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Intercettazioni Renzi: si indaga per violazione di segreto d’ufficio

Nel corso della telefonata intercettata e successivamente pubblicata su un giornale che ha visti protagonisti Matteo Renzi e suo padre Tiziano, l’ex Presidente del Consiglio dei Ministri ammoniva il genitore: «Devi immaginarti cosa può pensare il magistrato: non è credibile che non ricordi di avere incontrato uno come Romeo, noto a tutti e legato a Rutelli e Bocchino». Tiziano Renzi ha risposto senza rivelare troppo, ribadendo di non ricordare.

A pubblicare la conversazione intercettata, avvenuta il 2 marzo 2017, è stato Il Fatto Quotidiano. Mentre i due discutevano, i magistrati stavano intercettando Tiziano Renzi, sotto inchiesta per traffico di influenze nella vicenda Consip, che si occupa di gran parte degli acquisti della Pubblica amministrazione.

Il giornalista Lillo ha scritto che l’ex Presidente del Consiglio sapeva che rischiava di essere intercettato. Nonostante ciò, dalla conversazione intercettata trapela una certa “sfiducia” nei confronti del padre, unita all’esigenza di far chiarezza sull’accaduto: «Devi dire nomi e cognomi» ha chiesto Matteo Renzi al padre, per continuare: «È vero che hai fatto una cena con Romeo?».

La risposta di Tiziano Renzi è «sibillina: Tiziano dice di no e che le cene se le ricorda ma i bar no».

La vicenda dell’intercettazione pubblicata che, secondo quanto dichiarato dalla Procura di Roma, non hanno alcuna rilevanza penale, né sono presenti tra le intercettazioni depositate, ha motivato l’apertura di un nuovo fascicolo sull’inchiesta Consip da parte dei magistrati romani, che questa volta si occuperanno di accertare la violazione del segreto d’ufficio e pubblicazione arbitraria di atti in merito all’articolo del Fatto Quotidiano e firmato dal giornalista Marco Lillo.

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