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IL CASO REGENI : la salma di Giulio è arrivata a Roma. Il ministro Gentiloni parla dei due arresti. L'ambasciatore a Il Cairo: “Vederlo per me è stato devastante.”

ROMA – Giulio è tornato a casa. La salma è arrivata intorno alle ore 13,30 a Fiumicino con un volo di linea della Egypt Air proveniente da Il Cairo. Ad attenderla in rappresentanza del governo italiano, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e poi il presidente della commissione Esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini. La Procura di Roma ha disposto l'autopsia per far luce sulle cause della morte ed indagare sullo stato del corpo del ragazzo che presenta segni di sevizie e torture, esame che verrà svolto presso l'istituto di medicina legale de La Sapienza. Poi il ritorno nella città natale, Fiumicello in provincia di Udine, dove il sindaco, Ennio Scridel, ha proclamato per domenica il lutto cittadino, annullando anche i festeggiamenti tradizionali in onore del patrono, San Valentino. Il paese è sconvolto, solo silenzio e dolore predominano, sentimenti a cui il sindaco ha provato a dar voce esprimendo il cordoglio a nome di tutta la popolazione ed auspicando che al più presto sia fatta luce sul barbaro omicidio del ragazzo. La dinamica del sequestro e dell'uccisione è ancora tutta da chiarire, bisogna capire se siano stati criminali o apparati dello Stato egiziano, come è più probabile non solo per le modalità delle torture subite ma anche per l'attività che Giulio stava svolgendo nella capitale egiziana. Infatti Giulio stava indagando e dando voce ai sindacati autonomi e quindi alla giustizia sociale, come emerge dal suo ultimo articolo per “Il Manifesto”, pubblicato ieri dalla testata in prima pagina di cui si riportano alcuni passi: “la circolare del governo rappresenta un ulteriore attacco ai diritti dei lavoratori e alle libertà sindacali” e poi ancora riguardo all'espansione dello spazio delle libertà politiche, avvenute in Egitto dalla Rivoluzione poi “negli ultimi due anni, repressione e cooptazione da parte del regime hanno seriamente indebolito queste iniziative” ed sempre al riguardo “l’altro aspetto è che in un contesto autoritario e repressivo come quello dell’Egitto dell’ex-generale al-Sisi, il semplice fatto che vi siano iniziative popolari e spontanee che rompono il muro della paura rappresenta di per sé una spinta importante per il cambiamento.” Sono parole di un'analisi che fanno capire quanto fosse pericoloso confrontarsi ed agire in un contesto del genere e Giulio ne era cosapevole tanto da chiedere al giornale di scrivere sotto pseudonimo perché temeva per la propria incolumità. Il ministro degli Esteri , Paolo Gentiloni così si è espresso sulla vicenda: “A quanto risulta dalle cose che ho sentito sia dall'ambasciata sia dagli investigatori italiani che stanno cominciando a lavorare con le autorità egiziane, siamo lontani dal dire che questi arresti abbiano risolto o chiarito cosa sia successo. Credo che siamo lontani dalla verità.” Rimangono impresse le parole al Corriere della Sera dell'ambasciatore in Egitto, Maurizio Massari, il diplomatico che ha potuto vedere in obitorio a Il Cairo il corpo di Regeni “in trent'anni di carriera una cosa così non mi era mai capitata, una prova durissima sul piano emotivo e professionale. Vederlo per me è stato devastante. Presentava segni evidenti di percosse e torture. Ho notato ferite, ecchimosi e bruciature. Non c'è alcun dubbio che il ragazzo sia stato duramente picchiato e seviziato”.

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