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IL CASO REGENI: la morte del giovane ricercatore friulano a Il Cairo e il depistaggio della polizia egiziana. L'Italia esige la verità. Potrebbe trattarsi di “un omicidio politico”. Fermate due persone.

IL CAIRO – Domani la salma di Giulio Regeni tornerà in Italia ed a Roma sarà sottoposta ad autopsia. Giulio Regeni è stato torturato ed ucciso ed il suo corpo seminudo è stato ritrovato dentro un fosso alla periferia della capitale egiziana. La dinamica è ancora tutta da chiarire ma sicuramente Giulio è stato ucciso per il lavoro che svolgeva in questa città. Ma chi era Giulio Regeni? Un giovane ricercatore di 28 anni originario di Fiumicello, un paesino in provincia di Udine, studioso e cosmopolita che studiava all'Università di Cambridge dove stava conseguendo il dottorato in Economia. Lo scorso settembre si era trasferito a Il Cairo per svolgere una tesi al “Centre for Development Studies” sull'economia egiziana. Le sue tracce si sono perse a El Dokki, un quartiere centrale di Giza sulla sponda ovest del Nilo che rientrava nell'area metropolitana de Il Cairo lo scorso 25 gennaio intorno alle 20. Non un giorno qualunque per la capitale egiziana ma l'anniversario della Rivoluzione che nel 2011 depose il presidente Hosni Mubarak. Appena scomparso si era ipotizzato che potesse essere stato arrestato per errore durante le manifestazioni avvenute in città, ma, dopo la smentita arrivata da alcune fonti egiziane, subito si è pensato al peggio. Il ministro Gentiloni, appena appreso della sua scomparsa, aveva subito contattato il suo omologo egiziano e richiesto di fare tutto il possibile per rintracciarlo e dare rassicurazioni sulle sue condizioni. Invece Giulio è stato ritrovato privo di vita due giorni fa, dopo il tentativo di insabbiamento da parte della polizia egiziana che avrebbe voluto far passare il decesso come un incidente stradale e la conferma della Procura su segni di sevizie e torture sul corpo del giovane, la Farnesina ha richiesto immediatamente l'avvio di un'indagine congiunta mentre il premier Renzi e il presidente Mattarella hanno preso subito una posizione netta, dichiarando che nonostante l'amicizia tra i due Paesi, l'Italia non farà sconti sulla ricerca della verità affinché i criminali responsabili dell'omicidio vengano assicurati alla giustizia. Oggi infatti una squadra interforze italiana è giunta nella capitale egiziana per iniziare subito le indagini. Giulio, che collaborava con “Il Manifesto”, scriveva articoli sotto pseudonimo perché, come aveva più volte dichiarato, aveva paura, occupandosi di argomenti “caldi” quali i movimenti operai e il sindacalismo indipendente ed avendo per questo contatti con l'opposizione egiziana. Oggi Il Manifesto contro il parere della sua famiglia ha pubblicato il suo ultimo articolo. Il fatto che si tratti di “un omicidio politico” è reso probabile dalle condizioni del corpo di Giulio quando è arrivato all' ospedale “Umberto I” della capitale egiziana, “indicibili” stando a quanto hanno riferito alcune fonti investigative ed anche i media locali: bruciature di sigarette, tagli ovunque, orecchio mozzato, ecchimosi, frattura del cranio. Insomma segni di torture che hanno procurato “una morte lenta” al giovane studioso. Modalità che escludono incidenti stradali come voleva far credere la polizia egiziana ed invece accreditano quelle tipiche di apparati paramilitari, servizi segreti e simili. Giulio stava svolgendo indagini rischiose per motivi di studio, aveva contatti con l'opposizione egiziana e stava organizzando una serie di interviste ad attivisti sindacali. Il presidente Abdel Fattah Al Sisi, che ha parlato al telefono con Renzi già due volte, ha garantito che verrà fatto di tutto per scoprire cosa sia successo. Intanto la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio volontario. L'indagine è stata affidata al pm Sergio Colaiocco. In serata è giunta la notizia che sono stati arrestati per l'omicidio due uomini. Domani la salma di Giulio arriverà a Roma Fiumicino e poi sarà trasferita all'istituto di medicina legale de “La Sapienza” dove sarà eseguita l'autopsia disposta dalla Procura di Roma.

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