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Emergenza immigrazione – Blocco navale senza autorizzazione di ONU e Libia potrebbe essere un atto di guerra

Nell'attesa della decisione del Consiglio Europeo in merito all'emergenza immigrazione, ognuno (che sia privato cittadino, deputato o senatore della Repubblica) propone la propria idea, alla stessa stregua di chi, il lunedi mattina al bar, veste i panni di commissario tecnico ed elargisce soluzioni ideali per ogni squadra di calcio che la domenica precedente non ha brillato allo stadio.
Lo scenario però è realmente preoccupoante ed è tutt'altro che un gioco. Nell'ordine, il segretario della LEga, matteo Salvini, propone il bloco navale per impedire le partenze dei barconi dalla costa nordafricana, mentre Giorgia Melini (Fratelli d'Italia) e Giovanni Toti (Forza Italia) chiedono navi da guerra per formare il blocco navale di fronte alle coste libiche, costringendo i disperati che si imbarcano a tornare a terra. La proposta è stata bocciata dal governo perché al momento non vi è in Libia un governo riconosciuto e un'iniziativa di questo tipo potrebbe essere interpretata come un vero e proprio atto di guerra. Ha un bel dire Giovanni Toti (“Il blocco non è un ato di guerra ma una decisione umanitaria e l'Italia dovrebbe proporsi come guisda di una coalizione di Stati volenterosi”). Gli fa eco la Meloni, la quale parla di un governo stabile in Libia, con sede a Tobruk, che però non controlla che una piccola parte del Paese. Un blocco navale sarebbe considerato un atto di provocazione, con conseguenze difficilmente immaginabili. O meglio, perfettamente immaginabili e difficilmente rimediabili.
Un blocco navale sarebbe certo la soluzione ideale e più pratica ed efficace, ma senza una ufficiale Risoluzione delle Nazioni Unite e un accordo con i Paesi interessati, questo atto potrebe essere considerato senza tema di smentita una violazione della sovranità nazionale.
la scelta si trasferisce quindi sul piano politico, per cio sarebbe necessaria una attenta valutazione del Consiglio Europeo.
Ci sono poi eccessi che di certo si possono definire “da barzelletta”: l'onorevole Daniela Santanché, e con lei il ministro dell'Interno Angelino Alfano, vorrebbero affondare i barconi prima che partano. Una scelta del genere implica una delicata preparazione di un capillare lavoro di intelligence sul territorio interessato, che prepari il terreno a un intervento dell'aeronautica militare, la quale dovrebbe mettere in campo elicotteri da guerra o cacciabombardieri imbarcati che funzionino anche da supporto logistico per truppe di terra per azioni il cui opbiettivo sarebbe l'affondamento dei barconi. E probabilmente si dovrebbero impiegare anche i droni in chiave di videosorveglianza e ricognizione. A monte rimane comunque il fatto che una qualsiasi di queste azioni necessita dell'autorizzazione con il governo locale. E in libia attualmente ce ne sono due, quello internazionalmente riconosciuto a Toburk, e quello della Nazione Islamica a Tripoli.
Escludendo, come ha confermato Renzi, ogni intervento militare in Libia (per evitare conseguenze da scenario di guerra), e ogni intervento diretto di truppe come auspicava il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, rimarrebbero i cosiddetti “interventi mirati” in particolare contro gliorganizzatori dei viaggi della morte, ovvero gli scafisti. Qui entrerebbe in gioco la polizia, che dovrebbe compiere ricerche a tappeto nei covi dei trafficanti di esseri umani, ma sempre ovviamente in territorio libico. Un caso effettivamente ben poco realizzabile, perché si avrebbe a che fare con forze armate (e armate in modo pesante, in alcuni casi anche con carri armati) che potrebbero interpretare in senso negativo questo intervento, come una violazione della sovranità del proprio Paese. E il passso verso uno stato di guerra sarebbe davvero molto breve.
Ancora Giorgia Meloni ha proposto l'apertura di centri d'accoglienza nei Paesi africani. Potrebbe essere una soluzione, ma chi andrebbe ad aprirli e a gestirli? Di regola dovrebbe essere l'organizzazione ONU-UNHCR, ma rimane il fatto chela Libia non è un Paaese pacificato e dove vige la legge della guerra. Non rimane che attendere la decisione del Consiglio Europeo. Anche se bisogna dire che potrebbe non essere quella giusta…

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