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Isis – Ancora orrore, ancora un bambino trasformato in boia

Non ha fine la atrocità che arriva dall'Isis. Con un video della durata di circa 13 minuti, si mostra l'esecuzione di una presunta spia del Mossad, il servizio segreto israeliano, che di fatto costituisce la prima e diretta sfida a Tel Aviv. Ad essere ucciso è il 19enne Muhammad Musalam, palestinese, originario della parte est di Gerusalemme, che si era offerto come vigile del fuoco e tre mesi fa partì per la Siria per arruolarsi e “morire per Allah”. La sua storia è raccontata anche dal magazine dell'Isis, intitolato “Dabiq”.
Il documento filmato mostra Musallam in tenuta arancione, quella uguale ai detenuti di Guantanamo e a coloro che inevitabilmente sono condannati a morte dallo Stato Islamico, sotto la bandiera nera sulla quale sono incise le parole “Allah è grande e unico, e Maometto è il suo messagero”. Lo stesso Musallam racconta di essere stato arruolato dal Mossad “per spiare i fratelli palestinesi in cambio di 5.000 shekel (più o meno mille dollari) e di avere aiutato in diverse occasioni gli israeliani a identificare i lanciatori di pietre”. Musallam fa anche i nomi dei suo contatti nel Mosad, che gli avrebbero chiesto di andare a combattere nell'Isis per poi riferire dove si trovavano i magazzini di armi e soprattutto per riferire chi fossero i palestinesi che combattevano per lo Stato Islamico.
Musallam sarebe passato per la Turchia e si sarebbe unito all'Isis, dove però sarebbe stato smascherato.
Dopo avere finito di parlare, inizia l'esecuzione. Alle spalle del condannato vi è un militante che parla in francese rivolgensosi a Israele, annunciando terribili punizioni e l'imminente liberazione di Gerusalemme. I servizi segreti francesi lo avrebbero identificato come Sabri Essid, cognato di Mohammed Merah, l'attentatore della scuola di Tolosa del 2012. Successivamente, viene inquadrato un ragazzino, appena adolescente, vestito in tuta mimetica, che si mette di fronte a Musallam e gli spara diversi colpi alla fronte. Il tutto nell'ottica dell'utilizzo dei cosiddetti “cuccioli della Jihad” come li ha definiti il califfo Al-Baghdadi, pronti a combattere la guerra del futuro.

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