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Emanuela Orlandi: un giallo senza fine. Un nuovo dossier getta nuove ombre sul Vaticano

Un libro-inchiesta del giornalista Emiliano Fittipaldi su un documento choc.

La notizia è stata diffusa dallo stesso giornalista sulla sua pagina fb e poi da Repubblica e L’Espresso. Si tratta di un documento inquietante che, se autentico, getta nuove ombre sul caso di Emanuela Orlandi e sul Vaticano. Il dossier di cui è venuto in possesso Fittipaldi è il cuore del suo libro-inchiesta “Gli impostori”, di imminente uscita per Feltrinelli.

Il documento

Fittipaldi racconta di essere venuto in possesso di un dossier in cui sono annotate tutte le spese per un “presunto allontanamento domiciliare” di Emanuela Orlandi. “Una lettera di cinque pagine, datata marzo 1998. È scritta al computer o, forse, con una telescrivente, ed è inviata (così leggo in calce) dal cardinale Lorenzo Antonetti, allora capo dell’Apsa (l’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica), ai monsignori Giovanni Battista Re e Jean-Louis Tauran.” Così esordisce il giornalista dalle pagine di Repubblica. Il documento porta il seguente titolo: “Resoconto sommario delle spese sostenute dallo stato città del vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi (Roma 14 gennaio 1968).”

I presunti protagonisti

Dice Fittipaldi: “Giovanni Battista Re era il sostituto per gli Affari generali della segreteria di Stato della Santa Sede; Jean-Louis Tauran era il numero uno dei Rapporti con gli stati, un’altra sezione del dicastero della Curia romana che “più da vicino”, come spiega il sito del Vaticano, “coadiuva il Sommo Pontefice nell’esercizio della sua suprema missione”. I due alti prelati insomma ricoprivano posizioni di vertice nella Curia e, stando a ciò che scrive il redattore del documento, si sarebbero occupati della vicenda Orlandi. Il Vaticano avrebbe speso 483 milioni di lire per gestire l’allontanamento di Emanuela, che sarebbe all’epoca stata ritrovata e poi allontanata da Roma. Spese che coprono un lasso di tempo che va dal 1983 al 1997.

Le voci di spesa presenti nel documento

Riporta Fittipaldi dal documento: ‘La prefettura dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica ha ricevuto mandato di redigere un documento di sintesi delle prestazioni economiche resosi necessarie a sostenere le attività svolte a seguito dell’allontanamento domiciliare e delle fasi successive allo stesso della cittadina Emanuela Orlandi.’ Il giornalista riferisce che il documento, consegnatogli da una persona interna al Vaticano, sarebbe o vorrebbe sembrare una nota di accompagnamento ad una nota di fatture di circa duecento pagine per comprovare alla Segreteria di Stato le spese sostenute per la ragazza nell’arco temporale specificato. Si legge di un “pagamento di una ‘fonte investigativa presso Atelier di moda Sorelle Fontana’, una spesa di ‘preparazione all’attività investigativa estera’, di spostamenti di ‘4 milioni di lire’. Poi ancora di ‘rette vitto e alloggio 176 Chapman Road Londra’.”

Alcune spiegazioni del giornalista

Riguardo al soggiorno presso Londra Fittipaldi scrive: “Chi ha scritto il documento, come vedremo, aveva digitato male l’indirizzo: a quello giusto c’è la sede londinese dei padri scalabriniani, la congregazione dei missionari di San Carlo fondata nel 1887 da Giovanni Battista Scalabrini. Dagli anni sessanta gestiscono un ostello della gioventù destinato esclusivamente a ragazze e studentesse. Nel periodo 1983-1985, per le rette, erano stati versati 8 milioni di lire. Il prezzo giusto, mi dico, per ospitare una persona in quell’arco temporale (per dare un ordine di misura, nel 1983, secondo i dati storici della Banca d’Italia, lo stipendio medio di operai e impiegati era di circa 500.000, 600.000 lire nette al mese)”.

La conclusione della prima pagina del documento

‘Indagine formale in collaborazione con Roma’ e poi  “attività di indagine riservata extra ‘Commando 1’, direzione diretta Cardinale Casaroli”. Spiega Fittipaldi che Casaroli era il Segretario di Stato Vaticano ed allora ebbe un ruolo importante sulla vicenda Orlandi.

Le note della seconda e terza pagina

In esse proseguono le voci di spesa del periodo ‘febbraio 1985 – febbraio 1988.’ Riguardano costosi viaggi a Londra di alti prelati vaticani, poi denaro investito per ‘attività investigativa relativa al depistaggio’, ‘spese mediche in ospedali e fatture per specialisti in ‘ginecologia’. Risultano voci di spesa poi per un secondo e terzo trasferimento della ragazza e per rette di vitto e alloggio.

La voce inquietante dell’ultima pagina

Scrive Fittipaldi che il dossier indica le spese relative a Emanuela e al suo ‘allontanamento domiciliare’ del periodo ‘aprile 1993 – luglio 1997’. In essa solo tre voci, oltre a quelle di rette e spese sanitarie, l’ultima appare inquietante. Col sangue gelato Fittipaldi ha letto: ‘Attività generale e trasferimento presso Stato Città del Vaticano, con relativo disbrigo pratiche finali: L. 21.000.000’.

