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Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia a Mix24: Renzi, il Pd, il M5S, l'Ilva e la Sanità

Intervistato da Giovanni Minoli nel programma Mix24 su Radio24, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha risposto a diverse domande riguardanti il governo Renzi, il Pd, il M5S, la questione Ilva e la Sanità. Sul doppio ruolo di Renzi, come Presidente del Consiglio e come segretario del Pd, Michele Emiliano, segretario anche del Pd pugliese, ha dichiarato: “Quella è la straordinaria forza di Renzi, che è anche un limite perché il partito sta patendo questo doppio ruolo, il partito è in gravissima difficoltà su tutti i territori”.”Ma tra Renzi e lei è guerra aperta?” chiede allora Giovanni Minoli e il presidente: ” “Assolutamente no (Non è guerra aperta con Renzi, ndr). Io non ho mai fatto guerre aperte con nessuno, neanche con quelli che mi volevano qualche volta far fuori”. “Mi è capitato da magistrato che qualcuno mi volesse far fuori e non gli ho mica dichiarato guerra, ho tentato semplicemente di fare il mio dovere” – ha spiegato Emiliano che alla domanda successiva di Minoli se avesse il desiderio di voler fare il segretario del Partito Democratico ha risposto di non prendere assolutamente in considerazione l'ipotesi. Altre questioni sono state affrontate nel corso dell'intervista tra le quali la difficoltà di convivere con Renzi all'interno del Pd, sul quale argomento Emiliano ha confermato la consapevolezza delle difficoltà oggettive che ci sono nel convivere con uomini di grande leadership e di grande carisma e così ha risposto alla domanda di Minoli sulle qualità di Renzi: “E’ napoleonico, cioè ha intuizioni strategiche che realizza in brevissimi istanti ed è in questo insuperabile”. Ed ancora: “Ma fa o dice?, lo ha incalzato Minoli – “Dice molto, in parte fa…” aggiungendo: “Sottovaluta il terreno di battaglia, spesso pensa che la battaglia si vinca solo col gesto strategico e invece poi servono i soldati, i comandi, l’organizzazione”. Michele Emiliano si è detto d'accordo sulle dichiarazioni di Romano Prodi sul Partito Democratico: missione incompiuta, spiegando che “il Pd doveva essere il partito della parte più progressiva di questo Paese e invece è diventato un luogo, semplicemente, dove vari gruppi, capi e capetti, in qualche modo si organizzano”. Minoli ha evidenziato come quest'ultimo fosse un giudizio severo e il presidente della Regione Puglia ha argomentato: “Sì, perché noi abbiamo bisogno di costruire un partito che abbia una sua immagine identica su tutto il territorio nazionale. In un Partito democratico l’immagine non può essere solo l’immagine del leader. Occorre una struttura organizzata che abbia un suo programma politico e una sua identità”. Si è parlato anche del rapporto di Renzi con il Sud Italia ed Emiliano in merito ha dichiarato che il premier è poco interessato al Sud Italia per storia personale e per cultura e quindi per questo motivo il Mezzogiorno non è passato nella sua vita cosa che invece sarebbe stata per lui una esperienza meravigliosa. Alcune rilfessioni sono state snocciolate sul Movimento 5 Stelle: “Io penso – ha detto Emiliano – che nel Movimento 5 Stelle ci sia gran parte dell’Italia che piace a me, ovviamente credo sia molto mal diretta dal punto di vista politico e che il Movimento 5 Stelle non abbia ancora deciso di diventare classe dirigente” e poi ancora sull'ipotesi di un possibile ritorno ad un Ulivo magari a 5 stelle “sono semplicemente una classe che tende a fibrillare il sistema in atto senza costruire una vera alternativa, è troppo facile in questo modo. Io gli ho offerto tre deleghe determinanti. Non le hanno prese, nonostante il rapporto cordiale che c’è tra di noi”. Sulla questione ILVA e sull'appello fatto anche a Palazzo Chigi che gli 1,2 miliardi sequestrati ai Riva non fossero utilizzabili “Era inevitabile. Quella somma non è stata confiscata definitivamente, ma bloccata cautelativamente. Non può essere certamente utilizzata per sostenere il principio di chi rompe paga prima della definizione del processo nei confronti di Riva. Questo io ho cercato di dirlo a tempo debito, ma non sono stato ascoltato”. Così ha risposto a Minoli il presidente pugliese sull’ipotesi di investire nell’ILVA il patrimonio della famiglia Riva sequestrato in Svizzera proponendo che “potrebbe essere il futuro (di Taranto, ndr) se cambiamo il metodo produttivo, se passiamo al pre-ridotto, se forse diminuiamo un po’ la capacità produttiva e alimentiamo l’ILVA, anziché a carbone, a gas. Abbiamo un progetto per fare questa proposta al governo che arriverà al presidente Renzi tra qualche giorno”. Sui tagli alla Sanità previsti dal governo Renzi Emiliano si è detto pronto a chiudere, se fosse necessario, anche venticinque ospedali pur di non aumentare le tasse spiegando “Noi dobbiamo assolutamente ridurre le spese, non c'è alternativa. Ho detto che sono pronto a chiudere anche 25 ospedali; questo non significa che li chiuderemo senz’altro, ma sono disponibile a farlo, perché non si possono mettere altre tasse”. Infine sulle eventuali dimissioni del presidente dell'Inps, Tito Boeri, vittima di attacchi bipartisan per aver espresso la volontà di tagliare le pensioni d'oro, proposta respinta dal governo “Assolutamente no – ha dichiarato il segretario pugliese – ha una funzione che non ha una natura politica, almeno non dal punto di vista evidente”. “Ma a lei piace quel piano?” ha chiesto Minoli e Emiliano: “Io penso di sì, chi taglia le pensioni di minor importo e di sostenere la povertà fa una manovra keynesiana di sostegno alla domanda che secondo me potrebbe essere molto utile”.  John Maynard Keynes, economista britannico vissuto a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo fu autore di una scuola di pensiero in cui si pone l'accento sulla domanda dei beni, osservando come in talune circostanze la domanda aggregata (la domanda di beni e servizi formulata da un sistema economico nel suo complesso, in un certo periodo temporale) è insufficiente a garantire la piena occupazione. Di qui la necessità di un intervento pubblico statale a sostegno della domanda, nella consapevolezza che altrimenti il prezzo da pagare è un'eccessiva disoccupazione e che nei periodi di crisi, quando la domanda diminuisce, è assai probabile che le reazioni degli operatori economici al calo della domanda producano le condizioni per ulteriori diminuzioni della domanda aggregata. Da qui la necessità di un intervento da parte dello Stato per incrementare la domanda globale anche in condizioni di deficit pubblico (deficit spending), che a sua volta determina un aumento dei consumi, degli investimenti e dell'occupazione.

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