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Grecia – Un precedente pericoloso

E' opinione diffusa che, qualche anno fa, i padroni della finanza mondiale siano stati costretti a scelte obbligate per mantenere il controllo dell'economia mondiale: di fronte a uno scandalo come quello causato dalla Lehman Brothers, deciseri di fare falire il prestigioso istituto per mantenere tutti gli altri, nei delicati equilibri del mercatomondiale. E naturalmente hanno voluto creare un precedente che fosse monito per il futuro. Da quel mmento, venne approvata una luova legislazione bancaria per porre un freno alla spregiudicata politica finanziaria, che ha causato un mutamento nell'atteggiamento dei responsabili sui rischi che il mercato impone a se stesso, ovvero limitare gli impietosi investimenti con i soldi dei risparmiatori, in quella corsa che ha contraddistinto fino a pochi anni fa la gestione del sistema.
La stessa rigidità oggi viene applicata nel caso dela Grecia, che costituisce lo stesso avvertimenti per tutti i Paesi che siano in deficit per una errata gestione della pubblica aministrazione e che credono di non dover aplicare la necessaria austerità di scelte, credendo che la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale siano pronti, come si usa dire, a metterci una pezza. Il problema che in questa situazione non c'è solo la Grecia, ma anche la Spagna, il Portogallo e purtroppo l'Italia.
In effetti, le risorse per salvare la Grecia si sono, e ci sarebero anche per Spagna, Portogallo e Italia. Ci sono eccome. Ma per una questione di principio e di legge monetaria, sarebbe troppo facile. La Grecia ha un debito di 1,7 miliardi di euro, cifra difficilmente immaginabile dalla gente comune, epure si pensi che ciò corripsponde a un solo giorno del cosiddetto Quantitative Easing, ma per poter sbloccare questa cifra, che costerebbe solo la fatica di apporre qualche firma, servono delle garanzie e soprattutto un accordo ufficiale sullemodalità di una eventuale concessione. Se non si trova questo accordo, molti credono che la Grecia sarà costretta a dichiarare bancarotta e uscire dall'euro. E' naturalmente una questione politica, perché Tsipras e la sua politica economica di stampo socialista, che vorrebbe energia gratuita per tutti, è considerato unb elemento pericoloso, un elemento che potrebbe disturbare lo status del potere economico costituito. Sullo sfondo si profilano nuovi scenari sui quali non tutti sono d'accordeo, perché se la Grecia dovesse fare quel passo (è il proverbiale rovescio della medaglia) costituirebbe un precedente perché altri Paesi, dove altre popolazioni sono ormai stanche della politica dell'austerity, potrebero prendere la stessa decisione. Insomma, le banche non vorrebbero, anzi, non vogliono trovarsi né in una situazione, né nell'altra.

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