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Di Pietro su Dell’Utri: “Non dobbiamo pensare che chi sta in prigione resta senza cure”

Anche Antonio Di Pietro è intervenuto sulla questione della legge sul reato di tortura, sulla quale si stanno sollevando numerose polemiche. “Mi rifiuto di pensare che le forze dell’ordine e i carabinieri utilizzino la tortura. Io l’ho fatto il poliziotto, ci sono stato lì dentro, questa idea di immaginare che la polizia usi la tortura non sta né in cielo né in terra. Poi la mela marcia ci può stare, ma è un altro discorso. E’ sbagliato costruire intorno alle forze dell’ordine una narrazione come se loro fossero i criminali e non quelli che i criminali li combattono, ogni giorno, rischiando la pelle. Io mi rifiuto di credere che ci siano persone che utilizzano le stellette che hanno sul petto per praticare la tortura. Mi rifiuto di pensarlo. E poi puoi prevedere tutti i reati di tortura che vuoi, ma questa legge non può e non deve servire per fermare l’azione dei magistrati piuttosto che l’azione delle forze dell’ordine nel reprimere la criminalità. Se c’è un atto di violenza in corso non si può pretendere che il poliziotto o il carabiniere vadano lì a dire ‘Scusi lei, perché sta rompendo quella vetrina, o a dire scusi lei, perché sta buttando quella bombetta?’. Già adesso se c’è una mela marcia può essere punita, non c’era bisogno di questa norma per contrastare l’operato di una eventuale mela marcia”, ha commentato Di Pietro.

Di Pietro ha commentato anche la perquisizione a casa del giornalista Marco Lillo, del Fatto Quotidiano: “Mi viene da ridere, le perquisizioni si fanno quando il perquisito non se l’aspetta. Dopo tutto il film che c’è stato, non solo rischi di non trovare nulla, ma di trovare quello che ti vogliono fare trovare. Le perquisizioni vanno fatte quando servono, non quando servono a fare telefilm. Al giornalista non bisogna in alcun modo impedire di informare, però quando c’è una notizia che crea un problema allo svolgimento dell’indagine noi non è che possiamo fare un’indagine sui giornali. Ci deve essere una norma che dica che in un determinato momento una notizia non si deve pubblicare. Ma il problema non è il giornalista che la pubblica, ma la fonte che gliela passa”.

L’ex magistrato ha poi commentato anche le ultime dichiarazioni di Dell’Utri: “Ha detto di essere un prigioniero politico? Si, vabbè. Starà poco bene sul piano fisico, ma è un detenuto per reati comuni gravissimi passati in giudicato. E’ una persona anziana, sta scontando il carcere, è stata condannata per reati gravissimi di mafia, sta scontando una pena non perché lo hanno condannato politicamente, ma perché è stato ritenuto colpevole di reati specifici. Non dobbiamo pensare che chi sta in prigione resta senza cure”.

Marcello Dell’Utri sta scontando una pena per diversi reati, tra i quali il concorso esterno in associazione mafiosa, qualche giorno fa aveva dichiarato di sentirsi un prigioniero politico e di non essere più in grado di sopportare le condizioni della vita carceraria a causa delle numerose malattie da cui è affetto

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