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Giovane, laureato e “Neet”: senza studiare e senza lavoro

Una vita d’avanti e “ancora devi iniziare”. Queste le parole che sentono dirsi in faccia e alle spalle i ‘giovani adulti’ italiani nel 66% dei casi. Si sentono falliti, a poco più che 20 anni. E oltre il danno di ‘non fare nulla’ subiscono anche la beffa di sentirsi chiamare “bamboccioni”. Una crisi economica che ha distrutto l’Italia, quella che divora risparmi, stipendi, lavori e speranze degli italiani dal 2008. Soprattutto i giovani. Perché un Paese è e sarà sempre dei giovani. Difficile crederlo possibile nel Bel Paese con la forma di Stivale, meta ambita di turisti curiosi e affamati d’arte e di pensionati vecchi, sempre più vecchi. Ad oggi, se tutto va bene, semmai lavorerai, andrai in pensione oltre i 75 anni.
A cosa serve una laurea se comunque non trovi lavoro? Una frase detta e ripetuta da parenti, amici, conoscenti, ogni volta che pronunci le terribili parole “Mi-sono-laureato”. Una frase che dovrebbe dare il via ad auguri e congratulazioni finisce con l’essere motivo di derisione e insulto. Perché sminuire un sacrificio è un insulto.
Eppure, i dati ci dicono altro. Un’indagine condotta dall’Università Cattolica di Milano racconta che del 66% di questa “Generazione Neet” – Neet, termine comparso nel 1999 in un documento della Social exclusion unit del governo britannico ed è l'acronimo di ‘not in education, employment or training’ – soltanto il 10% possiede una laurea, a fronte del 50% che possiede il diploma superiore e del 40% che ha solo la licenza media. Percentuali letteralmente impazzite negli ultimi anni, basta considerare che nel 2008 i giovani tra i 15 e i 29 anni senza studiare né lavorare erano 1.850.000, mentre nel 2014 sono arrivati a 2.400.000. Ben 550.000 giovani si sono aggiunti alla montagna di generazione in crisi di un’Italia alla deriva. Secondo gli ultimi dati Istat, il fenomeno Neet racchiuso tra i giovani di 15-24 anni interessa circa 1,3 milioni di persone, circa il 20% della popolazione di questa fascia d’età, percentuale che supera il 30% in alcune delle più importanti regioni del Mezzogiorno, come Campania, Calabria e Sicilia. E mentre dai piani alti della politica ci raccontano che ci sono segnali di ripresa, ogni giorno milioni di giovani si stancano perfino di cercare lavoro. Perché cercare lavoro è diventato un nuovo lavoro. Non retribuito. Solo una domanda allora resta solenne: cervelli in fuga o generazione perduta?

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