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Banche, mutui e governo: la trappola è pronta

Data per scontata la patologica distanza di comprensione fra uomo della strada e il Palazzo, la subdola mancanza d’informazione, nonché la convinzione che chi esercita potere governativo parta con buone intenzioni per poi finire, volente o nolente, a stringere convenienti compromessi per garantirsi la poltrona il tanto da poter giungere al meritato vitalizio, è di questi giorni una polemica che pare confermare ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’esistenza del profondo divario fra cittadino e istituzioni, nonché di una costante intesa fra le istituzioni stesse, nella fattispecie, banche e governo.
Il nocciolo della questione sta nella proposta di decreto legislativo avanzata dal ministro Maria Elena Boschi con Atto n.256, che fa seguito alla Direttiva Europea (e quindi con buona conoscenza della BCE) finalizzata alla tutela dei consumatori nei contratti di credito. In pratica, però, sono proprio i consumatori ad essere gli ultimi ad avere garanzie di tutela e il tutto ha quindi il marcato sapore di una ultima presa in giro: il provvedimento agevola le vendite forzate di immobili da parte degli istituti di credito che, ad esempio, abbiano concesso un mutuo, se il cliente è in ritardo con il pagamento di 18 rate, con il comodo ammortizzatore della garanzia di Stato sulla sofferenza bancaria. Oltre la presa in giro, il paradosso. Oltre al danno, la proverbiale beffa nei confronti dei risparmiatori.
In realtà, una dinamica del genere esisteva già in precedenza e tecnicamente era definita “giudicazione”, con la quale la banca si rivolge al tribunale in caso di mancata regolamentazione di un credito. L’istituto bancario, in sostanza, rivolge al tribunale di competenza istanza di assegnazione dell’immobile, che solitamente è una procedura accolta da parte del giudice. A questo punto, la banca ha tutto l’interesse a vendere l’immobile ottenendo un guadagno e, a tale scopo, scattano le dinamiche per la valutazione. Sulla base di questa l’immobile è quindi soggetto a procedura d’asta giudiziaria e venduto.
A questo punto, la domanda: cui prodest? Chi ci guadagna è evidente: banche e speculatori vari. Chi perde? Il lavoratore con  famiglia che si autoimpone sacrifici per poter avere un bene primario come può essere una casa dove vivere, già di per se’ flagellata da innumerevoli fonti di spesa.
Il risultato, nonostante si parli di tutela del cittadino, è manifestamente a sfavore di quest’ultimo, perché la proposta Boschi agevola alla luce del sole i provvedimenti di vendita forzosa da parte delle banche e con la benedizione del governo che, a tale proposito, promulga la Garanzia di Stato sulla sofferenza bancaria. Non sia mai che le banche diventino poverelle… Tantomeno gli azionisti. Quindi, se il credito viene recuperato, tanto meglio; in caso contrario, qualcosa entra sempre, quindi perché preoccuparsi? Potrebbe essere questa la chiusa di ogni consiglio di amministrazione.
Il consumatore, risparmiatore, cittadino, o come lo si voglia definire, sarebbe in verità tutelato se, in caso di insolvenza, gli fosse concesso un periodo da determinare a seconda debito stesso, trascorso il quale la procedura verrebbe avviata d’ufficio. In altre prole: almeno una possibilità. Invece nemmeno questo. Al muro, per direttissima e senza passare dal via…
Per fare comunque in modo che il credito sia non esigibile da parte delle banche, il governo ha pensato bene di mettere mano e cancellare in toto l’Articolo 2.744 del Codice Civile, tecnicamente noto come “Patto di Commissione” o “Commissorio”, con il quale, in mancanza di pagamento del debito entro i limiti di tempo stabiliti, la proprietà di un immobile è concessa o data come pegno al creditore. In questo caso alla banca, che entra di diritto in possesso dell’immobile e ne può disporre quindi come meglio crede per recuperare il proprio credito. Ma attenzione: il danno maggiore per il risparmiatore sta nel fatto che la procedura scatta anche se il mancato pagamento riguarda rate non consecutive.
Un ipotesi da considerare: che succede se a non essere pagate sono le ultime 18 rate di un mutuo ventennale, per il quale sono già state versate centinaia di migliaia di euro, ovviamente con i relativi interessi? Facciamo un esempio pratico: su un immobile del valore di 400mila euro, verso al venditore 200mila euro e richiedo un mutuo a 20 anni alla banca per gli altri 200mila. Purtroppo, per una svariata serie di motivi, le ultime 18 rate non sono state regolate, ovvero: dopo avere pagato complessivamente circa 500mila euro, considerando gli interessi su un mutuo ventennale, la banca si appropria dell’immobile perché sul piano del mutuo mancano la bellezza di 6.000 euro. E la banca naturalmente si guarda bene dal restituire al malcapitato contribuente i già versati circa 495mila euro. Non fa una piega, il sistema è infallibile. Una malversazione legalizzata a vantaggio del sistema bancario, con la benedizione del governo, che da parte sua intasca quanto previsto da altre fonti. Alla faccia dell’usura…
Sotto i riflettori quindi è l’Articolo 120 della proposta di legge, che dice testualmente: “Le parti del contratto possono convenire espressamente (banca e consumatore poste ipocritamente sullo stesso livello nel negoziare un mutuo) al momento della conclusione del contratto di credito o successivamente, che in caso di inadempimento del consumatore (il ritardo nel pagamento di 7 rate anche non consecutive, secondo l’Art. 40 del Testo Unico della finanza) la restituzione o il trasferimento del bene immobile oggetto di garanzia reale o dei proventi della vendita del medesimo bene comporta l’estinzione del debito, fermo restando il diritto del consumatore all’eccedenza”.
Probabilmente la maggior parte della pubblica opinione non è informata a dovere su questo scellerato provvedimento, e a quanto pare anche lo stesso Parlamento ha fatto “orecchie da mercante” sulla manifesta importanza e soprattutto sulle funeste conseguenze se mai dovesse essere approvato e diventare legge, visto che viene anche sostenuta la necessità di estendere il provvedimento anche ai mutui già erogati, e la sua applicazione anche in un momento successivo all’accordo per l’erogazione del mutuo stesso. Una volta entrata in possesso dell’immobile, la banca può decidere di venderlo a qualunque condizione per soddisfare il proprio credito.
Sopra tutto, come “garante” (e un garante dovrebbe essere super partes) il governo pone, come da copione, la Banca d’Italia, che può dettare le procedure da eseguire.
Ultima beffa: banche, creditori e speculatori, posso dormire sonni tranquilli perché ogni guadagno derivato da operazioni che rientrano nella casistica, è completamente defiscalizzato.
La trappola è pronta. Il meccanismo oliato alla perfezione, le vittime ignare pronte alla caccia, e purtroppo ci cadranno dentro in molti.
A questo punto inizia l’inchiesta del quotidiano “77 Post-Oggi Notizie”, che invita i lettori a manifestare la propria opinione per suscitare un confronto con chi dovrebbe rappresentare (e tutelare) gli interessi di tutti i cittadini…
RoRo 

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