La postilla finale

Alla fine del documento è presente una postilla che recita:  ‘Il presente documento è presentato in triplice copia, per dovuta conoscenza ad entrambi i destinatari, si rimanda a documentazione allegata sulle modalità di redazione. Non si espleta funzione di protocollazione come da richiesta. APSA è sollevata dalla custodia della documentazione allegata presentata in originale. In fede, Lorenzo Cardinale Antonetti. Stato Città del Vaticano, A.D. 1998, mese di marzo giorno 28.’

Le considerazioni di Fittipaldi

Dopo la lettura del dossier, il giornalista de L’Espresso ha fatto delle considerazioni sulla vicenda Orlandi. Una vicenda che da più di trent’anni rappresenta un vero e proprio giallo, che getta ombre sinistre sulla Santa Sede. Il documento esce certamente dal Vaticano, anche se non protocollato. Due le ipotesi del giornalista. Se il dossier fosse vero si aprirebbero scenari veramente scioccanti sulla vicenda e sulla Curia. Se fosse falso, abilmente costruito mischiando verità e menzogna, farebbe emergere “uno scontro di potere senza precedenti nel pontificato di Francesco”. Si chiede il giornalista: “Se non è davvero stato scritto dal cardinale Antonetti, chi l’ha redatto con tale maestria, e chi l’ha poi messo, anni fa, nella cassaforte della Prefettura?”.

Le domande, i dubbi, le ombre

Il documento potrebbe essere stato nascosto per anni e dimenticato oppure potrebbe essere stato stilato recentemente dopo il furto del 2014. Poi riconsegnato dai ladri con altri documenti autentici. Se così fosse, si chiede Fittipaldi, come mai monsignor Abbondi non ha riferito ai magistrati papali che, nel plico ritornato, ci fosse un dossier sulla Orlandi che lui non aveva mai visto e quindi falso? Il monsignore parlò infatti genericamente di documenti “sgradevoli”. Nel plico, riferisce Fittipaldi, non si fa cenno a identità di responsabili del rapimento e della fine di Emanuela. Si tratta di un report redatto da Antonetti con voci di spesa suddivise in quattro archi temporali. Dice Fittipaldi: “Una pratica obbligatoria nei servizi segreti di ogni Stato del pianeta: alla fine di un’operazione, anche quelle in cui vengono usati fondi neri, i responsabili devono presentare il consuntivo di ogni spesa effettuata ai superiori.”

I conti che tornano

“La missiva è ‘presentata in triplice copia’, come si usa fare da sempre in Vaticano anche per i documenti riservati.” Infatti “(uno va ai destinatari dei vari dicasteri coinvolti, un altro resta nell’archivio dell’Apsa). Stavolta una copia è finita anche negli archivi della Prefettura degli affari economici, cioè il ministero della Santa Sede che aveva il compito di supervisionare le uscite dei vari enti vaticani. Non è una stranezza: nell’enorme armadio blindato che i ladri hanno aperto nel marzo del 2014 ci sono migliaia di documenti provenienti anche da altri enti vaticani. Tra cui, per esempio, le lettere di Michele Sindona spedite non in Prefettura, ma ai cardinali presidenti di pontifice commissioni.” Così spiega Fittipaldi dalle pagine di Repubblica.

Il punto della vicenda

Se il dossier fosse vero si ipotizza che la Orlandi sia stata ritrovata viva dal Vaticano e nascosta e mantenuta a Londra. Se non si tratta della Orlandi, allora chi è la persona trasferita nella capitale inglese per quattordici anni? Perché il capo della Gendarmeria del tempo, Camillo Cibin, avrebbe viaggiato avanti e indietro tra Roma e Londra, tra il 1985 e il 1988? Chi andava a visitare il medico personale di papa Wojtyla, Renato Buzzonetti, insieme a Cibin, ‘presso la sede l. 21’, spendendo sette milioni di euro? Per chi e per quale motivo la Santa Sede avrebbe affrontato spese sanitarie, nei primi anni Novanta, per un ricovero alla clinica St. Mary? Chi andava a farsi visitare dalla ‘dottoressa Leasly Regan, Department of Obstetrics & Gynaecology’ dello stesso ospedale, per cui ci sono voci di spesa nel plico? Si chiede Fittipaldi.

Una storia che pare avere avuto una fine tragica

La dottoressa ha riferito all’Espresso di non avere fatture a nome della Orlandi e di non ricordare, dopo tanti anni. La vicenda si interrompe bruscamente nel luglio 1997, ultima voce di spesa e non rassicura, anzi. Ancora domande che si pone Fittipaldi: “Chi viene portato in Vaticano? Perché nel luglio 1997 ‘la pratica’ di Emanuela Orlandi viene considerata chiusa?”.

Una vicenda quella di Emanuela Orlandi che rientra tra i fatti di cronaca più misteriosi della storia italiana. Una sparizione inquietante, ancor di più, per il fatto di chiamare in causa la Santa Sede, visto che Emanuela era una cittadina vaticana. Una storia che avrà ancora sviluppi e colpi di scena.

 

 

 

 

 

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