ITALIA

dall'

Solo notizie convalidate
[wpdts-weekday-name] [wpdts-date]

EDIZIONI REGIONALI

Solo notizie convalidate

EDIZIONI REGIONALI

LIBIA – L’interlocutore: il Gen. Khalifa Hafter.

Tripoli ( Libia ) All’inizio nessuno lo voleva: troppo timore del suo potere che, di fatto, esercitava già da mesi come stratega delle operazioni anti-ISIS. Una buona parte del parlamentino libico non solo non lo voleva come stratega ma neppure come interlocutore per organizzare le attività sul campo, la logistica, il coordinamento degli aiuti e dei rifornimenti, e per negoziare ed attuare la messa in linea di volo dei nuovi Mig appena ricevuti dall’URSS e che, prima o poi, dovranno pure essere pagati. Insomma tutti come sempre alla caccia di un fazzolettino di potere sul campo e delle relative prebende e vantaggi correlati. Come sempre, d’altra parte, in Libia, per qualsiasi attività che possa dare ricchezza per prima, potere pure poi. E poi i dubbiosi parlamentari hanno scoperto la solita leggina del caso che impedisce, quando si hanno un certo numero di anni, di assumere gli alti comandi nell’esercito: ed il nostro pensionato non dovrebbe quindi avere un secondo lavoro.. Ed allora tutti d’accordo: il generale Khalifa non potrà mai essere il nuovo capo dell’esercito. Ma, alla fin fine, per chiedere un aiuto all’occidente, per coordinare una vera azione di supporto satellitare dagli USA , ora ancora più necessario, a parte le offerte cinesi di “addestratori” a prezzi stracciati, è necessaria una firma “autorevole”. E, da ormai un paio di anni, la sola firma autorevole, credibile, e che si sta dimostrando vincente sul campo, è quella del pensionato Khalifa Hafter. Un pensionato con il quale anche Matteo Renzi dovrà concordare una vera politica di difesa e che dovrà ricordarsi che alla fin fine non è assolutamente da “rottamare”. E’ lui l’unico in grado prendere in mano la situazione con decisione e con determinazione e di dimostrare, con i fatti, di poter dare una sistematina alle tribù della Libia di oggi, di poter mediare con i capi delle etnie che, liberi da ogni remora, le leggi se le fanno e se le applicano da soli, sotto la tenda. Che poi è quello che si è sempre fatto fra le dune del deserto, sotto tutte le bandiere, sotto tutti i meridiani. E quindi la sua recente nomina presidenziale a “Generale Comandante” è stata la sola opzione che il Presidente Ageela Saleh Gwaider ha avuto per guadagnare, anche lui, quella credibilità e quel consenso dalla comunità internazionale che ormai è assolutamente necessario. Perché alle porte vi è pur sempre una Turchia sempre più benevola ed ambigua in grado di giocare quel ruolo da “grande califfato” che serpeggia nei suoi sogni proibiti. Giorgio Comerio. www.giorgiocomerio.com

Facebook