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Gomorra: quando il film diventa realtà

Così perfetti nei panni dei criminali di Gomorra, film del 2008 diretto da Matteo Garrone e tratto dall'omonimo best seller di Roberto Saviano, da sembrare attori di lungo corso.
Le vicende di cronaca hanno poi dimostrato che alcuni di quei “principianti” non facevano altro che recitare nella finzione la parte che interpretavano anche nella vita di tutti i giorni.
Salgono infatti a cinque gli interpreti finiti in manette.
Il primo ad innagurare il ciclo fù Giovanni Venosa, uno dei boss di Castel Volturno, appartenente all’omonimo clan parte integrante dei Casalesi, che in Gomorra recitava la parte del capo che intimava a due ragazzi di non intraprendere le loro attività nel suo territorio. Venosa è stato anche condannato per estorsione.
Poi è stata la volta di Marcello D’Angelo, comparsa nel film, ritenuto affiliato proprio alla famiglia Venosa, che secondo la Dda avrebbe estorto somme di denaro agli inquilini abusivi di Parco Saraceno a Castelvolturno, agglomerato urbano usato dal regista per alcune riprese.
Più noto sicuramente il terzo il 53enne Bernardino Terracciano, “Zì Bernardino” che nella vita reale è arrestato perché coinvolto nell’indagine della Dda di Napoli “Domizia” sulle estorsioni agli imprenditori e sugli appalti controllati dai Casalesi a Castel Volturno. Anche Vincenzina, la figlia di Terracciano, è poi stata arrestata per reati di droga e possesso di armi.
Il quarto in ordine cronologico è stato il 35enne Azize Pjamaa, che in Gomorra interpretava se stesso, ovvero uno spacciatore di eroina, finito in manette a Castel Volturno. 
A concludere il ciclo degli arresti, almeno per il momento, è stato Salvatore Russo, 44 anni.
I carabinieri dell'Aliquota Operativa della Compagnia Stella lo hanno sorpreso insieme a Giuseppe Molfetta, 36enne di Melito, e Raffaele Della Rotonda, 47enne di Scampia, anche loro arrestati, in una piazza di spaccio nella zona delle “case dei puffi” intento a vendere bussolotti imbottiti di cocaina ed eroina.
I carabinieri, durante un servizio di appostamento a distanza, hanno osservato le varie fasi dello spaccio per individuare “i personaggi” coinvolti e scoprire i loro “ruoli”.
Molfetta si occupava materialmente dello spaccio, consegnando la droga ai clienti; Russo, che faceva da vedetta, controllava la strada, pronto a lanciare l'allarme nel caso si fossero avvicinate le forze dell'ordine, e ogni tanto ordinava i clienti in fila per evitare che la ressa potesse dare nell'occhio; Della Rotonda, infine, era il corriere: il suo compito era quello di andare a recuperare la droga da vendere quando le scorte custodite dal pusher finivano. 
Nel film Russo, coinvolto nel narcotraffico, interpretava l'uomo del “battesimo del fuoco” delle nuove leve ansiose di entrare a far parte della malavita, quello che, in uno scantinato e pistola alla mano, chiedeva ai ragazzini se avessero paura e alla loro risposta negativa sparava sull'imbottitura che gli faceva da giubbotto antiproiettile.

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