Alberto; ti faccio vedere se vendi poi un pezzo di pane là sopra. Ti appiccio il magazzino che tieni sopra la zona dei 600 alloggi”. Questa la minaccia esplicita di uno degli indagati nei confronti di V., titolare di un panificio di Pozzuoli finito nel mirino degli emissari dei Longobardi-Beneduce, che ogni settimana andavano nel suo locale e pretendevano la consegna gratuita di 90 chili di pane fresco e 7-8 pizze, per un valore di 1200 euro. Merce che era ovviamente l'equivalente del pizzo da pagare.
C'è, poi, un capitolo dell'ordinanza dedicato alle estorsioni ai danni dei gestori privati del servizio di ambulanze del 118 dell'ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli.
Il capocosca di Quarto Roberto Perrone, oggi collaboratore di giustizia e Luigi Giugliano, anch'egli collaboratore di giustizia, hanno infatti confermato ai pm dell'antimafia che il clan Longobardi-Beneduce aveva chiarito ai gestori del servizio di ambulanze che “se non avessero pagato le tangenti non avrebbero più potuto lavorare alla Schiana”.
Nel mirino del clan oltre ad un imprenditore edile di Napoli, che gestisce un cantiere a Monterusciello collegato ad un progetto comunale finanziato dall'Unione Europea, nel 2015, il quale si era però rifiutato di pagare e rivolto alle autorità, erano poi finiti anche alcuni negozi alla moda nel centro storico di Pozzuoli ed una concessionaria di autovetture di Lucrino.
 

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